La tensione sociale e razziale di Jordan Peele in Scappa – Get Out
Torniamo ora al genere horror, con un autore davvero unico e poliedrico. Jordan Peele ha esordito dietro la macchina da presa con Scappa – Get Out, nel 2017, ottenendo un consenso davvero straordinario. L’opera d’esordio del regista ha ottenuto ben quattro candidature agli Oscar – tra cui quelli per il miglior film e per la migliore regia – ed è stata premiata con la statuetta per la migliore sceneggiatura originale. Un risultato pazzesco, specialmente per una pellicola che, in fin dei conti, resta pur sempre una pellicola di genere. A prima vista, almeno, perché in realtà Scappa – Get Out è davvero molto, ma molto di più. E non è solo il film da vedere per approcciarsi al meglio a uno degli autori più riconoscibili del panorama contemporaneo come Jordan Peele, ma è in generale uno dei migliori lavori realizzati negli ultimi dieci anni.
Come dicevamo, Scappa – Get Out è molto più che un film horror. È un film quasi impossibile da catalogare per la mescolanza di elementi che vi si riscontrano. È il figlio naturale di un cineasta che accoglie in se diverse anime. Pensate che prima di approdare alla regia e consacrarsi con l’horror, Jordan Peele si era dedicato soprattutto alla commedia, recitando in diversi film e imponendosi anche in un duo comico. Insomma, non la formazione che ci si aspetterebbe da una delle voci più autorevoli dell’horror contemporaneo.
Questa poliedricità di Jordan Peele è però il carburante per Scappa – Get Out e anche per le sue opere successive. Come detto, rinchiudere il film in una catalogazione di genere è davvero riduttivo. Scappa, pur mantenendo l’impianto da thriller/horror soprattutto dal punto di vista formale, s’imbarca in una critica sociale feroce, toccando diversi temi. La questione razziale, naturalmente, ma in generale il classismo e soprattutto la messa a nudo di quello spirito liberale di cui gli Stati Uniti si fregiano sin dal secondo dopoguerra, ma che costantemente chiude gli occhi davanti a delicate questioni sociali.
Ne consegue che Scappa – Get Out è una pellicola davvero densa. Un horror in cui a spaventare è più che altro la realtà che si cela dietro il racconto. Questo è il film da vedere per cogliere la massima espressione di un regista che ha abbracciato il genere horror per renderlo un canale di comunicazione capace di portare in scena paure più profonde e radicali. Più reali, e per questo più terrificanti. Ed è, oggettivamente, una delle massime espressioni di un genere, ovvero l’horror, che negli ultimi anni sta regalando un numero incredibile di pellicole interessanti.
L’inconfondibile stile narrativo di Wes Anderson trova espressione nel magnifico Grand Budapest Hotel
Andiamo a chiudere questa carrellata di film da vedere per conoscere sette grandi registi contemporanei con un altro gigante del cinema di oggi. Stiamo parlando di Wes Anderson, una delle firme più riconoscibili del panorama attuale. La sua è una carriera stellare, disseminata di grandissimi, e amatissimi, successi. Scegliere un esempio massimo della sua filmografia non è stato semplice, ma abbiamo optato per Grand Budapest Hotel perché condensa moltissimi degli elementi ricorrenti nelle opere dell’autore. E, naturalmente, perché è stato un successo, incredibile, capace di accaparrarsi quattro Oscar su ben nove candidature.
Come dicevamo, Wes Anderson è forse il regista più riconoscibile del cinema odierno. Il suo stile è, infatti, costruito su alcuni elementi ricorrenti. A partire dagli elementi estetici, come l’immagine e la fotografia, passando per colonne sonore sempre impeccabili. Ma pure elementi narrativi, che puntualmente si rincorrono nei film del regista. L’ambientazione quasi fiabesca, sospesa nel tempo. La fine ironia che pervade i suoi racconti. I colori vividi e i movimenti simmetrici. Tutti questi elementi ritornano in Grand Budapest Hotel e sono portati vicini alla massima espressione rintracciabile nella filmografia di Wes Anderson.
Insomma, Grand Budapest Hotel è senza dubbio il film da vedere per cogliere al meglio l’essenza di un regista unico. Ce ne sono tanti altri di titoli imperdibili, questo è chiaro, ma abbiamo dovuto fare una scelta. Allo stesso modo, ci sono molti altri registi rimasti fuori da questo articolo, ma che meritano assolutamente di essere approfonditi. Da Yorgos Lanthimos a Darren Aronofksy. Da Ari Aster a Chloe Zhao. Il cinema contemporaneo sta mantenendo vivissima la sua vena autoriale e sono davvero tanti gli autori e la autrici da approfondire tramite le loro opere. Qui vi abbiamo fornito sette esempi, con l’obiettivo di farvi innamorare di almeno uno di questi registi tramite il loro principale film da vedere.