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7 Film che mi fanno piangere ogni volta che li guardo

Film da vedere, Mystic River

5) Her – Spike Jonze

Her (640×360)

Quando guardi una pellicola come Her le cose sono due, e sempre collegate: ti senti disorientato, ma capisci. Capisci che l’intenzione di Jonze sono chiare: restituire la conferma, la carezza che ti aiuta quando tutto crolla, che i legami indissolubili possono avere più forme. Non è il tempo o il modo a decretarne la durata, ma soltanto quello che provi. Anche se in un modo quasi impossibile da far capire, questi possono sopravvivere riuscendo a farti capire che non sarai mai solo, anche se pensi di esserlo. Sei vivo, cretino. Lo dicono in una canzone, e lo dice anche Her. Lo dice attraverso un mezzo elettronico che presto dimentichi sia tale e che subito stringe a sé la solitudine del protagonista, provando a spiegarci che in realtà non esiste. Theodore si sente così, ma in quell’ora e mezza riuscirà a trovare un aggancio, un motivo per ripartire da zero e mettere in atto una rivoluzione capace di ricordargli che c’è ancora speranza, un motivo per svegliarti al mattino.

6) J’ai tué ma mère – Xavier Dolan

J’ai tué ma mère (640×360)

J’ai tué ma mère è l’opera prima di Xavier Dolan, diretta quando aveva soltanto 19 anni (un film da vedere a tutti i costi per gli appassionati del genere) Questo dettaglio ci fa presto comprendere che la definizione attribuitagli di enfant prodige rispecchi totalmente la realtà. Quando Dolan dirige questo film mette in atto quel che prova, senza mai fare sconti. E’ arrabbiato con sua madre, non riesce a perdonare. All’interno della pellicola racconta la storia di un ragazzo che interpreta lui stesso e a cui restituisce la responsabilità di urlare esattamente come avrebbe voluto fare lui, ma di lasciarsi anche andare alla possibilità di poter, in futuro, perdonare. I due protagonisti sono legati da un legame indissolubile, ma forse il legame più importante del film è quello che avviene tra Dolan e il suo protagonista che interpreta. Quest’ultimo è infatti il suo alter ego, la voce che viene fuori e che toglie di mezzo il suo silenzio. E’ la medicina per il regista. Girare questo film, per prima cosa, ha aiutato chi stava dietro la macchina da presa e che, per aiutarsi, ha scelto di mettersi anche davanti completamente a nudo per liberarsi di tutto ciò che lo opprimeva. Una volta e per tutte.

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