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7 iconici film in cui il villain della storia appare perfino più dei protagonisti

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Potremmo fare tantissimi esempi di film da vedere in cui l’antagonista viene celato per la maggior parte della storia. In cui il regista e gli sceneggiatori giocano sull’assenza del villain in questione per creare suspense e attesa. Anche se in realtà la sua è una presenza-assenza, percepiamo la sua esistenza e il pericolo che ne consegue fin sotto la pelle, anche se non lo vediamo o se compare solo per brevi momenti. È un male subdolo, che striscia e si insinua nelle vicende del protagonista buono ma che è sfuggente, inafferrabile. L’Occhio di Sauron, Voldemort, John Doe, sono solo alcuni dei nomi che incarnano alla perfezione questo concetto.

Ci sono film in cui, al contrario, il villain compare sin dalle prime scene e il cui carisma è così esplosivo da non lasciare dubbi su chi sia il personaggio principale. E noi spettatori desideriamo vederlo perché vogliamo svestirlo strato dopo strato, ed esaminare la sua identità e le cause dei suoi comportamenti, spesso sconsiderati. Il fascino degli antagonisti nella storia del cinema è una certezza ed è senza tempo.

Ecco quindi perché abbiamo dedicato questo articolo a 7 iconici film da vedere in cui il villain della storia appare perfino più dei protagonisti.

1) Grindhouse         

Kurt Russel nei panni di Stuntman Mike
Credits: Imdb

Stuntman Mike (Kurt Russel) è un serial killer che adesca le sue vittime, ragazze giovani e di bell’aspetto, girando per le strade di Austin con la sua auto, una Chevrolet Nova SS. Le segue per un’intera giornata, le approccia dentro a un locale notturno e le uccide utilizzando proprio la macchina truccata. I tragici incidenti non vengono però visti dallo sceriffo come una pura fatalità, soprattutto quando lo stesso Stuntman rimane ferito durante uno di questi scontri. Ma come incastrarlo se non ci sono prove inconfutabili?

Questo film del 2007 diretto da Quentin Tarantino, è un progetto a quattro mani realizzato insieme al collega Robert Rodriguez. I due registi volevano omaggiare i B-movie degli anni ’70, non solo riportando in vita il genere da loro tanto amato, ma anche inserendo nella pellicola tutte le caratteristiche stilistiche del passato. Una scelta azzardata, ambiziosa, e che vede il villain comparire praticamente durante tutto il girato del film, alla luce del sole. Con il volto coperto da cicatrici, Stuntman Mike è un misogino sadico e perverso, ma che per merito dell’interpretazione autoironica di Kurt Russel è riuscito a diventare molto popolare e iconico. Esattamente come il teschio un po’ “tamarro” disegnato sul cofano della sua auto.

2) Mystic River       

Sean Penn nei panni di Jimmy
Credits: Netflix

Può esistere al mondo qualcosa di più feroce, crudele e traumatico di un abuso sessuale compiuto su di un minore? Dave (Tim Robbins), è la vittima di questo atto imperdonabile. Jimmy (Sean Penn) e Sean (Kevin Bacon) sono gli amici che assistono impotenti al rapimento di Dave da parte dei due pedofili. Circa vent’anni dopo, i tre sono uomini adulti, con un lavoro e una famiglia, ma ancora segnati dagli avvenimenti del passato.

Tra sete di vendetta, sfiducia e azioni avventate dettate da molteplici incomprensioni, questo film diretto magistralmente da Clint Eastwood, gioca con il ribaltamento di ruoli. Nel corso della storia Jimmy diventa il villain, dopo che la figlia (Emmy Rossum, Fiona di Shameless) viene uccisa senza un colpevole dichiarato. Il padre inizia a sospettare ingiustamente del suo amico Dave, trasformandosi da vittima a carnefice. Da innocente ad assassino.  

La magnifica interpretazione di Sean Penn, per la quale l’attore ha vinto un Oscar, è potente anche perché nasce dall’idea che non ci sia una contrapposizione netta tra due fazioni, i buoni e cattivi. Il male e il bene convivono all’interno di un unico personaggio. È cinema, è finzione, ma è reale. È qualcosa di riconoscibile e riconducibile alla quotidianità e a ciò che compone la natura umana. Mystic River è un film da vedere, innanzitutto per la performance di Penn, ma anche per la profondità delle riflessioni che fa nascere dentro di noi.

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