3) Seven 8.6
Possiamo dirlo senza timore di smentita: Seven ha salvato David Fincher. Dopo la delusione di Alien 3, il regista era abbastanza certo di non poter più essere in grado di far parte del mondo del cinema. Non era più convinto. Non era più lui. Tutto però è fortunatamente cambiato dopo la lettura dello script di Seven. In quel momento la pellicola non era niente, era solo un testo. Ma bastò per dare a Fincher la forza di ricominciare da capo, dando alla storia del cinema un eterno cult. Il suo attaccamento alla pellicola fu tale da portarlo a iniziare una protesta nei confronti di chi suggeriva di cambiare il finale.
Fin dalla sua distribuzione, Seven ottenne immediatamente il favore del pubblico. Ma questa è la solita storia di Shutter Island. Anche in questo caso, infatti, nessun premio oscar e solo una candidatura nella categoria Miglio Montaggio per Seven. Per fortuna ci ha pensato il pubblico a dare a questa pellicola il giusto riconoscimento, rendendola eterna di anno in anno. Al centro della narrazione stavolta troviamo un thriller in cui un detective e un collega irruento tentano di incastrare un serial killer specializzato nei sette peccati capitali.
Seven è una pellicola curata sotto ogni profilo. Per tale ragione Kevin Spacey fu nascosto al grande pubblico sia nei crediti iniziali che nelle anticipazioni della pellicola. Nessuno sapeva della sua esistenza all’interno del film, così da rendere impossibile conoscere l’identità del serial killer. Una scelta estremamente interessante e curata che ha dato al film quel tocco sorprendente che nessuno, almeno in quel momento, si aspettava. Certo, adesso – data la longevità della pellicola – tutti sappiamo questo particolare, ma non è un buon motivo per non recuperare uno degli ABC del genere thriller e, possiamo dirlo, anche del cinema degli ultimi trent’anni.