9) Blonde, un film da non rivedere (ma in generale, anche un film da non vedere)
Allo stesso modi di Spencer, Blonde arriva su Netflix con alte, altissime, aspettative. Tutti si aspettavano soltanto il meglio da questa pellicola, il racconto senza veli di Nora, la cessazione del mito di Marylin a favor della sua parte più intima e delicata. Nulla di tutto questo è però avvenuto. La realtà di Blonde è purtroppo crudele, fastidiosa. Il regista Andrew Dominik cade infatti nello stesso gioco dei registi dell’epoca, e utilizza – ancora una volta – la figura di Marylin Monroe come un mito, e non come una persona. L’accuratezza tecnica non riesce infatti a coprire i grossi difetti della pellicola che, ancora una volta, mostrano un’immagine di Marylin che conosciamo già benissimo e di cui vorremmo liberarci. Viene restituita un’immagine troppo bamboleggiante di Marylin, descritta come una donna che si sposava a caso, un essere privo di emozioni ma solo di strazi. Il film tende a confondere la tristezza con il dramma restituendo, ancora una volta, l’immagine di un mito stereotipato e privo di una propria intimità. La pellicola dura tre ore e non vi è scena in cui Marylin non sia presente, ma noi – da questo film – non abbiamo comunque appreso niente su di lei, se non quello che già sapevamo. Riuscite a immaginare un fallimento peggiore di questo?
Uncharted, House of Gucci, Requiem for a Dream: questi sono solo alcuni dei film da vedere che ho faticato a rivedere, e ognuno per ragioni diverse. Uncharted non riguardo perché non ha più altro da aggiungere, Il Bambino col Pigiama a Righe perché fa troppo male. Ognuno ha le sue ragioni che di certo, in questo caso, il cuore conosce eccome.