2) Detroit
È il 1967 e, in quel di Detroit, si sta consumando una sanguinosa guerriglia urbana della durata di cinque giorni, che costringerà l’esercito a intervenire e che porterà alla morte di circa quaranta persone. Kathryn Bigelow, girandolo in gran parte con la camera a mano, riesce a portarci nel cuore dell’azione, farcela vivere in prima persona così come quel periodo in cui la musica afro stava sì diventando un fenomeno di massa, ma dove i diritti civili non avevano alcun significato. La regista ci restituisce la violenza, la rabbia e la dura repressione che sfocia in veri e propri abusi compiuti dalle forze dell’ordine. Ed è proprio nella rappresentazione del rapporto tra poliziotti e ospiti dell’hotel che Detroit tocca livelli di tensione altissimi, di quelli che costringono a mettere in pausa il film talmente sono intensi, talmente la narrazione è incalzante e serrata. Del resto, il montaggio è operato dallo storico collaboratore di Michael Mann, quel William Goldenberg maestro dei film action e che già aveva collaborato con Bigelow per quella meraviglia di Zero Dark Trinity.
Raccontando di ieri per parlare di oggi, Detroit è un film viscerale e potentissimo, uno dei migliori titoli della regista e da riscoprire su Sky, NOW e Prime Video. Merito anche del grandissimo cast, in particolare di John Boyega e di uno strepitoso Will Poulter nei panni di un poliziotto sadico e razzista, una delle performance più inquietanti degli ultimi tempi.
3) Shame
Nonostante la critica l’abbia ampiamente acclamato, è sorprendente quante poche persone conoscano a fondo questo profondo film da vedere intitolato Shame. O ne hanno sentito parlare solo per il nudo integrale di Michael Fassbender.
Già, perché il sesso è fondamentale nell’opera di Steve McQueen, presente in numerose ed esplicite scene che, grazie al tocco del regista, non risultano mai volgari. Del resto, lo stesso Fassbender interpreta Brandon, un uomo d’affari newyorkese ossessionato dal sesso, sempre tallonato da McQueen con lunghissimi primi piani per catturarne ogni sfumatura, come quello del jogging ispiratosi a Eyes Wide Shut di Kubrick. Ma se in quest’ultimo il protagonista vagava per le strade mosso dal tradimento, qui è la vergogna a tenerlo sveglio. Ed ecco che Shame (a noleggio su Apple Tv+) rivela il suo argomento principale, ovvero la difficoltà di Brandon di relazionarsi con le persone se non sessualmente, senza intimità o sentimento alcuno. È un autentico trattato sul comportamento umano, sorretto da sequenze a inquadratura fissa, spesso a mano e senza dialoghi, che mostrano i volti degli attori, messi completamente a nudo. Senza paura, senza vergogna.
Ed emergono l’incredibile interpretazione di Fassbender (alla sua seconda collaborazione con McQueen, dopo Hunger, altro film da vedere e scoprire) e l’intensa performance, nei panni della fragile e tormentata sorella di Brandon, di una fin troppo sottovalutata Carey Mulligan – di lei vi consigliamo anche il dramma esistenziale con Jake Gyllenhaal, il Wildlife di Paul Dano.