The Two Popes – I due papi (2019)
Quarantotto ore in Vaticano con Ratzinger e Bergoglio, interpretati niente meno che dall’Alto Passero di Game of Thrones, l’attore Jonathan Pryce, e Sir Anthony Hopkins. La commedia drammatica diretta dal brasiliano Fernando Meirelles e sceneggiata dal neozelandese Anthony McCarten (L’ora più buia) è basata sull’opera teatrale dello stesso McCarten del 2017, intitolata The Pope. Distribuita da Cineteca di Bologna e Netflix, il lungometraggio racconta il passaggio di consegne al soglio pontificio tra papa Benedetto XVI e papa Francesco. Con una percentuale di gradimento dell’89% su Rotten Tomatoes e la candidatura a qualsiasi tipo di premio prestigioso, I due papi non ha ancora ricevuto l’attenzione che merita. Con una trama intelligente, capace di alternare fatti veri a fatti puramente inventati, il film racconta un confronto amichevole tra due personalità di spicco della cristianità contemporanea, note per le rispettive visioni antitetiche. Il motivo principale per recuperarlo, al di là della recitazione magistrale e degli elementi tecnici di alto pregio, è la riflessione brillante che propone, leggera e allo stesso tempo illuminante. Un confronto umano e appassionante tra due approcci distinti alla fede: una più conservatrice e teologicamente più raffinata, l’altra più umana e più vicina alla semplicità francescana. I due papi è forse una delle più interessanti produzioni Netflix che purtroppo è rimasta all’ombra di titoli più altisonanti.
Jackie (2016)
La pellicola, presentata in concorso alla 73ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è incentrata sulla figura della first lady Jacqueline Kennedy. Diretto da Pablo Larraín (Spencer, La storia di Lisey), la scelta della protagonista del film non poteva che essere più azzeccata: Natalie Portman. Il plauso della critica non è mancato. La sceneggiatura – che ha ricevuto il Premio Osella per la migliore sceneggiatura a Noah Oppenheim – e l’interpretazione accurata dell’attrice de Il cigno nero sono state ricoperte da una pioggia di premi e di candidature prestigiose. Tuttavia, tra il grande pubblico, il lungometraggio è passato in sordina. La storia si svolge all’indomani dell’assassinio del presidente Kennedy, quando la first lady si ritroverà a fronteggiare il lutto, il trauma e a sostenere da sola il retaggio storico lasciato dal marito. In termini di trama c’è poco da dire. Il film si concentra sull’aspetto emotivo e introspettivo della vicenda ed è sostenuto interamente dalla bravura istrionica di Portman. Il senso di perita sembra reale, tanto da avvolgerci in un’atmosfera angosciosa e straniante. Un’occasione per immergerci sia nella storia, sia nella psicologia di un personaggio che torna a essere umano, le cui vicende sono tanto affascinanti quanto mitizzate.