Che meraviglia, i thriller psicologici. Dubbi, personaggi controversi, vasi di Pandora che sarebbe meglio non aprire mai. Sono i film da vedere adatti a qualsiasi momento, ammesso che gli si possa restituire tutta l’attenzione possibile. Perché i thriller psicologici vanno seguiti passo per passo, senza mai perdere neanche un frammento della narrazione. Perso questo, tutto diventerà incomprensibile. Bisogna stargli dietro per tutto il tempo, ricostruendo i pezzi un puzzle che potrebbe sconvolgerci. In mezzo a questa enorme filmografia, si nascondono alcuni dei film da vedere di questo genere a cui non potrete rinunciare. Non è un semplice discorso inerente ai migliori, ma a quelli che dovreste guardare per forza almeno una volta nella vita per diverse ragioni, che vanno dal valore storico, all’altissimo livello qualitativo e al modo con cui hanno rivoluzionato il genere, consegnandoci opere dal calibro di Mulholland Drive.
Prendete dunque carta e penna e preparatevi a scrivere tra le vostre note tutti i film da vedere assolutamente, così da poter recuperare dei gioielli a cui non dovreste mai e poi mai rinunciare.
Da Basic Instinct a I Soliti Sospetti: ecco 10 film da vedere thriller psicologici da vedere per forza almeno una volta nella vita
1) Il Talento di Mr. Ripley un film da vedere di Anthony Minghella
Qualunque cosa tu faccia, la più terribile, la più dolorosa, per te ha un senso, no? Nella tua testa… Nessuno può pensare veramente di essere un mostro. […] Forse prendi il passato e lo metti in una stanza, lo metti in cantina. Chiudi bene a chiave e non ci torni più. Io faccio così. […] Poi incontri una persona speciale e vorresti soltanto consegnargli la chiave. E dirgli: “Apri, dai. Entra!”. Ma non puoi farlo. Perché è buio lì. Pieno di demoni. E se qualcuno vedesse come è brutto lì dentro. […] Io lo desidero, sai? Spalancare la porta, sì, ripulire la stanza, far entrare la luce. Vorrei una gigantesca gomma da cancellare e cancellare tutto. Cominciando da me stesso
Il Talento di Mr. Ripley
Reduce da una nuova era di successo dopo la distribuizione della miniserie Ripley, Il Talento di Mr. Ripley non smette mai di ritornare in modo ciclico, diventando una certezza sia per il genere thriller che per il cinema in generale. Distribuito nel 1999, Il Talento di Mr. Ripley è uno dei migliori thriller psicologici di tutti i tempi. Una storia costellata dal tormento della propria vita, del proprio destino così diverso da quello delle persone che gli ruotano attorno. D’altronde Tom Ripley non ha mai davvero conosciuto la soddisfazione o la gioia, ma solo il suono dell’apatia, e un grande senso di invidia che presto finirà per mangiarlo da dentro. Al contrario della miniserie (di cui abbiamo parlato qui), la pellicola è girata a colori e non accentua in modo così evidente lo stato d’animo tormentato di Tom.
Il Talento di Mr. Ripley si concentra infatti soprattutto sul ruolo dei rapporti controversi tra i personaggi. Il gioco di silenzi e cose non dette che, strisciando da sotto terra, rivelano comunque le intenzioni dei personaggi. Attraverso i loro sguardi ci rendiamo conto del distacco da parte di Dickie da Tom, e comprendiamo prima del tempo come quest’ultimo risponderà a tale allontanamento. Con un cast di prim’ordine – Matt Damon, Jude Law, Gwyneth Paltrow, Cate Blanchett, Philip Seymour Hoffman – la pellicola ha ottenuto ben 5 candidature sia agli Oscar che ai Golden Globe, più altri grandi riconoscimenti, tra cui il premio nella categoria Miglior Attore per Jud Law ai BAFTA .
Basata sull’omonimo romanzo di Patricia Highsmith, Il Talento di Mr. Ripley è una corsa tra il gatto e il topo, tra chi vince e chi perde. Non è la rivalsa dei più sfortunati, né una nuova vita che comincia. E’ il gioco al massacro in cui vince sempre e solo chi è più furbo. Chi è capace di agire per primo, prevedendo le mosse dell’avversario. Tra suspense e giochi di prospettive, Il Talento di Mr. Ripley si consolida come uno dei thriller psicologici che più hanno avuto la capacità di giocare davvero con la mente umana, esplorandola nei suoi labirinti più subdoli e apatici. Tra i tormenti e la perdita totale di ogni forma di moralità, qui destinata soltanto a smarrirsi tra le strada di un’Italia di fine anni ’50 in cui sarà facile riconoscere il calore e la tradizione del paese, prima del disastro.
Come nella miniserie, infatti, anche Il Talento di Mr. Ripley rende l’Italia una protagonista onnisciente, trattandola come se fosse un osservatore che tutto vede e conosce, e di cui conserva ogni segreto.