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10 Film thriller psicologici da vedere per forza almeno una volta nella vita

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4) Fight Club – David Fincher

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Fu così che conobbi Marla Singer. La sua filosofia di vita era che poteva morire da un momento all’altro. La tragedia, diceva, era che non succedeva.

Fight Club

A pensarci adesso sembra impossibile, ma Fight Club non ebbe una vita facile. Non appena distribuito, infatti, il film dovette vedersela con l’ostilità del pubblico e della critica, che sembravano concordare sul fallimento della pellicola. ll suo destino durante l’anno della sua distribuzione sembrava infatti compromesso da un flop al botteghino clamoroso, e non solo. Chi parlava di Fight Club lo faceva con disprezzo affermando che il film non fosse altro che violenza senza sostanza. Il vero riconoscimento avvenne soltanto grazie al mercato home video che, con il passare del tempo, ha completamente ribaltato la situazione, rendendo Fight Club l’intramontabile cult che conosciamo oggi.

Distribuito nel 1999, Fight Club non è mai stato solo violenza senza sostanza. Questo è oramai un dato assodato. L’etichetta thriller psicologico riassume infatti perfettamente la natura del film, qui diviso tra ciò che esiste davvero e ciò che invece la nostra mente inventa per avere finalmente una salvaguardia, una via di fuga. Affrontando argomenti come la depressione, la società nella sua interezza, il consumismo e la solitudine, Fight Club racconta la sua natura prima ancora dell’inizio del film, svolgendo un lavoro eccellente sotto ogni punto di vista. Curata in ogni dettaglio, la pellicola presenta la prima anticipazione già fin dall’immagine promozionale del film, in cui i nomi di Brad Pitt ed Edward Norton sono invertiti.

Altri grandi inizi possono invece essere ritrovati all’interno della pellicola in scene apparentemente insignificanti, come l’acquisto di un biglietto per un viaggio in autobus. Insomma, Fight Club è una pellicola che ha fatto della sua sostanza il suo tema cruciale, rendendo importanti anche dettagli che vanno ricercati, e non regalati al pubblico. Perché Fight Club è un film da vedere con massima attenzione, un’attenzione che deve e può farci sentire perfino protagonisti di questa storia in cui la verità è sempre stata di fronte a ognuno di noi, protagonista compreso.

Diretto da quel genio di David Fincher, Fight Club rappresenta uno dei film più importanti degli ultimi vent’anni. Una pellicola diventata presto un must che dimostra che non sempre un giudizio negativo su un film influenzerà il suo destino. A volte sono solo incompresi. E questa è stata la storia di uno dei più grandi capolavori di sempre. Un film che ha riscritto le leggi dell’identità e della prospettiva, regalandoci un colpo di scena che ha rivoluzionato il genere influenzando ogni pellicola successiva.

5) Seven, un film da vedere di David Fincher

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Che assurde e ridicole marionette siamo, sgambettanti su un volgare palcoscenico, ci diletta soltanto ballare, scopare, senza pensieri, ignorando quello che siamo: niente. Non per questo siamo stati creati

Seven

Ancora una volta la storia di un grande film di cui però non è stato immediatamente riconosciuto il valore. Candidato solo nella categoria Miglior Montaggio, Seven è uno dei thriller psicologici più importanti e simbolici degli ultimi vent’anni. Un capolavoro senza tempo curato in ogni particolare, talmente attento al suo colpo di scena da non rivelare la presenza dell’attore che avrebbe interpretato il serial killer ricercato. Un film che con gli anni ha ottenuto tutto quello che inizialmente non gli era stato concesso con immediatezza, vedendo forse in lui la copia di una copia di una storia già sentita. Ma non c’è nulla di più distante da questa definizione, per Seven.

Al centro della narrazione troviamo un detective e un collega irruento. Insieme, i due tentano di incastrare un serial killer specializzato nei sette peccati capitali. Da qui in poi, la meraviglia di un thriller straordinario incentrato non soltanto sui colpi di scena, ma anche sull’analisi di una società in cui dilaga la banalità e la mediocrità, la pochezza di individui concentrati soltanto sul loro riflesso sullo specchio. Una storia, questa, talmente grande da convincere David Fincher a continuare il suo percorso nel mondo del cinema dopo la delusione di Alien 3. Lo script della pellicola convinse infatti il regista a continuare la sua carriera, trovando una nuova ispirazione che presto trasformerà in un vero e proprio capolavoro. Un capolavoro che ha restituito al mondo del cinema uno dei serial killer più inquietanti mai creati.

Diabolico ma atipico, John Doe non fa mai del male a nessuno di fronte ai nostri occhi. Il serial killer riesce infatti a tormentarci e a spaventarci con il solo uso dei suoi sguardi inquieti delle sue parole, elemento per cui dobbiamo rendere grazie al grandissimo Kevin Spacey, che qui ci offre una delle migliori interpretazioni della sua carriera. Paradossalmente, Fincher – durante le riprese – era solito ricordare a Brad Pitt e Spacey che non sarebbero stati ricordati per questo film, ma sarebbe stato un film di cui sarebbero stati estremamente orgogliosi in ogni caso. Ad oggi, possiamo permetterci di smentire questa aspettativa: Seven, esattamente come le interpretazioni degli attori, non solo è stato ricordato, ma è anche diventato uno dei migliori film da vedere di sempre.

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