8) Mulholland Drive, un film da vedere di quel genio di David Lynch
Lei mi rivedrà soltanto un’altra volta se farà il bravo, lei mi rivedrà altre due volte, se farà il cattivo
Mulholland Drive
Il Re delle Serie Tv, David Lynch, non è soltanto il Re delle Serie Tv. E’ il Re di qualsiasi cosa preveda una macchina da presa, una storia. Dopo il 1977, con Eraserhead, il regista non si è mai più fermato, facendo del cinema il suo campo santo. Diventato uno dei più grandi registi influenti di tutti i tempi, Lynch mostra immediatamente la sua tendenza nei confronti di tutto ciò che non deve per forza trovare una spiegazione. La razionalità, nelle sue opere, si spreca. Ne è un esempio lampante Mulholland Drive, uno dei più grandi film mai visti (di cui abbiamo parlato anche qui, spiegandolo per chi avesse dei dubbi). Una delle opere più importanti mai conosciute, una di quelle che sembrano una vera e propria lezione di cinema.
Con Naomi Watts e Laura Harring, Mulholland Drive è stato volontariamente immaginato come un film senza risposte, inizialmente con l’idea di farlo continuare mediante una trasposizione seriale. Tuttora chiunque chieda a Lynch il significato di alcune cose o le risposte di alcune difficilissime domande, non trova alcuna risposta. Il regista ha infatti sempre evitato di rispondere a ognuna di queste domande, dichiarando di voler lasciare al pubblico e alla critica la possibilità di immaginare da sé. Di attribuire un significato autonomo, in base a ciò che più gli sembrava più adatto. Una scelta più che coerente con la natura della pellicola, da sempre considerata come la casa degli enigmi più profondi mai creati nel mondo del cinema.
Ed è bello e giusto che sia così. Cercare di vivisezionarla per ottenere risposte significa privarla della sua forza, della sua vera natura. Questo meraviglioso cult rimarrà eterno, e con lui lo rimarranno i suoi misteri. Non sapremo mai cosa rappresenti davvero la donna con i capelli blu, la scatola, il vagabondo. Alcune domande non otterranno mai una risposta, ed è giusto così. Eletto nel 2016 come il miglior film del XXI secolo da un sondaggio condotto da BBC culture, Mulholland Drive rappresenta uno dei più grandi capitali nella storia del cinema e del genere thriller psicologico. Un film che ha potuto contare soltanto sulla nomination come Miglior Regista per David Lynch. Ancora una volta, una grandissima mancanza da parte dell’Acadamy che però, per fortuna, non ha trovato approvazione nel futuro.
9) Un film da vedere per scoprire l’ABC del genere, I Soliti Sospetti – Bryan Singer
Keaton diceva sempre: “Io non credo in Dio, però ho paura di lui”. Be’, io credo in Dio, e l’unica cosa di cui ho paura è Keyser Söze.
I Soliti Sospetti
Almeno, in questo caso, possiamo parlare di vittorie agli Oscar. Vincitore nella categoria Miglior Attore non Protagonista e Miglior Sceneggiatura Originale, I Soliti Sospetti conquistò la critica che, però, non lo premiò nella categoria Miglior Film. In questo caso almeno abbiamo una consolazione, ma più avanti andiamo più confermiamo il controverso mondo dell’Academy. Distribuita nel 1995, la pellicola vanta alcuni dei nomi più importanti di sempre, vedendo tra i suoi protagonisti attori come Kevin Spacey, Chazz Palminteri, Gabriel Byrne e tantissimi altri. Diretto da Bryan Singer, I Soliti Sospetti è presto diventato uno dei thriller psicologici per antonomasia, la patria di questo ambizioso genere che ha trovato nella pellicola la sua massima espressione. Dopo I Soliti Sospetti il genere conobbe infatti una nuova era, un nuovo modo di raccontare e di raccontarsi.
La pellicola si caratterizza infatti per il suo intreccio di trame e per l’imprevedibilità dei suoi eventi. Colpi di scena su colpi di scena, I Soliti Sospetti prosegue nella sua narrazione snodando ogni frammento della storia, una storia complessa fatta di domande che trovano qui delle risposte che ribalteranno la prospettiva. Con un grandissimo lavoro di fotografia, I Soliti Sospetti gioca una partita che va dritta verso le risposte finali, trovando lì la ragione di ogni mossa o evento. La pellicola gioca anche con le aspettative del pubblico, aumentandole sempre di più. Aspettative che non verranno deluse al momento della verità.
I Soliti Sospetti non è soltanto un thriller psicologico: è per prima cosa una partita a Cluedo in cui va individuato il colpevole. Dopo l’esplosione di una barca che ha provocato la morte di 27 persone, l’agente speciale Dave Kujan cerca di trovare le risposte servendosi dell’aiuto di un criminale sopravvissuto all’incidente, Roger Kint. Da questo momento, intrighi, manipolazioni e giochi mentali entreranno in gioco, diventando il pane di cui questa pellicola si nutre scena dopo scena. Ognuna di queste cose si contorcerà anche contro il telespettatore che, senza rendersene conto, diventerà vittima delle manipolazioni dei protagonisti. Insomma, se questa fosse una classifica – nonostante il grande valore di tutte le pellicole – I Soliti Sospetti ricoprirebbe inevitabilmente uno dei primi posti.