Ammettiamolo, è capitato a chiunque di non vedere un film soltanto perché il titolo non ci convinceva, portandoci a evitare quelle che, poi, si sono rivelate delle autentiche perle cinematografiche (sì, stiamo pensando tutti a QUELLA pellicola, Se mi lasci ti cancello). Certo, comprendiamo che nella traduzione da una lingua straniera all’italiano entrino in gioco questioni commerciali, di appetibilità del pubblico, di libertà creativa, di difficoltà nel riportare determinate parole, di lingua e di cultura. In alcuni casi è inevitabile o la trasposizione non è così grave da inficiare il senso del film, come L’attimo fuggente. Ma c’è un limite a tutto. Se il titolo è il biglietto da visita di una pellicola, in molti casi ci viene dato quello sbagliato. Insomma, Tutti insieme appassionatamente dà l’idea di un goliardico b-movie estivo, dove la musica e il dramma sono stati totalmente esclusi pur essendo temi centrali. E che dire dei film di Truffaut o del pasticcio fatto con quelli del James Bond di Sean Connery? Dunque, che si complichi (più raro), si banalizzi o si scelga un titolo assolutamente assurdo, ci sono delle traduzioni di difficile comprensione. Ne abbiamo portati 10 esempi, con diverse menzioni sparse qua e là.
Andiamo a vederle insieme, cominciando proprio da un film da vedere assolutamente come Se mi lasci ti cancello.
1) Se mi lasci, ti cancello, il primo film da vedere con un titolo italiano da dimenticare
Togliamoci subito questo dente, perché siamo ben consapevoli che il capostipite di qualsiasi traduzione da condannare ora e per sempre, che vorremo dimenticare eppure non riusciamo a farlo, è Se mi lasci ti cancello. Viene da piangere al solo pensiero. Certo, il verso del poeta Alexander Pope che dà il titolo al film di Gondy, Eternal Sunshine of the Spotless Mind, era difficile da trasporre letteralmente in italiano. Sarebbe stata una cosa come L’eterna letizia di una mente candida, che comunque è sempre meglio di quello che gli hanno dato. Già perché Se mi lasci ti cancello sembra un titolo estratto totalmente a caso da una lista di orridi modi per chiamare delle commedie romantiche di seconda categoria.
Forse volevano catturare i fan medi di Jim Carrey rassicurandoli che era la sua solita comedy, ma così non solo li hanno tratti in inganno, bensì hanno portato moltissimi appassionati a evitare la visione del film, depistati da un titolo immondo e incomprensibile che saccheggia un capolavoro cinematografico della sua introspezione, profondità e poesia. Perché è molto di più della storia d’amore tra Kate Winslet e Jim Carrey e c’erano migliaia di soluzioni migliori di…questa.
2) Gone Girl – L’amore bugiardo
Ecco, i traduttori italiani non avevano imparato niente da quando il Vertigo di Hitchcok venne reso con La donna che visse due volte. Che, se ci pensiamo bene, è uno spoiler grandissimo in un film che, invece, gioca tutto sul mistero e sulla tensione tipica del thriller. La stessa cosa succede con il meraviglioso Gone Girl di David Fincher, banalizzato – e spoilerato – da quel “L’amore bugiardo” che non rende affatto la cupezza e la complessità di quest’opera cinematografica. E il problema non è solo questo. In primis, conferma ancora una volta questo nostro bisogno insensato di inserire la parola amore dovunque, per dare un tocco di romanticismo anche quando non è necessario. Come se ci servisse per forza questo aspetto per vedere un film. Inoltre, toglie qualsiasi elemento di suspense e mistero, cose fondamentali in una pellicola del genere e che vengono, invece, mantenute nel titolo originale.
Infatti, Gone Girl richiama la scomparsa fisica di Amy Dunne solamente nella prima parte, mentre nella seconda assume un significato diverso, più psicologico e introspettivo. Invece la titolazione italiana rimane ferma alla prima parte, nella sua completa insensatezza. Chiediamo umilmente scusa a Fincher per questo.
3) Lost in Translation – L’amore tradotto
Già Gone Girl – L’amore bugiardo è un esempio di quegli abusati titoli esplicativi che non lasciano niente alla nostra immaginazione o curiosità. Se poi la trasposizione è pure sbagliata, allora le cose diventano ancor più gravi, come è successo per il bellissimo e delicato film di Sofia Coppola. Lost in Translation, infatti, ha preciso significato: indica tutte quelle sfumature che si perdono quando passiamo da una lingua a un’altra nel corso di una traduzione. Ed è esattamente ciò che è successo quando i traduttori italiani hanno deciso di affiancare al titolo originale quell’incomprensibile L’amore tradotto. Messo così, sembra una commedietta da quattro soldi e non il racconto dolce-amaro con protagonisti Scarlett Johansson e Bill Murray. Un po’ quello che, in misura diversa, è successo a Clueless: cult adolescenziale ben riuscito e pungente, il cui titolo si riferisce sia a Cher che al gergo giovanile, ma che in italiano, con quel Ragazze a Beverly Hills, perde questa connotazione trasformandolo in un film scadente e mediocre.
Tornando a Lost in Translation, perché allora non trasporlo letteralmente, scrivendo Perso nella traduzione? Infatti, in italiano svanisce il significato profondo del film, in cui Coppola ha voluto rappresentare il tema dell’incomunicabilità. Davvero, è difficile commentare una cosa del genere.