4) La maledizione della prima luna, un altro film da vedere con un titolo tradotto male in italiano
Ok, questa forse non è così grave come Se mi lasci ti cancello, i punti precedenti o i successivi. Però la domanda sorge spontanea: perché?
Non c’è una spiegazione logica sul mistero che ha privato il primo capitolo della saga di Jack Sparrow delle parole Pirati dei Caraibi. O solo pirati. Ed è abbastanza fondamentale specificarlo se si va a vedere un film dove loro sono i protagonisti. Forse pensavano che il genere non attraesse il pubblico, ma non è comunque una giustificazione valida. Però, la cosa che ci lascia ancor più perplessi è che potevano benissimo tradurre letteralmente il titolo con La maledizione della Perla Nera, che è la nave maledetta protagonista del film. No, per ragioni a noi ancora ignote in Italia è stato reso con La maledizione della prima luna, che istintivamente fa pensare a una poco interessante storia di lupi mannari. Tuttavia, non c’è nessun licantropo che accompagni i nostri amati pirati. Successivamente hanno provato a rimediare, anteponendo Pirati dei Caraibi davanti al titolo italiano, sebbene ormai la frittata era stata fatta.
Una cosa che, in misura minore, si è ripetuta per il quinto capitolo, con la banalizzazione dell’intrigante Dead Men Tell No Tales in La vendetta di Salazar. Certo, ha senso, ma rimane una distanza enorme tra inglese e italiano.
5) Il petroliere
La stessa discrepanza tra inglese e italiano è rinvenibile nel capolavoro (film da vedere assolutamente) di Paul Thomas Anderson. Il regista dipinge uno degli affreschi umani più intensi, completi, scrupolosi e profondi che siano mai stati visti nella storia del cinema, elevato anche da un Daniel Day-Lewis per cui ogni parola non sembra davvero racchiudere la grandezza di ciò che ci ha regalato con la sua fenomenale interpretazione. Uno degli Oscar più meritati di sempre, ci permettiamo di aggiungere. Come tutti quelli di Day-Lewis, ma questo è un altro discorso. Dunque, l’opera di Paul Thomas Anderson è intrisa di quell’ambizione spietata, nera e avida che distrugge ogni cosa che passa sul suo cammino, buona o cattiva che sia, e la rappresenta con una violenza rara per una forma così elegante.
In inglese il titolo riesce a racchiudere in maniera minacciosa e profetica tutto ciò, con quel suo There Will Be Blood che potrebbe essere reso con “E ci sarà del sangue”. È così biblico e sinistro; elementi che si perdono nella traduzione italiana, seppur si rifaccia al titolo del libro a cui il film si ispira, ovvero Petrolio! Infatti, appoggiandosi al mestiere del protagonista, lo banalizza e lo depotenzia in un modo che, ancora oggi, resta difficile da perdonare.
6) Belli e dannati
Mentre ci sono dei titoli che, paradossalmente, complicano le cose (pensiamo che Horrible Bosses si trasforma in Come ammazzare il capo …e vivere felici, che tra l’altro è un bello spoiler), ce ne sono altri che banalizzano il tutto. Ne abbiamo visti alcuni esempi, come Se mi lasci ti cancello, e ne vediamo uno proprio in questo punto. Il ritratto giovanile, intenso e onesto di Gus Van Stant, con protagonisti due affiatati e talentuosi River Phoenix e Keanu Reeves, diviene in italiano un qualcosa che potrebbe benissimo andare in onda su Canale 5. E nemmeno in prima serata.
My Own Private Idaho, così incredibilmente intimo e potente, allude al significato profondo di quel luogo – l’Idaho appunto – che rappresenta il mondo felice dei due ragazzi, in particolare del Mike di Phoenix. E quel Belli e dannati da dove l’hanno tirato fuori? Potremmo rispondere dal celebre romanzo di Francis Scott Fitzgerald ma, oltra a essere troppo generico e fastidiosamente ruffiano, è fuorviante e non riesce a inquadrare il cuore, l’anima e l’essenza della storia narrata da Van Stant. E purtroppo, estremamente profetico, data la fine prematura e tragica del compianto River Phoenix.