Film fallimentari ne abbiamo visti tanti, e l’insuccesso di un film può essere dato da molteplici fattori: un investimento eccessivo per un progetto non all’altezza, la cattiva gestione del budget, un cast scadente o perfino un’ondata di maltempo nel momento meno opportuno. A rimetterci di più di solito è l’immagine di attori, registi e della compagnia che si occupa di produzione e/o distribuzione. Queste ultime, essendo quelle che ci mettono il grano, come si suol dire, molto spesso non solo perdono di credibilità, ma sono costrette a fare salti mortali pur di contenere le perdite, spesso non riuscendo ad evitare la bancarotta e il conseguente fallimento. In questa lista sono presenti una serie di film, alcuni famosi come La bussola d’oro (recuperabile qui) altri perlopiù sconosciuti, che hanno mandato ko la propria casa di produzione. Andiamo a scoprirli assieme.
Ecco 15 film fallimentari che hanno mandato in bancarotta la loro casa di produzione
1) La vita è meravigliosa (1946) – Liberty Films: il più datato tra i film fallimentari che hanno mandato in bancarotta la loro casa di produzione
Il film di Frank Capra generò pareri discordanti alla sua uscita, dividendo in due la critica. Ad ogni modo nel 1947 fu in gara all’Academy per ben sei statuette riuscendo ad accaparrarsene una per i migliori costumi. Col tempo fu sempre più apprezzato ed infatti l’American Film Institute lo inserì nella lista dei migliori 100 film statunitensi di sempre. Eppure al botteghino non riscosse il successo sperato, riuscendo a recuperare a mala pena l’investimento di poco più di 3 milioni di dollari, cifra comunque molto importante per quei tempi, ma insufficiente per la giovanissima Liberty Films, che fu costretta ad accettare un’offerta della Paramount e a vendersi per evitare il totale fallimento. La curiosità è che allora, una delle motivazioni che si diedero al mancato successo fu un’ondata di mal tempo che si abbatté sugli Stati Uniti, in particolare sulla East Coast, nel dicembre del ’46, periodo in cui uscì il film, impedendo così alla gente di andare al cinema. Tecnicamente il maltempo ci fu veramente, ed è anche vero che un film tende ad incassare specialmente nel weekend d’uscita, soprattutto se si tratta di un film natalizio e siamo in dicembre, ma a sentirla così parrebbe una delle peggio scuse dell’allenatore Walter Mazzarri.
2) La caduta dell’Impero romano (1964) – Samuel Bronston Productions
Il film di Anthony Mann con Sophia Loren tra i protagonisti non è assolutamente da considerare un flop totale, insomma: tra i film fallimentari di questa lista, non uno dei film più fallimentari. La caduta dell’Impero romano ricevette infatti anche una candidatura agli Oscar per la miglior colonna sonora oltre che un Golden Globe nella stessa categoria. La trama, che presenta diverse analogie con quella de Il gladiatore con Russell Crowe, tratta della guerra contro i Barbari e della conseguente disfatta dell’Impero. Il cast è di tutto rispetto, oltre alla già citata Loren nei panni di Lucilla, comprende infatti anche attori del calibro di Stephen Boyd (Livio) e Alec Guinness (Marco Aurelio), già vincitore di una statuetta per Il ponte sul fiume Kwai, pochi anni prima. La perdita, con conseguente bancarotta della Samuel Bronston Productions, è dovuta piuttosto alle ingenti spese per la realizzazione del set che comprese una fedele ricostruzione del Foro Romano di ben 92 mila metri quadri, impresa non da poco che diventò anche un vero e proprio record in quel di Hollywood, per la più grande ricostruzione di sempre. Il budget stanziato per questo colossal fu di circa 19 milioni di dollari, sicuramente non pochi per quel periodo, ma le vendite non bastarono a ripagare neanche la metà degli investimenti.
3) I cancelli del cielo (1980) – United Artists
Le controversie legate a questa pellicola si sprecano. I cancelli del cielo costò più di 40 milioni di dollari andando ad incassarne appena 3,5 in tutto il mondo. Questo autentico fiasco causò la bancarotta della leggendaria United Artists, una delle case di produzione più famose e longeve degli Stati Uniti con molteplici capolavori alle spalle. In realtà la United Artists non smise di esistere, ma fu costretta a vendersi alla colossale MGM pur di non scomparire. Il flop del film era abbastanza inaspettato, complice la firma del regista Michael Cimino, fresco di Oscar per Il cacciatore, e di un cast stellare composto, tra gli altri, da un giovane Jeff Bridges, John Hurt, Christopher Walken e Kris Kristofferson. Inoltre l’ambientazione era quella del western epico che, visti i precedenti e i grossi nomi in ballo, avrebbe dovuto garantire un successo. Le vendite furono un completo disastro e il film fu ritirato quasi subito. La critica lo stroncò definendolo uno dei peggiori western di sempre. In realtà con il passare degli anni la popolarità di questa pellicola crebbe, soprattutto tra il pubblico, portando il film ed essere visto sotto un’altra luce. Altro effetto collaterale di questo flop fu il contributo che diede a far terminare l’epoca della New Hollywood, con le case di produzione che per tutelarsi cominciarono ad assumere più potere rispetto ai registi, segnando il passaggio ad una nuova era, quella dei Blockbuster.