5) 160 Characters (2015)
160 Characters, diretto da Victoria Mapplebeck, è un documentario breve che racconta una relazione di tre anni attraverso i messaggi di testo scambiati su un vecchio telefono Nokia. Girato con un iPhone, il film esplora temi di comunicazione, memoria e relazioni, offrendo uno sguardo intimo sulla vita dei suoi protagonisti.
L’uso dell’iPhone, anche in questo caso, rappresenta una scelta tecnica tanto quanto narrativa. È infatti evidente quanto questa scelta sottolinei la natura personale e introspezione del documentario. La regista ha saputo sfruttare le potenzialità dello smartphone per creare un’esperienza visiva unica, che risuona profondamente con il pubblico. 160 Characters, anche in questo caso, è sicuramente un esempio perfetto di come l’innovazione tecnologica possa essere utilizzata per raccontare storie intime e significative, ridefinendo i confini del cinema documentaristico.
6) Tangerine (2015)
Proseguiamo con un film di 10 anni fa, diretto da Sean Baker. Tangerine è una commedia drammatica che segue le vicende di una sex worker transgender nel giorno di Natale a Los Angeles. Il film è girato interamente con un iPhone 5s, utilizzando un’app per la ripresa video e alcune lenti esterne per migliorare la qualità dell’immagine, offrendo un risultato visivo sorprendentemente nitido e coinvolgente.
Baker ha sfruttato l’agilità offerta dall’iPhone per catturare le strade di Los Angeles in modo autentico e non invasivo, permettendo agli attori di muoversi liberamente e di interagire con l’ambiente reale senza le limitazioni imposte dalle tradizionali attrezzature cinematografiche. Questo approccio ha contribuito a creare un’atmosfera naturale e immediata, che è diventata uno dei tratti distintivi del film, conferendo al racconto quella freschezza e dinamicità che spesso non riusciamo a vedere. Tangerine è stato acclamato dalla critica per la sua innovativa tecnica di ripresa (ricordiamo che parliamo di ben 10 anni fa) e la sua narrazione vibrante e ricca di energia, dimostrando che anche una produzione a basso costo, se ben realizzata, può avere un grande impatto culturale.