3) La Mosca
L’orrore kafkiano di risvegliarsi in un corpo che non è più il proprio, conservando però memoria e consapevolezza di chi siamo e di chi siamo stati fino a quel momento.
L’incubo dell’uomo contemporaneo, intrappolato in un involucro che considera mostruoso e sbagliato, come metafora di alienazione da se stessi. Lo vivevano le passate generazioni che avevano affrontato la guerra, lo viviamo oggi noi figli dei social. Kafka aveva utilizzato il body horror letterario per raccontare il senso di estraneità del povero Victor, ritrovatosi di colpo scarafaggio. Quest’anno lo stesso body horror è diventato, in “The Substance” (qui la nostra recensione), specchio della nostra insoddisfazione costante.
Nel 1986, invece, “La mosca”, film horror diretto da David Cronenberg, rappresentava una profonda esplorazione delle fragilità umane e della hybris dell’uomo moderno. Il capolavoro del genere body horror è diventato un punto di riferimento per la sua capacità di combinare effetti speciali innovativi a una narrazione emotivamente intensa. La storia segue Seth Brundle (un iconico Jeff Goldblum), uno scienziato brillante ma socialmente goffo, che lavora su un’invenzione rivoluzionaria: un sistema di teletrasporto. Durante un esperimento apparentemente riuscito, una mosca entra nella cabina di teletrasporto insieme a Seth, causando una fusione genetica tra i due. Inizialmente lo scienziato manifesta miglioramenti fisici e mentali straordinari, ma presto la trasformazione prende una piega terrificante.
Il suo corpo inizia a mutare in modo orribile, trasformandolo progressivamente in un ibrido uomo-mosca, un processo che distrugge non solo il suo fisico ma anche la sua psiche. Cronenberg utilizza il genere horror per rappresentare temi universali nel suo film: l’invecchiamento, la malattia, e la perdita dell’identità. La trasformazione di Seth è graduale, quasi insidiosa, e rappresenta la paura intrinseca dell’essere umano di perdere il controllo sul proprio corpo e sulla propria vita.
Il film horror è stato spesso interpretato come un’allegoria della crisi sanitaria legata all’AIDS, che negli anni ’80 aveva raggiunto il suo apice.
Tuttavia, Cronenberg ha dichiarato più volte che il film è una riflessione generale sulla sofferenza e sulla mortalità, esperienze inevitabili e universali. Uno degli aspetti più impressionanti del film è il lavoro sugli effetti speciali, curati da Chris Walas, che gli hanno valso un Premio Oscar. La trasformazione di Seth in “Brundlefly” è mostrata attraverso dettagli inquietanti e progressivi, utilizzando una combinazione di make-up prostetico, animatronics e tecniche innovative per l’epoca.
4) La Cosa
Diretto da John Carpenter (papà del b-movie “Halloween”) e basato sul racconto breve Who Goes There? di John W. Campbell Jr. del 1938, il film horror è una combinazione magistrale di paranoia, tensione psicologica e effetti speciali innovativi. Sebbene inizialmente accolto con recensioni contrastanti e una performance al botteghino deludente, negli anni è diventato un classico cult, ampiamente riconosciuto per la sua regia visionaria. Ambientato in una remota base scientifica americana in Antartide, il film segue un gruppo di ricercatori che si imbattono in un’entità aliena capace di imitare perfettamente qualsiasi organismo vivente che assimila. Dopo aver infatti recuperato i resti bruciati di un misterioso essere da una vicina stazione norvegese distrutta, il gruppo scopre con orrore che l’alieno è ancora vivo e può trasformarsi in qualsiasi membro del team, seminando in tal modo il caos.
L’aspetto visivo della creatura nel film horror, frutto degli effetti speciali pratici di Rob Bottin, è ancora oggi considerato rivoluzionario.
Dalle mutazioni grottesche ai dettagli disgustosi, ogni apparizione della “Cosa” è un tripudio di artigianato horror. Tentacoli, arti deformati e facce che si contorcono in urla silenziose rendono il mostro una delle creazioni più memorabili del cinema. Man mano che la fiducia reciproca svanisce, il gruppo si trova intrappolato in una spirale di paranoia e violenza, mentre cerca disperatamente di fermare la creatura prima che possa raggiungere la civiltà. La narrazione culmina in un finale enigmatico e carico di tensione, lasciando gli spettatori a interrogarsi sulla sorte dei protagonisti e sulle origini della minaccia aliena.
Uno degli aspetti più affascinanti di La Cosa è il proprio l’attenzione riservata al tema della paranoia. La creatura, capace di assumere l’aspetto di qualsiasi individuo, incrina i legami di fiducia tra i personaggi, trasformando l’isolamento fisico dell’Antartide anche in un’isolamento emotivo. Il tema, d’altronde, si legava particolarmente al contesto storico americano di quel periodo, segnato dalla Guerra Fredda e dall’ansia sociale legata alla diffusione dell’AIDS.