7) Frankenstein
Adattato liberamente dal romanzo gotico Frankenstein; or, The Modern Prometheus di Mary Shelley, il film rappresenta un momento cruciale nella storia del cinema horror, introducendo immagini, temi e personaggi che hanno influenzato generazioni di cineasti. La Universal Pictures, reduce dal successo di Dracula con Bela Lugosi, decise di continuare il filone horror con Frankenstein. James Whale, un regista britannico con un talento per le atmosfere oscure e i personaggi complessi, fu scelto per dirigere il progetto.
La sceneggiatura, scritta da Garrett Fort e Francis Edward Faragoh, si basò in parte sull’adattamento teatrale del 1927 scritto da Peggy Webling, che semplificava e reinterpretava la storia di Shelley. Whale lavorò per distillare gli elementi più drammatici e visivamente potenti, creando un’opera cinematografica con una forte impronta stilistica. Il film racconta la storia del dottor Henry Frankenstein, uno scienziato ossessionato dall’idea di creare la vita. Con l’aiuto del suo assistente Fritz, Frankenstein riesce a rianimare un corpo assemblato da parti di cadaveri, dando vita a una creatura fisicamente mostruosa ma dall’animo umano.
La trama, così come il libro, segue il conflitto tra il creatore e la sua creatura, esplorando temi profondi come la responsabilità morale della scienza e il desiderio di onnipotenza. La creatura, inizialmente ingenua e desiderosa di affetto, viene respinta dalla società per il suo aspetto e reagisce con violenza, portando a una tragica catena di eventi. La scelta del protagonista si rivelò cruciale per il successo del film. Il ruolo del Mostro fu inizialmente offerto a Bela Lugosi, che lo rifiutò, insoddisfatto dalla mancanza di battute e dal trucco pesante. La parte andò quindi a Boris Karloff, attore relativamente sconosciuto all’epoca.
Il trucco, creato dal leggendario Jack Pierce, trasformò Karloff in un’icona dei film horror.
La testa piatta, i bulloni al collo e il pallore cadaverico del Mostro sono diventati un’immagine indelebile nella cultura popolare. Karloff, nonostante le sfide fisiche del trucco, riuscì a infondere nella creatura una profonda umanità, rendendo il Mostro una figura tragica e complessa. La creatura, emarginata e incompresa, incarna la lotta per l’accettazione e la solitudine esistenziale. Il Mostro cinematografico per eccellenza è diventato un simbolo riconoscibile ovunque, un archetipo dell'”altro” che riflette le paure e le speranze dell’umanità. Non è un caso se, nel tempo, è stato riadatto più e più volte affascinando i registi di tutto il mondo. Tra questi anche Guillermo de Toro, a lavoro su un film per Netflix con protagonisti Jacob Elordi e Oscar Isaac.