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7 film horror che sono stati incomprensibilmente affossati dalla critica

2) Lady in a Cage non è poi così “riprovevole” come sostiene la critica

Mrs Cornelia in Ladi in a Cage, uno dei film horror da vedere
credits: LOGCinema

La pellicola è datata 1964 ed è stata diretta da Walter Grauman. Si tratta di un prodotto inizialmente accolto con recensioni negative dai critici, poiché lo consideravano volgare e mediocre per un’attrice della statura di Olivia de Havilland. Anche Bosley Crowther scrisse una rubrica speciale sul New York Times criticando il film e definendolo alquanto “riprovevole“! L’editorialista Hedda Hopper scrisse invece “Il film dovrebbe essere bruciato (…) Perché Olivia lo ha fatto?“.

Fortunatamente però è stato rivalutato decenni dopo. Tanto che ora è visto come un film che ha rappresentato la turbolenza e i cambiamenti della società negli anni ’60. TV Guide gli ha dato 3 stelle su 5 e lo ha definito un “thriller realistico e intenso“. La rivista Filmink ha affermato “Il film è stato rivalutato negli ultimi anni, meritatamente, come il thriller duro e insolito che è, anche se ha solo mezz’ora di trama se sei onesto al riguardo“.

Andiamo dunque a scoprire cosa lo rende un film horror da vedere se ami i thriller retrò!

Lady in a Cage si svolge quasi interamente in un appartamento urbano, creando così una sensazione di claustrofobia e intrappolamento che è palpabile per tutta la durata del film. La protagonista è una donna anziana che rimane intrappolata in una gabbia elevatrice a causa di un black out, mentre una banda di criminali invade la sua casa. Questo setting limitato diventa un mezzo per creare una tensione incessante, con l’eroina che lotta per la sopravvivenza e i suoi aguzzini che si fanno sempre più pericolosi. La sensazione di essere “bloccati” in uno spazio chiuso amplifica l’angoscia e l’elemento di suspense.

Il film offre così uno spunto interessante sul tema della vulnerabilità, in particolare riguardo a Mrs Cornelia e alla sua condizione sociale ed economica. Parliamo infatti di una signora benestante costretta a confrontarsi con una realtà in cui la sua posizione sociale non la protegge dalla crudeltà del mondo esterno. Questo aspetto può essere letto come una critica sociale nei confronti della disuguaglianza e della solitudine, specialmente per le persone più anziane e deboli. Pertanto Olivia de Havilland, nota per il suo celeberrimo ruolo in Via col vento e in numerosi film drammatici, ricopre qui un un ruolo decisamente diverso.

Il personaggio che lei offre è interessante

Di fatto, sebbene appaia fragile, mostra anche una notevole resistenza e determinazione nel cercare di sopravvivere. La sua performance, che spazia dal panico all’auto-controllo, è una delle forze centrali del film e offre una visione convincente della resilienza di fronte al pericolo. E anche se questo può sembrare un semplice thriller con una trama basata sulla violenza e l’azione, in realtà esplora il lato psicologico della paura. I personaggi dei criminali sono descritti come psicologicamente disturbati e motivati da una varietà di moventi, tra cui la frustrazione sociale, l’avidità e il sadismo.

Ma attenzione! Questo film horror da vedere è stato realizzato negli anni ’60, periodo in cui il cinema iniziava a esplorare temi più oscuri ed eccentrici, lontani dalle convenzioni hollywoodiane tradizionali. Il film fa parte di quel filone che anticipa l’esplosione dell’horror degli anni ’70, con pellicole come The Texas Chainsaw Massacre o Clockwork Orange. La sua audacia nel trattare tematiche forti legate alla donna, la violenza urbana e il decadimento morale, lo inserisce tra quei film che avranno un’influenza sui registi successivi.

Pertanto, lo show è piuttosto innovativo nella sua rappresentazione della paura

La scena di intrappolamento nella gabbia elevatrice è un simbolo di impotenza secondo cui la paura non è solo quella di essere aggrediti, ma di essere abbandonati a se stessi, senza alcuna via di scampo. Questo rende il film un’esperienza più profonda di quanto potrebbe sembrare a prima vista. Anche perché la malizia nel film non è sensazionalistica, ma psicologicamente cruda e straziante.

Il pubblico, infatti, può sentirsi davvero a disagio mentre osserva le interazioni tra la protagonista e i suoi aguzzini. Ed è proprio questo infine a renderlo un film che non racconta soltanto il timore ancestrale, ma soprattutto una riflessione attuale sul malessere sociale, sull’alienazione e sulla paura dell’ignoto, temi che risuonano forte soprattutto ai nostri giorni.

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