Poche cose quanto il cinema rendono gli italiani orgogliosi di essere tali. Sì, ci sarebbe il cibo, i luoghi da sogno e i soliti fattori che si evocano in questi casi come se fossero parte di un mantra da tenere sempre a mente, ma poi c’è il cinema. E che cinema. Cinema d’autore e di massa, industriale e artigianale. Cinema per pochi e per tutti, nel nostro Paese e in giro del mondo. Con una riconoscibilità innata che tracima i confini dei decenni per segnare a fondo la storia di un’intera nazione. Nel bene e nel male, nelle opere di qualità e nei peggiori blockbuster, essere italiani significa saper fare cinema. E farlo ai massimi livelli, senza temere alcun termine di paragone. Per questo, non mancano certo i film italiani da vedere assolutamente almeno una volta nella vita.
Niente di sorprendente, fin qui: non stiamo raccontando niente di nuovo.
Ma se allargassimo il fronte e ci concentrassimo su una categoria di film italiani da vedere almeno una volta nella vita, conosciuti meno dei soliti noti?
Ecco, facciamolo. L’articolo che segue è una lettera d’amore al nostro cinema. Una lettera che non scomoderà alcuni tra i titoli più iconici di sempre. Vi aspettate La dolce vita, Il postino, La vita è bella, La grande bellezza e i film che normalmente sono presenti in articoli del genere? Questo non è il pezzo giusto per voi. Se invece siete alla ricerca di film molto conosciuti (ma non stra-conosciuti, in buona parte dei casi), film semisconosciuti dalle generazioni più giovani o addirittura ignoti ai più, spesso e volentieri girati dagli autori più talentuosi del nostro panorama, siete nel posto giusto.
10 film italiani da vedere per forza almeno una volta nella vita
Film italiani da vedere – La notte (1961)
- Regia di Michelangelo Antonioni
- Disponibile su Raiplay, Pluto Tv e Raro Video, Channel di Prime Video.
Non avete mai sentito nominare il film La notte? State perdendo una grandissima occasione per vivere due ore di grandissimo cinema. Per intenderci: Stanley Kubrick, uno che padroneggiava discretamente la materia, lo inserì tra i suoi film preferiti. Diretto da Michelangelo Antonioni, autore e intellettuale d’altissimo profilo che diede al nostro movimento un volto ancora più internazionale e raffinato, La notte vinse l’Orso d’oro a Berlino e ottenne innumerevoli altri riconoscimenti importanti.
Ciò non basta affatto per definire le dimensioni di un’opera a dir poco speciale: atto intermedio della cosiddetta “trilogia dell’incomunicabilità ” (completata dai film L’avventura e L’eclisse), La notte ha un plot piuttosto essenziale: una coppia in crisi d’identità si ritrova a vivere alcune intense ore tra un giorno e l’altro, tra gli abbagli del momento, nuove inconsolabili esitazioni e la consapevolezza di essere ormai arrivati al capolinea. Ne trarranno un’esperienza intensa e totalizzante, capace di rimetterli in discussione e di ritrovarsi sulla via di una vita da vivere davvero.
Il film non è semplice né immediato, come sempre accade con le pellicole di Antonioni. Ma vale la pena confrontarsi con la poetica dell’autore ferrarese. Una poetica capace di segnare un’epoca e di descrivere sapientemente uno spaccato d’Italia con la massima onestà , un notevole lirismo e la necessaria tendenza alla disillusione. Non apprezzato globalmente dal pubblico, è amatissimo dalla critica ed è valorizzato dalle straordinarie interpretazioni di quella che è stata a tutti gli effetti la musa del regista, l’immortale Monica Vitti, un efficace Marcello Mastroianni e una magnetica Jeanne Moreau. La notte è uno dei film italiani più francesi che vedrete mai nella vita: pur non essendo associabile direttamente al movimento della Nouvelle Vague, ne incarna perfettamente lo spirito analitico ed espressivo.
C’era una volta il West (1968)
- Regia di Sergio Leone
- Disponibile su Sky, Now e TimVision
Saltiamo in avanti nel tempo, ma non troppo. Restiamo nei favolosi anni Sessanta del cinema italiano e arriviamo a uno dei titoli più iconici della nostra storia: C’era una volta il West. Il regista, manco a dirlo, è Sergio Leone. Avremmo potuto evocare gli ancora più celebri film della “Trilogia del Dollaro” o C’era una volta in America, e invece ci concentriamo su un film che il tempo ha in qualche modo riscattato. Uscito nelle sale nel 1968, segna lo sbarco definitivo del grande regista nell’universo di Hollywood dopo i successi straordinari di Per qualche dollaro in più, Per un pugno di dollari e Il buono, il brutto e il cattivo. Uno sbarco tormentato, per molti versi: Leone, infatti, si era ripromesso di dire basta ai western e sentiva la necessità di esprimersi all’interno di altri generi.
L’importante offerta della Paramount Pictures, combinata con l’offerta della partecipazione da protagonista di Henry Fonda (uno degli attori preferiti di Leone), fecero cambiare idea all’autore. E lo portarono ad avventurarsi ancora nel genere che l’aveva reso celebre in tutto il mondo.
Scelta saggia, a posteriori. Ma non mancarono i problemi. Al di là delle esitazioni iniziali di Leone, le partecipazioni in cabina di scrittura di altri due mostri sacri del cinema italiano, Bernardo Bertolucci e Dario Argento si interruppero per via di alcuni progetti importanti che coinvolsero gli autori: lasciarono in dote, tuttavia, un soggetto ricco di coinvolgimento emotivo. E poi c’è l’approccio da parte di una certa critica, non entusiasta di fronte alla nuova audace opera di Leone: il suo fu il tentativo (riuscito) di rivisitare gli stilemi classici del western per raccontare una storia più personale e al passo coi tempi, ma non tutti ne colsero subito il valore.
Troppo ingombrante il paragone con le opere precedenti, al punto da aver portato tanti a sminuire la gigantesca eredità trasmessaci da C’era una volta il West. Col tempo, però, tutto è diventato più chiaro: non è il film migliore di Sergio Leone, ma basta per essere uno dei film migliori nella storia del cinema. Un film italiano da vedere assolutamente.