3) Il miglio verde
Montagne di fazzoletti giacevano al suolo quando ho finito di vedere questo meraviglioso, toccante e commovente film. Il miglio verde si fa portavoce della crudeltà di uno Stato che, per dimostrare quanto l’omicidio sia sbagliato, fa esattamente la stessa cosa: uccide chi l’ha commesso. Mette a nudo le contraddizioni di un sistema che dovrebbe garantire la giustizia ma che, troppo spesso, finisce col punire gli innocenti. E se tra loro si presenta il dolce e buon John Coffey, trasformato in un capro espiatorio di un terribile crimine che non ha mai commesso solo perché è nero e gigante, la rabbia diviene difficile da contenere.
Allora, cosa fa Coffey di fronte a un’ingiustizia del genere? Si ribella sì, ma in modo inconsueto: non lottando per la sopravvivenza, ma donando la propria vita agli altri, caricando su di sé il loro male, curando un piccolo topo ingiustamente ucciso (mentre il suo umano subisce una delle morti più atroci di sempre), depurando il mondo dall’odio e inondandolo d’amore. Ma anche lui ha dei limiti e, stanco di stare solo, stanco delle atrocità che vede e assorbe, vuole farla finita ne Il miglio verde. Anche se innocente, anche se poteva scappare.
Tra le lacrime nostre e delle guardie, muore un miracolo vivente che ha dedicato la sua vita al bene ne Il miglior verde. Se ne va nella luce, perché lui ha paura del buio, ma il suo messaggio sopravvive in Paul, in Mr Jiggles, in tutti noi.