8) Punisher: War Zone (2008)
Da antieroe tormentato degli anni ’70 a simbolo della giustizia spietata nel nuovo millennio, Frank Castle ha mantenuto una rilevanza costante grazie alla sua complessità morale e alla sua implacabile determinazione. Creato da Gerry Conway, con il contributo degli artisti John Romita Sr. e Ross Andru, il personaggio ha fatto il suo debutto nel numero 129 di “The Amazing Spider-Man” nel 1974. Qui appariva inizialmente come un antagonista di Spider-Man, ingannato dal villain Sciacallo per credere che l’Uomo Ragno fosse un criminale.
Tuttavia, la complessità morale e la brutalità del personaggio hanno rapidamente catturato l’attenzione dei lettori, portandolo a comparire in diverse altre testate Marvel.
Negli anni ’80, quando ottiene la prima miniserie a lui dedicata, il tono delle storie di Punisher si è fatto sempre più oscuro e violento. Rispecchiando, in tal modo, il clima socio-politico dell’epoca, segnato da una crescente preoccupazione per la criminalità e il vigilantismo. Gli anni ’90 hanno visto un’espansione massiccia dell’universo di Punisher, con la creazione di diverse serie parallele come “Punisher War Journal” e “Punisher War Zone”.
Quest’ultimo è anche il titolo del film uscito nel 2008 e con protagonista Ray Stevenson nei panni del vigilante/ supereroe. Prima del successo ottenuto con la trasposizione televisiva di Jon Bernthal, Punisher non aveva avuto moltissima fortuna al cinema. La pellicola del 2008, diretta diretto da Lexi Alexander, aveva infatti ricevuto numerose critiche nonostante tutte le intenzioni di portare sullo schermo un adattamento il più fedele possibile. Contrariamente alle rappresentazioni precedenti, War Zone si distingueva infatti per il suo tono oscuro, l’estetica violenta e un rispetto quasi sacrale per le origini fumettistiche del personaggio.
Il film non tenta di giustificare le azioni di Frank Castle, ma piuttosto mette in luce la complessità di un uomo che ha perso tutto e ha scelto una strada di violenza per dare un senso alla sua sofferenza. La rappresentazione del vigilantismo è cruda e senza compromessi, mostrando le conseguenze devastanti sia per le vittime che per lo stesso Punitore. Il tono del film è volutamente esagerato, con scene d’azione iperboliche e una violenza grafica che riflette le pagine dei fumetti del supereroe da cui trae ispirazione. Punisher: War Zone rimarrà anche un film divisivo, ma rappresenta una tappa fondamentale nell’evoluzione del personaggio sul grande schermo.