5 – Donnie Darko
Se dovessi dire qual è il film che mi ha portata ad apprezzare i thriller psicologici e, non nego, che non mi ha fatto dormire sonni tranquilli facendomi odiare i conigli, è sicuramente la visionaria pellicola di Richard Kelly, Donnie Darko.
2 ottobre 1988, il motore di un aereo in avaria precipita sulla casa Darko. Donnie, un ragazzo disturbato e affetto da schizofrenia paranoide scampa alla morte grazie ai suoi episodi di sonnambulismo. Durante la notte dell’incidente fa la conoscenza di una strana creatura inquietante: un coniglio nero dalle dimensioni umane che gli preannuncia la fine del mondo: 28 giorni, 6 ore, 42 minuti e 12 secondi. Diverse sono state negli anni le interpretazioni date al coniglio: c’è chi crede rappresenti il senso dentro al paradosso, chi al contrario che sia il suo salvatore ma nello stesso tempo il suo aguzzino.
Dopo una serie di eventi tra i quali la morte della fidanzata dello stesso Dennie, scopriamo che in realtà il ragazzo è morto, ma in quale dimensione? Quei 28 giorni in cui ha interagito con gli altri non sono altro che azioni e sensazioni vissute in una realtà parallela, una sorta di multiverso alla Doctor Strange. Il finale del film, oltre ad essere un grande paradosso cela in sè molteplici spiegazioni.
Dal mio punto di vista la pellicola ci fa vedere quanto il tempo sia frammentato e quanto possa frantumarsi dando origine ad altre possibili interpretazioni del reale. Consiglio ai lettori di rispolverare questo film perchè è uno dei film miglior costruiti visti fino ad ora.
6 – Effetti Collaterali
“Le femmine imparano a fingere tante cose molto presto, probabilmente nello stesso periodo in cui i maschi imparano a mentire”.
Film del 2013 prodotto da Steven Soderbergh la cui trama ruota attorno a quattro principali protagonisti.
Martin esce di prigione dopo quattro anni, Emily già in cura per episodi depressivi pare cadere in uno stato delirante non appena il marito torna a casa. Il film ci fa vedere la vita di Emily senza il marito, in preda a momenti di panico e di ira, tutto si sistema quando incontra la psicologa Victoria Siebert, con la quale istaura un rapporto molto intimo; quest’ultima le insegna a fingere crisi depressive in modo da far impazzire il marito. Emily inizia quindi a inscenare questi stati depressivi fingendo episodi di sonnambulismo, possibile effetto collaterale del nuovo farmaco che finge di assumere.
Avete presente Gone Girl? L’idea di fondo è molto simile, con la differenza nel finale quando lei rimane incastrata nel suo stesso gioco, rimanendo molto probabilmente a vita nel reparto di psichiatria perchè formalmente definita depressa.
In questo viaggio al centro della psiche di Soderbergh spicca il talento di Jude Law, che riesce a creare quell’elemento di suspance di cui abbiamo bisogno; nonostante non sia il miglior film del regista le inquadrature e il montaggio, specialmente della prima parte, ci portano a definirlo come film ben costruito con al centro una evidente condanna alle industrie farmaceutiche che testano farmaci sulle persone, causandone possibili effetti collaterali.
Lo stesso Dottor Banks afferma ”La chimica aiuta a vivere” per intendere, ironicamente, che la medicina non sempre è una scienza esatta”.