3) Silent Hill (2006)
Il primo Silent Hill, rilasciato per PlayStation nel 1999, segnò una rivoluzione per il genere del survival horror. Il giocatore vestiva i panni di Harry Mason, un padre alla disperata ricerca della figlia scomparsa, Cheryl, in una città misteriosa e avvolta dalla nebbia. A differenza di altri giochi horror dell’epoca, che si concentravano principalmente su mostri e jumpscares, Silent Hill introdusse una narrazione più complessa e simbolica. La nebbia perenne, l’oscurità, e la presenza di creature deformi creavano un’angoscia costante, accentuata da una colonna sonora unica composta che diventò un elemento distintivo della serie.
La scelta dunque di Christophe Gans, regista con una grande passione per i videogame, di adattare Silent Hill in un film non era per niente facile. Il complesso materiale di partenza e le aspettative dei fan rischiavano di rendere ogni tentativo vano. Tuttavia Gans ha dimostrato una dedizione encomiabile nell’evocare la stessa atmosfera opprimente e onirica del gioco. E se anche all’uscita Silent Hill non ha ottenuto il successo sperato, con il tempo è stato grandemente rivalutato dai fan di lunga data e dagli appassionati del genere horror. Nel film, la protagonista, Rose si avventura nella cittadina inquietante alla ricerca della figlia adottiva, Sharon, ma ben presto si rende conto che la città stessa è una manifestazione tangibile di traumi irrisolti e sofferenze passate.
La città di Silent Hill agisce quasi come un personaggio a sé stante, una prigione psicologica che punisce coloro che vi entrano, costringendoli a confrontarsi con le loro paure più profonde.
La dimensione horror è profondamente interiore ma trova riscontro anche all’esterno. Tant’è che, uno degli aspetti più riconoscibili di della saga videoludica è proprio la sua estetica. Dominata da una densa nebbia che avvolge la città, nascondendo pericoli e contribuendo a un costante senso di disorientamento. Nel film, Gans è riuscito a ricreare magistralmente questo elemento, facendo sentire il pubblico immerso in un incubo ad occhi aperti. Le transizioni tra il mondo reale e quello oscuro — una dimensione alternativa infestata da creature grottesche — sono realizzate con un’inquietante bellezza. Ogni dettaglio visivo, dai corridoi arrugginiti agli edifici fatiscenti, si rifà fedelmente agli elementi tipici del videogioco. Inoltre, i mostri che popolano questo mondo, come i famosi infermieri senza volto o Pyramid Head, incarnano l’incubo visivo e simbolico che ha fatto grande la serie videoludica.
4) Resident Evil (2002)
La saga di Resident Evil è una delle serie più influenti e longeve nel panorama dei videogiochi. Il gioco si distingue per i suoi enigmi ambientali, la gestione limitata delle risorse (munizioni e oggetti curativi), e la tensione costante dovuta alla presenza di zombi e altre creature mutanti. I movimenti rigidi dei personaggi e le angolazioni fisse delle telecamere, inizialmente criticati, si rivelano una scelta stilistica azzeccata per aumentare l’ansia dei giocatori. Il successo del titolo fu immediato, definendo un nuovo standard per il survival horror.
Il primo titolo della saga, uscito nel 1996, è ambientato principalmente nella Villa Spencer, un’enorme e inquietante dimora situata vicino alla cittadina di Raccoon City. I giocatori interpretano Chris Redfield o Jill Valentine, membri della squadra speciale S.T.A.R.S., incaricati di indagare su misteriose sparizioni. Tuttavia, quello che scopriranno va oltre ogni immaginazione: un laboratorio segreto della Umbrella Corporation, dove si conducono esperimenti biologici illegali, ha causato la fuga del temibile virus T, trasformando le persone e gli animali in mostri assetati di sangue.
Quando Resident Evil arrivò nelle sale nel 2002, il film, diretto da Paul W.S. Anderson, e tratto dall’amato videogame venne accolto con recensioni contrastanti.
I fan del famoso franchise videoludico di Capcom speravano in un adattamento fedele al gioco originale, ma ciò che ottennero fu una versione cinematografica che si distaccava dal materiale originale per costruire una nuova trama, con nuovi personaggi e atmosfere ispirate, ma non identiche, all’universo del videogioco. Un po’ come accaduto per la disastrosa serie tv (qui vi spieghiamo cosa non ha funzionato).
Uno dei motivi principali per cui Resident Evil è stato inizialmente sottovalutato è legato al suo allontanamento dal gioco originale. I fan si aspettavano di vedere sullo schermo personaggi iconici come Chris Redfield, Jill Valentine o Leon Kennedy, ma il film introduce nuovi protagonisti come Alice, un personaggio completamente inedito, e offre una storia autonoma incentrata sulla Umbrella Corporation e il T-virus. Nel corso dei vari capitoli della saga, Alice evolve da una figura apparentemente normale a una guerriera esperta, capace di affrontare minacce sempre più grandi. Questo sviluppo ha contribuito a rendere il personaggio uno degli archetipi dell’eroina contemporanea nel cinema d’azione.