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Gli 8 film tratti da videogame più sottovalutati nella storia del cinema

5) The Angry Birds Movie 2 (2019)

Quello che sembrava un gioco relativamente semplice, combinava meccaniche di fisica e strategia, con un’interfaccia accattivante e un’estetica cartoon che subito conquistò il pubblico. Nel giro di pochi mesi, Angry Birds divenne uno dei giochi più scaricati sull’App Store di Apple, e nel 2010 era già un successo internazionale. La struttura del gioco, apparentemente elementare, nascondeva una profondità strategica notevole. Ogni livello richiedeva non solo precisione nel lancio degli uccelli, ma anche una pianificazione accurata per sfruttare al meglio le abilità specifiche di ciascun volatile.

Il primo The Angry Birds Movie, rilasciato nel 2016, fu una risposta diretta alla popolarità globale del videogioco. Realizzato da Sony Pictures Animation in collaborazione con Rovio Entertainment, il film portava sul grande schermo la storia che i fan del gioco conoscevano bene: gli uccelli arrabbiati contro i maiali verdi. Il primo fattore che ha contribuito alla sottovalutazione dei film di Angry Birds è legato alle loro origini videoludiche. Quando un film è basato su un videogioco, spesso non viene preso sul serio dal pubblico cinematografico tradizionale. La storia del cinema è costellata di adattamenti di videogiochi che hanno deluso sia i fan che la critica, e questo ha creato una sorta di pregiudizio nei confronti dei film tratti da giochi.

Il film è stato vittima di questa tendenza, con molte persone che lo hanno giudicato superficialmente come un tentativo commerciale di capitalizzare il successo del videogame da cui è tratto.

I film di Angry Birds offrono un tipo di umorismo che riesce a essere apprezzato sia dai bambini che dagli adulti. Le battute sono intelligenti e le gag fisiche sono perfettamente eseguite, con un ritmo che non lascia mai tempi morti. Sebbene i film siano caratterizzati da una leggerezza evidente, non mancano di trasmettere messaggi importanti. Il primo film tratta temi come la diversità e l’importanza di essere se stessi, mentre il secondo si focalizza sull’importanza del lavoro di squadra e del superamento delle ostilità.

6) Prince of Persia: Le sabbie del tempo (2010)

Jake Gyllenhaal nel film omonimo tratto dal videogame

Altro classico senza tempo. Il primo Prince of Persia, creato da Jordan Mechner e pubblicato da Brøderbund, è stato un vero e proprio pioniere nel suo genere. Il gioco stupì per la fluidità delle animazioni del personaggio, grazie alla tecnica del rotoscoping (l’animazione basata su video di movimenti reali). L’obiettivo del giocatore era guidare il Principe attraverso livelli pieni di trappole e guardie, con un’attenzione particolare ai salti acrobatici e ai combattimenti con la spada. Il gioco mescolava enigmi, piattaforme e azione, offrendo una sfida difficile ma soddisfacente. Nel 2003, dopo un periodo in cui sembrava che il franchise avesse perso il suo fascino, arriva Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo. Questo capitolo segnò un’importante svolta per la saga, introducendo una narrativa complessa e drammatica, una grafica all’avanguardia per l’epoca e, soprattutto, una nuova meccanica di gioco: la possibilità di manipolare il tempo.

Il film con protagonista Jake Gyllenhaal (disponibile sul catalogo Disney+ qui) è tratto proprio dal primo capitolo del videogame. La storia segue le vicende del giovane Dastan un orfano adottato dal re della Persia che, dopo essere stato incastrato per l’omicidio del sovrano, si trova a fuggire per dimostrare la sua innocenza. Al centro della narrazione c’è il Pugnale del Tempo, un oggetto magico capace di riportare indietro il tempo e cambiare il corso degli eventi. Un artefatto di enorme potere che, nelle mani sbagliate potrebbe distruggere il mondo. Insieme alla principessa Tamina, custode del segreto del pugnale, Dastan si imbarca in una missione per fermare un complotto che minaccia l’intero regno.

Sebbene la trama segua i classici canoni dell’avventura – tra tradimenti, fughe spericolate e una storia d’amore – uno degli aspetti più sottovalutati è proprio la sua capacità di immergere lo spettatore in un mondo ricco di mitologia e magia.

Le ambientazioni esotiche e il design dei costumi riprendono con fedeltà l’immaginario persiano, conferendo al film un’estetica che richiama le grandi avventure epiche del passato. Uno degli elementi distintivi di Prince of Persia: Le sabbie del tempo è il modo in cui cerca di riprodurre sul grande schermo il dinamismo e l’azione frenetica del videogioco. Il franchise originale era noto per le sequenze di parkour mozzafiato, con il protagonista che saltava tra muri e si arrampicava su edifici.

Sebbene il film non abbia l’impatto visivo rivoluzionario di altre pellicole del genere, riesce comunque a intrattenere con un buon ritmo e un mix ben dosato di effetti pratici e digitali. All’uscita nelle sale, Prince of Persia: Le sabbie del tempo è stato accolto da critiche miste. Molte recensioni hanno criticato la trama, considerandola prevedibile, e hanno messo in discussione alcune scelte di casting. Altri hanno ritenuto che il film non sia riuscito a catturare completamente l’essenza del videogioco, puntando troppo su cliché hollywoodiani. Tuttavia, con il passare del tempo, è emersa una rivalutazione da parte di una nicchia di fan che ha riconosciuto nel film un valido esempio di cinema d’avventura. È facile criticare un’opera basandosi sulle aspettative create dal materiale originale, ma Prince of Persia ha i suoi meriti. Non solo offre un’esperienza visiva piacevolema anche una ricostruzione visiva che merita più attenzione di quella ricevuta.

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