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Fly Me to the Moon è un film sul dualismo che ci fa rivivere la storia – La Recensione

Fly Me to the Moon
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Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di Fly Me to the Moon

In Italia, il titolo è stato tradotto con Le due facce della Luna, e il motivo è presto detto: il film con Channing Tatum e Scarlett Johansson (che sta iniziando una collaborazione con la piattaforma) che esce nelle sale cinematografiche a luglio del 2024 e su Apple TV+ (qualche consiglio di visione) l’8 dicembre, è un film sul dualismo. Anche se non ve lo aspettereste da una commedia romantica. Fly Me to the Moon, infatti, è un film pronto a sorprendere da tanti punti di vista diversi. La trama da cui parte si basa su una storia vera, quella dell’allunaggio del 1969.

La corsa allo spazio, i primi uomini sulla Luna, le implicazioni che ne derivarono e tutta quella parte di storia che conosciamo universalmente.

Ma stavolta la vediamo dal punto di vista di una donna in carriera, Kelly Jones, pubblicitaria spavalda e tenace che si fa spazio in un mondo fatto di uomini e soprattutto governato da loro. Le viene chiesto di accettare l’incarico affibbiatole dalla NASA, di rimodernare la loro visibilità e il modo in cui gli spettatori si interessano alle loro campagne. Kelly Jones, che è conosciuta come una delle più brave nel suo campo, accetta la sfida e intraprende un percorso all’interno della stazione spaziale dove sta per essere avviato il progetto Apollo.

Ma non solo, a questo punto nascono i primi sdoppiamenti; Kelly Jones dovrà anche dirigere un falso allunaggio, previsto come piano b nel caso in cui quello vero non dovesse andare a buon fine. È a questo punto del percorso che incontra Cole Davis, direttore del programma di lancio. Uomo severo e cinico, reso burbero da un trauma scaturito da un vecchio incidente sul lavoro.

Fly Me to the Moon
credits: Apple Studios

I due si incontrano come due forze opposte che non possono che attrarsi. Il loro incontro diventa presto uno scontro soprattutto per quanto riguarda alcune visioni morali, che riguardano la pubblicità di Kelly Jones e lo stesso progetto Apollo 11.

Cole, ignaro del falso allunaggio che si sta compiendo alle sue spalle, darà poi fiducia a Kelly, che nel suo lavoro è la migliore e saprà dimostrarlo in tanti modi. Lei stessa, per parte sua, comincia ad avvicinarsi a Cole e a interessarsi del suo progetto ma soprattutto della sua vita. Insomma, come in ogni commedia romantica che si rispetti, Cole e Kelly si preparano ad avviare una relazione, seppur partendo da due background molto differenti. Ma, come ogni commedia romantica che si rispetti, il dramma è dietro l’angolo.

La dualità, come si diceva, è l’espediente che porta avanti Fly Me to the Moon. Prima di tutto, la positività di Kelly e l’irascibilità di Cole che si scontrano, poi le linee pubblicitarie che Kelly deve portare avanti. Da una parte la vera Luna, quella che deve rendere appetibile, che deve interessare lo spettatore, che deve essere l’oggetto del clamore universale. Dall’altra la finta Luna, quella che deve essere sicurezza, che nessuno deve conoscere, che deve rimanere segreta a tutti. Menzione speciale, su questo fronte, per una battuta geniale del film in cui Kelly Jones afferma che avrebbero dovuto chiamare Stanley Kubrick per girare il finto allunaggio, ironizzando su una delle tante teorie complottiste realmente esistenti che vorrebbero il regista artefice della “falsa Luna”.

Ma le dualità continuano, in Fly Me to the Moon, quando capiamo che non sono solo le facce della Luna ad essere due, quanto quelle di Kelly Jones.

Che deve dividersi tra una bugia che le permette di mantenere un lavoro sicuro e l’amore che comincia a sbocciare nei confronti di Cole. Insomma, il regista di Fly Me to the Moon Greg Berlanti, non ha lasciato nulla al caso e fino all’ultimo ci trattiene su quel filo che non ci permette di cadere né da una parte né dall’altra.

Fly Me to the Moon
credits: Apple Studios

Fly Me to the Moon è una commedia romantica che ha un sapore meno melenso e più intrigante. Non è una semplice storia d’amore tra due persone che prima si odiano e poi si amano, non è nemmeno un’altra storia sull’allunaggio. È interessante proprio perché ha tante sfumature di lettura (qui se vi interessano film simili). C’è il punto di vista di Kelly, che vede il progetto Apollo 11 come un’occasione per crescere professionalmente e per definirsi in quanto donna lavoratrice in una società che non è ancora molto pronta a questo genere di cose. C’è il punto di vista di Cole, che affronta dei problemi col passato e che mette tutto se stesso nel progetto che sta portando avanti.

Ma c’è anche molto il punto di vista dello spettatore, non solo di Fly Me to the Moon ma anche dell’allunaggio stesso.

La cosa interessante è, infatti, che ci sembra di essere spettatori di quello stesso evento storico, soprattutto perché la narrazione viene portata avanti in un modo molto tecnico anche sulle inquadrature e sulle scelte visive. I set che Kelly e i suoi utilizzano per ricreare la falsa Luna sono familiari, le emozioni che provano tutti quanti davanti al vero allunaggio sono autentiche. Abbastanza da renderci partecipi tutti.

Scarlett Johansson e Channing Tatum (se volete recuperare una delle sue ultime fatiche) fanno un ottimo lavoro su due personaggi che sembrano non avere troppa chimica. E, almeno inizialmente, questo è funzionale alla trama. Quando tra i due comincia a nascere una certa complicità, risultano assolutamente convincenti. Se da una parte ci aspettiamo fin da subito una storia d’amore perché tra i due protagonisti di Fly Me to the Moon nasce una tensione palpabile, dall’altra la trama amorosa che viene portata avanti non è scontata. E soprattutto non è noiosa.

Le loro differenze, ciò che li rende Kelly e Cole, sono la loro forza ma anche la forza stessa del film. Come se i due andassero a rappresentare due tipi di persone che si approcciano al tema principale, l’allunaggio.

Persone come Kelly da una parte, disposte a credere a tutto pur di darsi una spiegazione, disposte a scendere a patti con la realtà. E persone come Cole dall’altra, sognatori infallibili, disposti solo a lottare per quello in cui credono, anche a rischio di ferirsi da soli. Fly Me to the Moon ci racconta, in qualche modo, una dualità che è sempre esistita e che sulla questione dell’uomo sulla Luna si è inasprita nel tempo.  

Fly Me to the Moon
credits: Apple Studios

Ciò che stupisce, in senso positivo, è proprio questa spiccata critica sociale che Fly Me to the Moon porta avanti, oltretutto con una leggerezza fuori dal comune che accompagna in modo naturale lo spettatore. Fly Me to the Moon, infatti, non è solo un film romantico che ha come trama di fondo l’allunaggio, anzi.

Più ci si ragiona più è facile capire come sia un vero e proprio film filosofico che dibatte, pur se con un linguaggio semplice e adatto a tutti, di questioni morali e sociali che hanno toccato gli Stati Uniti alla fine degli anni Sessanta e non solo.

Fly Me to the Moon è un film politico, e poi è anche una commedia romantica. Perché in fondo nulla impedisce alle due cose di convivere e di sussistere insieme, proprio come nulla e nessuno impedisce a Kelly e a Cole di unirsi nonostante le differenze. Nulla impedisce allo spettatore di sognare l’altra faccia della Luna, quella che non vede e che (fatta eccezione per pochissimi eletti) non vedrà mai. Eppure, anche se invisibile, l’altra faccia della Luna c’è, la sua esistenza è legata alla speranza e al sogno, ma c’è. Così come Fly Me to the Moon, che di sogni e speranze si nutre e si sostenta.