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La spiegazione del finale di Forrest Gump

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In vista della recentissima uscita in sala di Here, l’ultimo capolavoro del vibrante Robert Zemeckis, con l’eccezionale partecipazione del gigantesco Tom Hanks e della sublime Robin Wright, è sempre una buona idea tornare a parlare dell’unico e inimitabile Forrest Gump. Ma dove eravamo rimasti? Beh, che dire, dopo ogni puntuale rewatch della pellicola, l’emozione, l’introspezione e l’empatia la fanno da padroni in ogni caso. Perché tante cose diverse è Forrest Gump.

E pochi altri prodotti possono eguagliarlo in termini di qualità di regia, narrazione e, ovviamente, significato. Ebbene, avevamo lasciato il nostro Forrest seduto su una panchina. E fino a qui tutto bene. Lì aveva appassionato con le memorie della sua vita alcuni passanti più o meno interessanti alla sua strabiliante storia. Aspettava un autobus per raggiungere l’appartamento della sua carissima Jenny che, dopo l’unica e ultima notte trascorsa insieme e un suo fugace “ti amo”, era scappata via da lui. Di nuovo.

Forrest Gump da bambino

Stavolta, però, qualcosa era chiaramente cambiato

Di fatto la donna le aveva chiesto di raggiugerla e anche con una certa urgenza. L’incontro è stato pertanto enfatico come sempre, accompagnato dalla classica scatola di cioccolatini come la vita e tanto amore negli occhi. Poi hanno suonato alla porta e una giovane ragazza ha lasciato nelle braccia di Jenny un tenero bambinetto che la chiama “mamma”. Siamo proprio qui, di fronte al plot twist più inatteso e vibrante di Forrest Gump. In quella appassionata notte di intimità, Jenny, l’unica donna che avesse mai amato dopo sua madre, le aveva praticamente fatto il regalo più bello del mondo. Parole sue.

Forrest Junior era suo figlio, e indovinate un po’? Era tanto intelligente e capace. E questo interessava sapere a Forrest Senior più di tutto il resto. Anche se non riuscirà nemmeno a pronunciare l’aggettivo ad alta voce perché interrotto da lacrime di gioia. A questo proposito, tuttavia, in quel preciso istante in cui lui chiede conferma a Jenny, è come se la sovrastruttura narrativa del film perdesse un portante pilastro. È evidente infatti che l’obiettivo del regista fosse quello di raccontare la storia di un uomo leggermente sottodotato cognitivamente rispetto alla media il quale, ciò nonostante, fosse riuscito a raggiungere grandiosi traguardi.

Forrest è uno che ha avuto successo rientrando tra i più grandi nomi della storia americana, senza averne troppa consapevolezza o pensare alle conseguenze. In maniera del tutto incondizionata è stato un eroe di guerra. E non una qualsiasi, proprio la Guerra del Vietnam. È stato campione di ping pong (un articolo sul ping pong amoroso di Malcolm e Marie), ha fondato un’azienda sul commercio dei gamberi e ha corso per più di 3 anni da una costa all’altra degli USA, esattamente come l’uomo da cui è ispirata la sua storia.

Forrest fa tutto senza pretendere nulla in cambio

E privo di supponenza o esibizionismo, egli rimane umile e fedele agli insegnamenti di una madre che, tra le altre cose, perderà. Quindi, quel pianto interrotto dalla sua premura nei riguardi del figlio è come se volesse rinnegare quanto difeso a denti stretti fino a a quel momento. Tuttavia non si tratta davvero di questo. Sembra piuttosto un modo per rendere ancora più umano e sensibile un uomo come Forrest, che non è mai riuscito davvero ad esternare i suoi sentimenti. E quale miglior momento di quello per farsi conoscere nel profondo, senza paranoie o filtri.

Ma non è tutto. In quella stessa sede ribadirà il suo amore per Jenny e lei le permetterà finalmente di sposarla. Adempiranno così al più ambito dei sacramenti nel prato di fronte la sua villetta in Alabama, con pochi amici e tanta felicità. Erano infatti tornati in quella casa affinché l’aria di campagna e le attenzioni di Forrest facessero guarire Jenny da un virus che i medici non riuscivano a debellare. A questo punto, tante sono le ipotesi. Ma visto il trascorso della donna fatto di droghe e sesso sicuramente troppo libero per essere protetto, si trattava possibilmente di HIV (per restare in tema, per voi un articolo su Fellow Travelers) o simili. Così un sabato mattina si spegnerà, dopo aver avuto la conferma che nelle infinite e pregnanti storie di Forrest lei c’era sempre. Nonostante, il più delle volte, lei si fosse concessa di abbandonarlo.

Forrest Gump racconta la sua vita alla prima passante

Detto ciò, Forrest rimarrà da solo a crescere il suo figlioletto, il suo orgoglio più grande

Gli cucinava a dovere tutti i pasti, leggevano vari libri e giocavano all’aperto. Fin quando arriverà il primo giorno di scuola e, esattamente come sua mamma faceva con lui ogni giorno, lo accompagnerà alla stessa fermata dello scuolabus. Nel suo zainetto noterà poi con sorpresa la presenza del suo quaderno-diario di quando era piccolo! Mentre iconico sarà il momento in cui, una volta arrivato il bus, il figlio vi salirà spavaldo rispondendo con padronanza e sicurezza all’insolente autista che in passato si divertiva a prendersi gioco del padre.

Era proprio diverso da lui e questo interessava a Forrest Gump. Ma un dettaglio gli sfuggiva. In realtà, dall’esterno, chiunque lo considerava ormai da tempo una persona incredibilmente forte e coraggiosa. Un vincente, nonché quello stravagante e puro personaggio che tutti vorremmo conoscere almeno una volta nella vita. Quindi Forrest Junior era esattamente come lui, un grande. E non era soltanto questa considerazione a essergli scivolata via. Anche una piccola e candida piuma era cascata dalle pagine del suo vecchio quaderno una volta aperto davanti al figlio.

Pertanto quella piuma che dava inizio al viaggio di Forrest Gump, ce la ritroviamo nello stesso cielo sul finale

A tal proposito, prepotente appare il simbolismo annesso a questo elemento della natura, che rende onore a tutte le altre allegorie che attraversano la storia. La piuma è infatti fragile e volubile come l’anima del protagonista. Ma soprattutto come il suo destino chiaroscuro. Quello di cui parlava sempre sua mamma e che era stato spesso a suo favore e gli aveva offerto innumerevoli conquiste, momenti memorabili e di crescita, l’Amore e la famiglia. E tale piuma bianca ci si piazza sullo schermo mostrandoci l’oscurità di un The End che ci resta addosso per giorni, o forse anni.

Solo in quel preciso istante, così, ci rendiamo davvero conto a che cosa abbiamo assistito per più di due preziosissime ore. E quando qualcuno vuole leggere della politica o della denuncia sociale sugli eventi storici che con i meravigliosi flashback vengono percorsi, è comunque il benvenuto. Non è un film rivolto soltanto a un pubblico di sentimentali che ha voglia di un guilty pleasure di peso e immortale. Parla infatti, seppur a voce bassa, a tutti coloro che hanno vissuto sulla propria pelle le conseguenze del Vietnam (ecco la recensione di una serie sul Vietnam), o a chi è nato da genitori frutto di incontri tra hippy in viaggio con carovane di musica, birra e fiori.

una scena del film

Il film è dedicato quindi ai pregi e difetti degli USA nei loro “anni d’oro”

Il valore della difesa e l’orgoglio nazionale sono qui elementi cardine, ma mai eccessivamente celebrati. Questo poiché sono conseguenti a una dedizione superficiale alla popolazione e dunque all’aspetto civile di tali eventi. Il film risulta poi come l’analisi di una cultura che esalta spesso la perfezione rimanendo stupita se l’inesatto, infine, ottiene ugualmente ottimi risultati, lasciando un segno ancor più marcato. Forrest Gump pertanto apre il fuoco sulle libere opinioni di chi guarda… visto che il suo protagonista non si azzarderebbe mai di imporci la sua.

Semmai lo fa in silenzio, con puntuale delicatezza e il sacro dono dell’implicito. E se un commentatore devoto al black humor direbbe che quell’iconica piuma fosse un omaggio a chi c’ha lasciato le penne in quel marasma di eroismo, medaglie all’onore e successivi cortei dell’opposizione, Forrest Gump ci risponde con l’infausta fine del caro Bubba e del vigoroso tenente Dan.

Entrambi diventano infatti i simboli del messaggio conclusivo di Forrest Gump

Quest’ultimo è tale da possedere scintillanti note distese unite a gelide lame più tragiche. La leggerezza di un individuo come Forrest ci insegna dunque a planare sulle difficoltà, come direbbe Calvino (ecco un focus su La Città invisibile). Elaborando il dolore e risolvendo tutti i problemi del passato per riuscire così ad andare sempre avanti. Sua madre avrebbe fatto di tutto per Forrest. Tuttavia, aveva capito sin da subito che lo avrebbe dovuto abituare ad andare avanti con le sue gambe, nonostante i suoi ulteriori limiti posturali.

Sapeva infatti che a un certo punto lo avrebbe dovuto lasciare da solo per sempre, e lui sarebbe dovuto sopravvivere con le proprie forze. Così non si fermerà mai più. Dalla corsa via dai bulli di scuola, a quella per sanare il suo cuore spezzato. Si fermerà solo quando sarà, udite udite, un po’ stanchino dopo incommensurabili chilometri percorsi. E se non lo avesse fatto probabilmente non avrebbe mai conosciuto suo figlio. E probabilmente non avrebbe mai goduto del privilegio di sentire il suo cuore battere all’infinito.