Al giorno d’oggi sappiamo quanto sia difficile trovare un film horror che funzioni davvero e che non si appoggi sui soliti stereotipi che ormai lo caratterizzano: sto parlando dei classici jumpscare, risvolti più che prevedibili, sceneggiature piene di buchi e via dicendo. Che cosa succede, però, quando un horror non solo non fa paura ma riesce a far ridere nel modo più sbagliato possibile? Quando la risata non è voluta ma quello che vedi sullo schermo è talmente grottesco e fuori posto che il sorriso ti spunta lo stesso? Sebbene Prime Video rimanga, a mio parere, la casa degli horror di serie B, sono riuscita a trovare 7 film horror presenti su Netflix che ho affrontato con lo humor che si addice alle peggiori puntate di Friends.
1) Cam
Il primo film della lista ha un trama che parla da sé: rilasciato da Netflix nel 2018, vede come protagonista la camgirl Alice, la quale si ritrova ad avere a che fare con un doppelgänger di se stessa; quest’ultimo sembra determinato a rovinarle la carriera e arriva addirittura a minacciare la sua sicurezza. Netflix aveva la possibilità di aggiungere al catalogo un prodotto innovativo: la scelta di trattare di temi cari ad un pubblico giovane, quali il sesso virtuale e il cyberbullismo, poteva coniugarsi con un’atmosfera intrigante nel creare un film ricco di suspense. Come risultato, ci troviamo davanti un film che non solo è un grande buco nell’acqua ma risulta grottesco: più di una volta mi sono ritrovata a ridere davanti ad una scena che doveva trasmettere ansia (fingere di suicidarsi con un coltello in diretta televisiva per aumentare gli ascolti parla da sé). Davvero un peccato quando si tratta di una tematica affascinante come il cybersesso; a maggior ragione se la sceneggiatrice ha un passato nel settore.
2) The open house
Ammetto di aver sperato che The open house riuscisse a distaccarsi da forse il più grande cliché del genere horror (complice forse un Dylan Minnette come protagonista ancora fresco dal successo della prima stagione di 13 Reasons Why): la casa infestata da oscure presenze e un protagonista a cui, pur davanti all’evidenza, sembra non credere mai nessuno. Se è vero che questo horror di Netflix non si serve dei soliti pretesti, non riesce a sfruttare in alcun modo un aspetto in realtà poco usato all’interno del genere e che avrebbe potuto fornire interessanti spunti di narrazione: quello della casa che attende di essere venduta e che di conseguenza rimane aperta al pubblico una volta alla settimana. Inquietante, no? Ecco, non solo The open house non fa paura, ma presenta una trama e soprattutto un finale (per chi l’ha visto, una doccia fredda in tutti i sensi) ai limiti dell’assurdo. Non puoi permetterti un hotel e, pur sapendo che in casa tua si aggirano presenze non identificate e potenzialmente pericolose, decidi di rimanere un’altra notte. Non chiedetemi di rimanere seria.
3) Il gioco di Gerald
Il gioco di Gerald è una delle tante trasposizioni cinematografiche dei romanzi di Stephen King presenti su Netflix; uscito nel 2017 e accolto abbastanza positivamente dalla critica, il film forse non riesce a riportare la bizzarra genialità che caratterizza il romanzo d’origine, ma è sicuramente capace di trasmettere l’angoscia che si prova leggendolo. Qui lo humor è presente nella maniera più grottesca possibile: per evitare di rimanere coinvolta nei giochi mentali che il film fa con lo spettatore, mi sono ritrovata a prendere in giro la protagonista per la spada di Damocle che sembra essere calata sulla sua testa. La prossima volta, magari utilizzate una corda.
4) Cappuccetto rosso sangue
In questo caso le parole “liberamente ispirato” fanno più paura del film stesso. Cappuccetto rosso sangue, uscito nel 2011, riprende ben poco dalla fiaba di Perrault e si dimentica di essere un horror, finendo per presentarsi come un fantasy d’avventura con l’unico pregio di avere dei bei costumi. Inoltre, ci insegna a non diffidare degli sconosciuti e che i lupi possono essere non solo mannari, ma addirittura far parte della tua famiglia. Quando si dice “non c’è limite al peggio”…
5) La babysitter
Mi sento di fare una domanda ai ragazzi: chi non ha avuto almeno una volta una cotta per la propria babysitter? Fin qui tutto normale. Ma che cosa succede se la vostra babysitter si rivela l’adepta di un culto satanista il cui unico obiettivo è quello di sacrificarvi come un agnello al macello? Non aggiungo altro, ma potete sentire da lontano le risate che mi sono fatta durante la visione di questo film. Ricordatevi una cosa, però: prima di compiere un massacro, è obbligatorio giocare al gioco della bottiglia.
6) Slenderman
Cavalcando l’onda del successo dell’omonimo personaggio protagonista di svariati racconti dell’orrore, il film del 2018 ci prova e ci riprova a far paura; e no, non ci riesce mai. Di materiale ne aveva: un uomo alto, calvo, bianco e privo di lineamenti che si aggira nelle foreste e rapisce bambini innocenti. Come prevedibile, quello che dovrebbe essere il protagonista viene tuttalpiù nominato e raramente compare; in compenso, il film ci regala un’ora e mezza di ragazzini scellerati che, come qualsiasi horror di serie B che si rispetti, decidono “per divertimento” di evocare presenze demoniache senza pensare alle conseguenze. Se hai intenzione di recarti nella foresta a mezzanotte in cerca di Barbablù, aspettati almeno una risata da parte mia.
7) It – capitolo due
Concludo questo elenco con il film horror di Netflix in cui non solo riponevo grandi speranze ma che mi ha fatto ridere di più, e non in senso positivo.
Complice anche un primo capitolo che, pur non essendo stato all’altezza dell’opera letteraria, era comunque riuscito a fare il suo dovere nel riportare alla luce probabilmente il romanzo horror per eccellenza. Forse perché temo la parola “reinterpretazione” quasi quanto temo il sostantivo remake, o forse perché ancora traumatizzata dai balletti di Pennywise nel film precedente, non ho potuto fare a meno di ridere. Le scelte narrative operate non solo hanno stravolto la storia ma hanno impedito alla maggioranza degli spettatori di comprendere il vero significato della saga; personalmente ho passato quasi tre ore a sorridere nervosamente. Menzione d’onore agli insetti con la faccia da neonato che spuntano dai biscotti della fortuna: mi aspettavo di tutto e sono rimasta comunque sorpresa.