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5 motivi per cui dovreste vedere questi 5 film ingiustamente sottovalutati

xavier dolan
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Attenzione: L’articolo può contenere spoiler su Eagle vs Shark, I Pionieri, Frances Ha, Matthias & Maxime, Io ballo da sola.

Il mondo del cinema ci regala da oltre un secolo storie intramontabili, capaci di farci sognare e volare con la fantasia. Ogni anno, sono moltissimi i film che vengono rilasciati in giro per il mondo, da case di produzione dalle diverse dimensioni e finalità. In un mercato così frenetico, non sono disponibili soltanto i grandi lungometraggi colossali che polarizzano l’attenzione di pubblico e media, come nel caso del recentissimo successo da record del live-action di Barbie con Margot Robbie e Ryan Gosling. Il panorama cinematografico è ricco di titoli eterogenei. Ce ne è per tutti i gusti e di tutte le tipologie. Purtroppo però, in un contesto così strabordante d’offerta, sono molti i progetti che finiscono per essere oscurati, non ottenendo a pieno la giusta attenzione che meriterebbero al pari di altri. Spesso opere prime o di registi emergenti, ma non solo, anche inattesi insuccessi di creativi già affermati. Sono molti i film ingiustamente ignorati, sommersi dal marasma audiovisivo, o sottovalutati. E le ragioni possono essere tante e diverse tra loro.

L’occasione del tempo libero concesso dal periodo estivo è l’ideale per recuperare alcuni titoli poco noti o sottovalutati che meriterebbero qualche attenzione in più. Dunque, ecco qualche ragione in più per incentivare la visione di film come I Pionieri, opera prima del regista italiano Luca Scivoletto.

1) Eagle vs Shark (2007)

taika waititi
Eagle vs Shark (640×408)

Eagle vs Shark è l’opera prima di Taika Waititi, regista neozelandese divenuto noto al grande pubblico grazie a progetti come What We Do in the Shadows (2014; 2019-), Thor: Ragnarok, (2017) Jojo Rabbit (2019), Avengers: Endgame (2019), Reservation Dogs (2021-), Our Flag Means Death (2022-), Thor: Love and Thunder (2022) e molti altri. Eagle vs Shark è un’atipica commedia romantica scritta e diretta dal noto regista nel 2007. Con il suo debutto, Waititi offre una storia bizzarra e intervallata da momenti di stop-motion con al centro due giovani disadattati. Lily (Loren Horsley) è una donna timida, malinconia, non particolarmente popolare e con la passione per il cantautorato. Lavorando per una catena di fast food, la co-protagonista sviluppa una cotta per il cliente abituale Jarrod (Jemaine Clement), un geek asociale impiegato in un negozio di videogame. Con l’occasione di uno strambo festino a casa di Jarrod, in cui il tema è vestirsi dal proprio animale preferito, i due iniziano a frequentarsi. Il racconto della loro insolita storia d’amore è attraversato da una somma di piccoli e grandi eventi che permettono a entrambi di conoscersi e riconoscersi tramite l’altro e la relazione. Vendetta, lutto, famiglia e una goffa scoperta del sentimento in un contesto malinconico e stravagante. Eagle vs Shark ha un apparato più ridotto rispetto agli enormi progetti in cui Taika Waititi è oggi coinvolto, ma rimane un lungometraggio modesto, singolare, grottesco e dolcissimo da recuperare. Con uno stile distintivo e un umorismo eccentrico, è un lungometraggio con cui conoscere meglio il regista tramite le assurde e sincere emozioni provate e ritrovate da Lily e Jarrod.

2) I Pionieri (2022)

i pionieri
I Pionieri (640×353)

Una coscienza a forma di Berlinguer dovrebbe essere una ragione più che valida per convincervi a vedere I Pionieri, opera prima di Luca Scivoletto. A metà strada tra Moonrise Kingdom (2012, dir. Wes Anderson) e Jojo Rabbit (2019, dir. Taika Waititi), I Pionieri è un coming-of-age comico e politico-satirico che colloca in un’ambientazione italianissima. Nella Sicilia del 1990, il protagonista è Enrico (Mattia Bonaventura), dodicenne figlio di genitori particolarmente coinvolti nelle vicende del Partito Comunista Italiano: il padre è un funzionario del PCI e la mamma è una militante integralista. E infatti, il giovane deriva il proprio nome dal leader politico Enrico Berlinguer. Cresciuto sin dalla nascita in un contesto estremamente politicizzato e legato alle ideologie del partito, il protagonista fa fatica a conciliare la vita familiare con l’appena raggiunta adolescenza. Spinto dal desiderio di essere un ragazzino come gli altri, con sneakers di marca e videogiochi, e di evitare a tutti i costi di passare le vacanze estive col padre nelle sezioni, Enrico decide di scappare dal proprio tormento. Assieme al fedelissimo amico Renato (Francesco Cilia), attivista politico fermamente convinto, fugge nella foresta e rifonda il campeggio de i Pionieri, storico gruppo scout comunista. Perseguitati dall’inopportuno bullo Vittorio Romano (Danilo di Vita), figlio del principale fascista del posto, i Pionieri vivono a rapida fuga estiva e formativa, alla scoperta dell’amore, della lealtà, dell’amicizia e della libertà. Nel frattempo, il povero Enrico è talmente segnato dalla nuova esperienza, che continua persino a parlare con la propria coscienza, che non può che avere la forma del celebre Berlinguer (Caudio Bigagli), mito a cui è tanto legato sin dalla nascita. I Pionieri è un film satirico, nostalgico e tenero che prende avvio dall’esperienza personale dell’infanzia dello stesso regista, restituendo una storia sopra le righe, ricca di riferimenti e con brillanti tempi comici.

3) Frances Ha (2012)

frances ha
Frances Ha (640×351)

Attualmente al centro del successo e dell’attenzione dei media grazie al live-action Barbie (2023), Greta Gerwig è da diversi anni impiegata nel mondo del cinema e della narrativa in diverse vesti: regista, sceneggiatrice, produttrice e attrice. Ben prima del suo debutto solista alla regia con Lady Bird (2017), Gerwig ha collaborato alla scrittura di diversi lungometraggi, come Hannah Takes The Stairs (2007), Nights and Weekends (2008) e Mistress America (2015). Tra questi, lo sceneggiato più incisivo è senza dubbio quello di Frances Ha (2012), a cui ha lavorato assieme al compagno e regista Noah Baumbach. Nella pellicola diretta da Baumbach, Greta Gerwig interpreta anche i panni della protagonista Frances Halladay, una ventisettenne statunitense e aspirante ballerina che vive assieme alla migliore amica Sophie a Brooklyn. Frances Ha è una commedia drammatica che segue le gesta della sua tormentata eroina, mentre esplora aspramente gli alti e bassi della sua precaria esistenza tra amori, amicizie, sogni e delusioni. Nella vita di Frances, tutto sembra passeggiero nella frenesia della metropoli, persino l’apparentemente indissolubile amicizia con Sophie. In un lungometraggio girato completamente in bianco e nero, la protagonista cerca il proprio posto nel mondo e l’ardua affermazione professionale. Il risultato è un racconto atemporale, romantico e malinconico che ritrae una condizione comune e odierna. Da un appartamento all’altro, da una storia d’amore all’altra, Frances naviga i suoi vent’anni, tra sogni e soldi limitati, finendo per essere il riflesso di una donna di qualsivoglia epoca. Pur conscia delle mete che desidera raggiungere, non dispone dei mezzi sufficienti, eppure, continua a vivere, a sperare e ad andare avanti, buttandosi a capofitto nei suoi sogni. Frances Ha è un film pieno di emozioni e onestà in cui emerge tutto il talento di Greta Gerwig, sia per la scrittura che per la recitazione.

4) Matthias & Maxime (2019)

xavier dolan
Matthias & Maxime (640×338)

Xavier Dolan è stato acclamato internazionalmente per i vari progetti realizzati nonostante la giovane età. A trentaquattro anni, il regista ha già diretto otto progetti cinematografici, guadagnando di diritto il titolo di enfant prodige del cinema contemporaneo. Ciò nonostante, i suoi lavori hanno riscontrato un successo eterogeneo. Dopo la fama mondiale ottenuta con il successo unanime del suo quinto film da regista, Mommy (2014), i progetti che hanno fatto seguito non hanno equiparato, in maniera tanto indistinta come in precedenza, le alte aspettative. In particolare, una delle pellicole più ingiustamente sottovalutate di Dolan è Matthias & Maxime (2019), ottava opera dell’enfant prodige, e attualmente l’ultima disponibile. Nonostante l’attenzione sempre attratta verso un prodotto del noto regista canadese, Matthias & Maxime non ha ottenuto il giusto riconoscimento. La storia pone al centro due amici d’infanzia: Matthias (Gabriel D’Almeida Freitas), un avvocato in preda a una crisi di identità, e Maxime (lo stesso Dolan), con un passato travagliato e l’imminente trasferimento in Australia in cerca di fortuna. A causa di una scommessa persa, i due prendono parte alla realizzazione di un cortometraggio studentesco di un’amica, in veste di soggetti principali. Tra le sequenze, è previsto persino un bacio. Il pretesto delle riprese, apre al caos, scuotendo le convinzioni di Matthias e Maxime. Come in diversi film del regista, un tema frequente sono identità e sessualità, intrecciati sottilmente con i legami familiari e di amicizia. Una tensione costante pervade la poetica del racconto, nel tentativo di comprendere e combattere i sentimenti. Ingiustamente poco considerato, Matthias & Maxime è un perfetto sunto dello stile e della lirica di Xavier Dolan, districato nel rapporto intimo e nella chimica irrisolta tra i due protagonisti.

5) Io ballo da sola (1996)

stealing beauty i pionieri
Io ballo da sola (640×350)

Bernardo Bertolucci è tra i registi italiani più celebrati di sempre. Eppure, dopo aver raggiunto opere colossali come Ultimo Tango a Parigi (1972), Novecento (1976), o L’ultimo Imperatore (1987), anche il grande direttore ha fatto ritorno a film di più ridotte dimensioni, con risultati non sempre equiparabili a quelli attesi o passati. Non solo lo scarso successo del suo ultimo progetto Io & Te (2012), uno dei film più sottovalutati e trascurati di Bernardo Bertolucci è Io ballo da sola (1996). Con Liv Tyler nei panni della protagonista, la pellicola narra le vicende della diciannovenne americana Lucy che, a seguito del suicidio della madre poetessa, giunge in Italia per stare nel casolare di una coppia di amici di famiglia tra le colline della Toscana. Nella casa è radunato un gruppo variegato di artisti, e l’arrivo della magnetica Lucy dà una svolta alla quotidianità della comunità. Tramite il soggiorno toscano, la giovane protagonista avvia un percorso di transizione e iniziazione all’età adulta, in cui il trauma lasciato dal lutto gioca un ruolo importante. Da adolescente a donna, Lucy vive nuove esperienze e fa nuovi incontri che la segneranno per sempre, tra la rincorsa perdita della verginità, la scoperta del passato materno e la ricerca della vera identità del padre. Comparato alle grandi opere passate del regista, Io ballo da sola è un coming-of-age che soffre il peso delle aspettative e della sontuosità di un direttore votato a racconti più mastodontici. Ciò nonostante, la pellicola resta una storia fuori dal tempo e dallo spazio, una bolla artificiale in cui risuonano gli echi di un cinema passato, con gli iconici movimenti di camera e i fascinosi sguardi della giovane Liv Tyler, che ammaliano chiunque la circondi.

La classifica di tutti i film di Xavier Dolan, dal peggiore al migliore