Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di alcuni film del maestro Miyazaki
Hayao Miyazaki è uno dei più grandi animatori e sceneggiatori della storia del Giappone, e non solo. Le sue storie sono ormai diventate leggende, storie da raccontare e da tramandare; la sua narrazione affascina in un modo unico nel suo genere e conquista grazie ad un equilibrio perfetto tra misticismo, fantasia e realtà. L’ultima fatica del maestro Miyazaki è Il ragazzo e l’airone, uscito nelle sale cinematografiche il primo giorno del 2024, ed è un film che in qualche modo riesce a racchiudere in sé tutte le istanze che rendono Miyazaki riconoscibile. Va detto che Hayao Miyazaki non perde mai occasione di apporre la sua cifra stilistica, in tutti i suoi film, che rende le pellicole coerenti col suo cinema e molto identificabile a noi che guardiamo. Quello che distingue Hayao Miyazaki da tutti gli altri, e che lo rende un maestro nel suo genere, è prima di tutto un’animazione perfetta, curata nei minimi dettagli e delineata come fosse un quadro. La fotografia, infatti, è uno dei punti cardine del cinema di Miyazaki. Ma più di tutto, Hayao Miyazaki ci aiuta a non crescere mai e, attraverso un mix di magia e dolcezza ma anche di complessità e dolore, parla al nostro cuore, con parole dolci ma severe.
Prima di tutto Hayao Miyazaki riesce, nella sua immensa bravura, a ridefinire in qualche modo l’immaginario collettivo che da sempre si crea intorno all’animazione giapponese, troppo spesso ricondotta solo ad anime di tipo magico o violento.
Il maestro dell’animazione riesce a riqualificare la sua arte, grazie soprattutto alla narrazione: nei suoi film non vediamo solo dei personaggi, né solo delle storie, vediamo piuttosto srotolarsi una serie di vicende complesse e intriganti allo stesso tempo, che creano un mondo intorno ad ogni azione che il personaggio può svolgere. Le sue sceneggiature sono degli esempi di scrittura cinematografica, e questo fa la differenza, soprattutto nel mondo dell’animazione. Proprio per allontanarsi da un certo stereotipo di animazione giapponese, Miyazaki non si limita a raccontare una storia, bensì inserisce temi anche molto complessi come la politica, il dolore, la tecnologia e li affronta in modo molto coerente ma soprattutto apparentemente molto leggero. Il suo modo di fare e di scrivere, quasi fanciullesco, aiuta lo spettatore a non drammatizzare troppo quello che sta vedendo ma allo stesso tempo ad interiorizzarlo senza quasi rendersene conto. Il cinema di Hayao Miyazaki è in grado di unire, da questo punto di vista, il nostro animo infantile con quello adulto, creando un equilibrio che ammalia.
Il tema dell’infanzia è un tema centrale, nel cinema di Miyazaki ed è uno dei temi che più degli altri parla al cuore dello spettatore; i suoi film, prima di tutto, mettono spesso al centro i bambini che non sono però bambini ingenui e indifesi, bensì coraggiosi ed energici. Si vedano, su tutti, Kiki consegne a domicilio e La città incantata. I ragazzini che Hayao Miyazaki rappresenta devono lavorare per vivere, sono spesso soli e spesso sono malinconici, ma mai arrendevoli. Il maestro, mettendo al centro il tema dell’infanzia, ci trasporta in un mondo che può non sembrare ideale ma che in qualche modo ci ritroviamo a sognare, complice un’atmosfera spesso onirica. Quando un qualsiasi spettatore si ritrova di fronte ad un film di Miyazaki, torna facilmente bambino ma non in maniera semplicistica quanto piuttosto in maniera empatica coi personaggi; si rende conto, insomma, che nessun adulto farebbe mai ciò che fanno i ragazzi di Hayao Miyazaki e questa è proprio una delle armi vincenti del cinema del maestro giapponese. Miyazaki non vuole parlare ai bambini (o non solo, almeno), vuole parlare a degli adulti che fanno difficoltà a tornare bambini, in una società che impone loro un rigore quasi ferreo.
Ed è proprio la società un tema che Hayao Miyazaki non manca di affrontare. Se è vero, infatti, che il maestro dell’animazione giapponese porta avanti una narrazione molto il linea con la sua cultura, raccontando abitudini e paesaggi tipicamente giapponesi ed esaltando figure orgogliosamente riconoscibili, è vero anche che non manca di inserire temi sovversivi come l’antimilitarismo o l’ecologia. Il cinema di Miyazaki sa parlare al cuore delle persone anche perché è vero e chiaro, è un cinema lineare che si propone di parlare a tutti, senza distinzioni soprattutto di classe sociale. È un cinema puro, quasi ancestrale, che vuole essere per tutti e parlare ad un pubblico più vasto possibile. E la sua bellezza magica risiede proprio nella semplicità con cui si affronta una narrazione complessa: Hayao Miyazaki è in grado di raccontare una guerra dilaniante, inserendo anche dei riferimenti molto personali, con dei personaggi che riescono ad essere perfino divertenti (si veda Porco Rosso). E questa sua chiarezza, questa sua schiettezza, rendono Hayao Miyazaki uno scrittore e un regista comprensibile e amato da tutti. Principalmente perché è in grado di tradurre la sua esperienza in un sogno a cui tutti possono assistere e che tutti possono amare.
Ma perché, quindi, Hayao Miyazaki riesce ad arrivare dritto nei cuori della gente? Semplicemente perché ci racconta un sogno, un sogno spesso irrealizzabile, che prevede peripezie di ogni tipo e che il più delle volte è pericolosissimo, ma pur sempre un sogno. Un sogno che non si delinea solo attraverso una storia in cui ci si può riconoscere, si delinea piuttosto in un’atmosfera fatta di nuvole, di paesaggi onirici e personaggi magici. I film di Hayao Miyazaki parlano la lingua dei sogni, tutto è spesso sospeso tra il reale e l’immaginario e i personaggi riescono sempre ad essere magnetici, nella loro unicità. Hayao Miyazaki sa come fare a creare un mondo intorno alla storia che racconta, con la fotografia ma anche con l’arte pittorica. Quando vediamo un film di Miyazaki ci ritroviamo catapultati dentro un quadro che è in grado di attirare la nostra attenzione, tanto da farci rimanere incantati. Parlando un linguaggio magico e quasi esoterico, Hayao Miyazaki arriva al cuore delle persone perché parla al loro animo più ribelle, all’animo più fanciullesco ma anche all’animo più adulto e stanco che non vede l’ora di lasciarsi andare. Il maestro sa perfettamente come unire un’istanza romantica con una dolorosissima, e Il ragazzo e l’airone ne è un ottimo esempio.
L’ultimo film di Miyazaki, infatti, dimostra quanto le emozioni siano sempre centrali nella scrittura e nel cinema del maestro giapponese; la filosofia si fonde con la storia del Giappone ma, allo stesso tempo, parla dritto al cuore raccontando l’elaborazione del lutto e una sofferenza emotiva fuori dal comune ma anche molto riconoscibile. La chiave di lettura che Hayao Miyazaki utilizza sempre è proprio riconducibile a questo equilibrio (spesso molto stabile) tra personale e generale: riesce ad arrivare al cuore di tutti anche sapendo dove colpire. Laddove una sofferenza o una qualsiasi esperienza possa essere affrontata in maniera personale e individualistica, Hayao Miyazaki la affronta anche in maniera universale, così che tutti possano rivedersi nei suoi personaggi e nelle sue storie. E il fatto che affronti tutto questo con la lente del sogno e della magia, non fa altro che aiutare l’immedesimazione, facendoci fluttuare tra dolore e dolcezza, tra esoterismo e magia, tra sogno e realtà. Insomma, Miyazaki sembra riuscire a decifrare con dimestichezza ogni dilemma dell’animo umano con tenerezza, come a voler raccontare qualcosa di complesso ma nel modo più dolce possibile, di certo non per sminuirlo ma, al contrario, per sensibilizzarlo e renderlo umano.