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Il film della settimana – Insomnia

Insomnia
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Tutti abbiamo vissuto quella spiacevole situazione raccontata brillantemente da Zerocalcare in Strappare lungo i bordi: chi non è mai stato ore a scorrere i film sulle piatteforme streaming e non trovare niente da vedere pur avendo a disposizione “tutto l’audiovisivo del mondo” e pensando “è possibile che son tutti film de m*rda”? Certo, la roba bella magari l’abbiamo già vista, altra siamo in ritardo e altra ancora la teniamo per il momento giusto – se arriverà. Vogliamo evitare, però, di finire nella fantascienza polacca del ‘900 in lingua originale, andare a letto frustrati con la nostra coscienza sottoforma di Armadillo che ci costringe a interrogarci su noi stessi dicendo: “Dai su, se su ottomila film non te ne va bene manco uno, forse sei te che non vai bene”. Proprio per questo nasce la seguente rubrica settimanale, in onda ogni lunedì e rivolta sia a chi la pellicola in questione non l’ha mai vista, sia a chi l’ha già visionata e vuole saperne di più: infatti, nella prima breve parte vi consigliamo un film; nella seconda invece ve lo recensiamo, analizziamo o ci concentreremo su un aspetto particolare. E questa settimana abbiamo scelto Insomnia.

PRIMA PARTE: Perché, dunque, vedere Insomnia? Ecco la risposta senza spoiler

Disponibile su Prime Video, Sky, Now e Infinity (a noleggio su Apple Tv), Insomnia narra le indagini dell’agente Will Dormer, che viene chiamato in un paese dell’Alaska per indagare sull’omicidio di una ragazza, dove collabora con un collega e con una giovane poliziotta locale che lo idolatra, Ellie. Mentre rincorre nella nebbia il presunto colpevole, il detective uccide accidentalmente il suo partner e, per non rovinarsi la reputazione e dato che è sotto investigazione da parte del suo dipartimento, cerca di nascondere ogni indizio che possa condurre a lui, dando la colpa dell’uccisione all’assassino. Ma qualcuno l’ha visto. Inizia così un gioco al gatto e al topo in cui Bene e Male si confondono, dove i ruoli sembrano rovesciarsi e che ci conduce a quel duro ma necessario finale.

È Christopher Nolan che firma la regia del remake dell’omonimo film norvegese, risultando essere la sua opera meno caratteristica, ma solo in apparenza. Comunque, è un lungometraggio ampiamente sopra la media, merito della solida sceneggiatura, dell’ottima regia e dell’eccellente cast di attori, che annovera un superbo Al Pacino, un insolito Robin Williams e un’abile Hilary Swank che, sebbene sia relegata a un ruolo di terzo piano, si trova perfettamente a suo agio nei panni dell’inesperta detective e in mezzo a quei due mostri sacri.

Quello che ci propone Nolan con Insomnia è un thriller adrenalinico e allucinato, in cui l’indagine non è solo quella di omicidio, ma anche quella interiore di un uomo afflitto da un tormento perenne, da un’angoscia straziante, dall’impossibilità di zittire la voce della propria coscienza; il tutto è esemplificato da quell’insonnia che non lo lascia dormire. Non aiuta che in quel paesino dell’Alaska non faccia mai buio ed è proprio su questo che ci concentreremo nella seconda parte del pezzo (con relativi spoiler), perché l’ambientazione si innalza a personaggio dell’opera stessa.

SECONDA PARTE: L’importanza della luce in Insomnia

Insomnia

Come descritto precedentemente, Insomnia è ambientato in questo paese dell’Alaska, Nigthmute, immerso in un’estate artica in cui è presente il fenomeno del sole di mezzanotte, ovvero è quando quest’ultimo non tramonta mai, rifrangendo i suoi raggi sulla bianca (e uno dei significati di questo colore è, come il suo opposto, la morte) e accecante neve. La luce è onnipresente; la notte non esiste, non è universale e scontata come l’abbiamo sempre considerata. Solo quando veniamo privati di qualcosa ne scopriamo davvero l’importanza e questo è uno di quei casi: al calar del buio, è come se si resettasse ogni cosa, ci lasciassimo alle spalle tutti i problemi e le preoccupazioni della giornata, pensando che il giorno seguente avremmo un’altra possibilità. Che andrà meglio.

Eliminare la dicotomia tra luce e oscurità, però, potrebbe essere un vantaggio per Dormer e aiutarlo così a risolvere il caso più velocemente, perché di giorno è tutto più visibile e chiaro. Peccato però che un suo errore porti all’omicidio del partner, trasformando un classico poliziesco in un thriller psicologico intimista.

Già perché la scelta di un tale paesaggio non è data solo da esigenze scenografiche, ma ha un preciso significato in Insomnia.

Proprio perché il film su Sky e Prime Video si trasforma, appare ben evidente che non ha molta importanza la risoluzione del crimine, quanto l’analisi dell’interiorità dei personaggi, dei loro demoni e del loro passato. È quella la vera indagine che sta portando avanti Christopher Nolan. In particolare, Dormer non è il detective buono e giusto che Ellie apprezza o che noi pensavamo all’inizio. È così ossessionato da questa sua enorme sete di giustizia che per lui i fini giustificano i mezzi, portandolo in molte occasioni a compiere azioni illegali pur di soddisfarla e risolvere un crimine. O in questo caso, coprire le sue tracce ed evitare i ricatti del personaggio di Robin Williams. Così, l’agente di Al Pacino manifesta, attraverso le sue scelte, quell’oscurità che nella luminosa Alaska sembrava essere completamente sparita, contrapponendosi dunque all’ambientazione che lo circonda.

Anzi, è come se Dormer fosse un interrogato a cui viene puntata contro la classica luce per farlo crollare, non trovando luoghi all’ombra in cui potersi nascondere. Nolan stesso dirà a questo proposito:

“Questa luce onnipresente che penetra di continuo, come a ricordare sempre la possibilità di essere scoperti o il possibile arresto del protagonista”.

Del resto, anche Walter Finch ha più possibilità di essere catturato se la notte non lo protegge. Permetteteci una piccola parentesi: impressiona tutt’oggi il talento di Robin Williams, così credibile in un ruolo lontanissimo dalle sue corde, ma che divenne uno dei più significativi, ovvero quello dell’antagonista scrittore solitario. E memorabile è il confronto/scontro con Al Pacino. Proprio questo, che sembrava la classica contrapposizione tra bene e male, in realtà si rivela più complesso del previsto ed è la perenne luce a sottolinearlo, perché concede ai due di mostrarsi davvero all’altro, senza maschere o pregiudizi, senza essere incasellati in determinati ruoli. La luce lava via l’ipocrisia e la falsità delle categorie preimpostate della società, facendo emergere che entrambi (non solo Robin Williams) sono criminali, seppur per diversi motivi, e che rappresentano i lati inscindibili di una stessa medaglia, le due anime che ognuno ha al suo interno: è il tema del doppio, sempre presente nelle opere di Nolan. Basti pensare a Joker e Batman ne Il Cavaliere Oscuro o ad Angier e Borden in The Prestige.

Dormer, però, non riesce a vivere con quei sensi di colpa che lo stanno mangiando vivo e che possono essere letti su quel viso stanco, spaesato e perennemente velato da uno strato di inquietudine. Non riesce più a dormire e non solo perché il buio non cala mai o, come dice il personaggio di Robin Williams in questo film su Sky e Prime Video: “Per me questo è il momento peggiore della notte. Troppo tardi per ieri, troppo presto per domani.”  

Insomnia

Non sprofonda in un sonno ristoratore perché il peso sul suo cuore è troppo grande per permettergli di riposare. Così il suo corpo e la sua mente iniziano a cedere, con Al Pacino che ha realmente studiato gli effetti della mancanza di sonno sul corpo umano, riportando magistralmente sullo schermo il deterioramento del suo personaggio. Ecco che quel momento in cui dovrebbe chiudere gli occhi e smettere di pensare diviene per Dormer – il cui nome deriva beffardamente dal latino dormio, ovvero dormire – un inferno in terra, la cui punizione è pensare costantemente e ossessivamente a quei peccati che vorrebbe espiare, per liberarsi, ma non può farlo senza perdere tutto. Prevale il senso di sopravvivenza a quello di colpa, ma per quanto, dato che mente e corpo sono danneggiati? Allora, l’insonnia del titolo su Sky e Prime Video si trasforma in consapevolezza che tortura. E allora l’uomo che non dorme è avvolto da una nebbia che lo chiude in un limbo dove non è né sveglio, né addormentato, né vivo, né morto.

La luce perenne, poi, è fondamentale anche per il tema più importante delle opere nolaniane: il tempo.

Con la struttura lineare e classica di Insomnia sembra che il regista abbia abbandonato il suo marchio di fabbrica, rappresentato dagli insoliti montaggi temporali (come in Memento e Tenet) e/o dalla compresenza di più cronologie (per fare due esempi: Inception e Dunkirk). Ma non è così. Nolan colloca il tempo sul piano scenico, lo manipola per dilatarlo fino a uno dei suoi estremi e diviene un elemento che agisce direttamente sulla psiche e sul fisico di Dormer. Agli occhi di Al Pacino, così come ai nostri, giorno e notte non si alternano. La concezione temporale è, dunque, immobile, statica, come se non procedesse e, se sappiamo che giorno o che ore siano, è solo perché i cittadini locali ci informano sul tempo che il detective sta trascorrendo in Alaska.

Di conseguenza, quello creato da Nolan in Insomnia è paradossalmente un mondo luminoso immerso nell’oscurità. Ma non tutto è perduto perché, anche nel buio più profondo, ci sono piccole fiammelle che, facendosi spazio nella notte, sono pronte a riportare la luce. In questo caso si tratta dell’unico personaggio positivo della pellicola su Sky e Prime Video, ovvero la poliziotta di Hilary Swank. Perché lei, a differenza degli altri suoi colleghi, sceglie di non farsi corrompere mantenendo intatti i valori e la morale. Ecco quanti significati si nascondono in un elemento che pare secondario, ma che invece è essenziale per comprendere un’opera spesso snobbata nella filmografia di un grandissimo regista come Christopher Nolan.

Il film della settimana scorsa: Carnage