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La Meglio Gioventù è una delle massime espressioni della cinematografia italiana negli ultimi 20 anni

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“Chissà, chissà domani, su che cosa metteremo le mani”. Le mani tese di due fratelli, Matteo e Nicola, pronte ad afferrare quello che all’inizio pensavano essere un destino comune, la meglio gioventù, il futuro dei sogni dei loro giovani pensieri, la condivisione degli stessi libri e film, il linguaggio fatto materia dello scambio delle loro anime. La Meglio Gioventù, il nostro Heimat, una storia italiana. Dal 1966 al 2003, da uno dei cinque governi Moro al primo governo Berlusconi. Dalla prima Repubblica allo sconvolgimento nel mezzo, le tragedie, la meglio gioventù (in) divisa. L’Italia disunita, con crepe profonde tra giovani della stessa età, anche appartenenti allo stesso ceto, stesso tessuto familiare ma visioni sociali che divergono e si oppongono. La famiglia come centro del paese, il paese al centro della famiglia. Il regista Marco Tullio Giordana ne La Meglio Gioventù continua idealmente il Novecento di Bertolucci.

Le divisioni sociali nella prima metà del secolo non sono più così nette e facilmente riconoscibili. Il “padrone” non è più solo il ricco possidente, il centro di comando non è solo economico ma anche e soprattutto di potere, sempre legato ai soldi, unico indissolubile matrimonio. La meglio gioventù del fascismo non veste più, non sempre, la camicia nera. Può essere paradossalmente traslato anche in una violenza di tutt’altra matrice politica. Il terrorismo è trasversale, la ferocia, la crudeltà sono accecati da ideali diversi con in comune la “necessità” di raggiungere gli obiettivi a qualunque costo. Stessa miopia e nessuna valida cura. La Meglio Gioventù naviga in questo mare attraverso le vite dei protagonisti che si trovano a governare le barche dei loro sentimenti, i desideri, le passioni, cercando di non tradire mai la loro anima.

La meglio gioventù è un romanzo in sequenza

La meglio gioventù, i protagonisti che fissano l'obiettivo

Un romanzo di formazione dei fratelli Carati in sovraimpressione alla formazione dell’Italia per come la conosciamo oggi. Nicola e Matteo prendono vita grazie a due bravi attori che cedono il passo ai propri personaggi. Luigi Lo Cascio interpreta Nicola con grazia e tenerezza, registri opposti usati nel personaggio di Nino Scotellaro in The Bad Guy (ne parliamo qui). Alessio Boni è il bello e tormentato Matteo, il fratello che è troppo di tutto, troppo da non riuscire a contenere la vita. Come in un grande romanzo di formazione ne La Meglio Gioventù , le vite dei due fratelli, dalla condivisione di libri, film, iniziano a tracciare ognuno il suo sentiero nel cammino verso la propria personale e simbolica Santiago de Compostela.

Con le parole e gli avvenimenti della potente sceneggiatura di Rulli e Petraglia, le fondamenta che hanno reso possibile la costruzione di questo progetto artistico, Marco Tullio Giordana cuce sequenza dopo sequenza. Il politico, il sociale sono i personaggi muti ma sempre presenti in ogni girato. La formazione dei fratelli e dell’Italia sono dei vasi comunicanti che prendono vigore l’uno dall’altro. Il film si legge. Come per un libro si può arrivare a metà, fermarsi e riprendere dopo un intervallo. Come per un libro che ci accompagna in un viaggio in aereo con qualche scalo, le interruzioni possono essere maggiori.

La Meglio Gioventù nasce come fiction ma di fatto ha il suo battesimo come film in due parti. Nel 2003, la serialità italiana non era ancora nata per come la intendiamo oggi (qui parliamo delle 5 serie italiane da vedere su Prime Video). Marco Tullio Giordana dal suo esordio nel 1980 di Maledetti Vi Amerò aveva già mostrato capacità di racconto fuori dal comune (un esempio da una sequenza cardine e stracitata in seguito di Maledetti Vi Amerò)

Il cinema è il come, non il cosa

i protagonisti de La Meglio Gioventù nei boschi

Parola di Hitchcock. Come per La Meglio Gioventù non ha importanza come nasca, un progetto televisivo, ha importanza come viene girato. Cinema, senz’altro cinema, quello monumentale che va diviso in parti, quello che racconta con tutti i mezzi a disposizione. Non solo parole e non solo immagini. Il bel cinema che non le mette in competizione ma le rende amiche per la pelle. Non c’è l’una senza l’altra. Per questo La Meglio Gioventù vent’anni dopo il suo esordio è ancora cinema potente. Il primo film italiano ad aver vinto a Cannes nella sezione Un Certain Regard e l’unico fino a I Dannati di Roberto Minervini.

La Meglio Gioventù è l’esempio di come tutto sia perfettamente sincronizzato. Il cast con attori che riescono benissimo sia nella coralità che nel particolare. La citazione da Jules et Jim di Truffaut del tema musicale di Georges Delerue. In fondo c’è anche una sorta di triangolo a posteriori tra i fratelli e Mirella (Maya Sansa) e una fuga a tre con Giorgia (Jasmine Trinca). C’è la storia dell’Italia che comprende un ventennio che ne ha cambiato la fisionomia con la politica armata, la politica che armava la mafia, la società che faticava a riconoscersi.

L’Italia contadina sbalzata nel boom economico si è trovata a crescere troppo in fretta rispetto al passato, a doversi denudare perché i vestiti di sempre non le stavano più. La Meglio Gioventù riesce a raccontare tutto questo con stile letterario, profondo e mai banale ma con toni da racconto orale. “Chissà chissà, domani” , il regista ci regala un messaggio di ottimismo. La nuova generazione, Andrea, il figlio di Matteo, che parte per la Norvegia come aveva fatto suo padre assieme al fratello. Un passaggio di testimone, una linea di continuità nel solco dell’eredità delle generazioni che ci hanno preceduto.

“Aspettiamo che ritorni la luce, di sentire una voce, aspettiamo senza avere paura, domani”

Aspettiamo la gioventù migliore.