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La ragazza più fortunata del mondo è il film di denuncia che non ti aspetti

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ATTENZIONE: l’articolo potrebbe contenere spoiler su La ragazza più fortunata del mondo, il nuovo film Netflix in catalogo dal 7 ottobre

Creatura strana, il camaleonte. Cambia colore a seconda dell’habitat in cui si trova, si mimetizza con l’ambiente circostante. Riesce a mascherare la propria natura, a mutare pelle, per immergersi nel contorno, per camuffarsi nel perimetro esposto. Molti credono che la capacità di mimetizzazione dei camaleonti sia una funzione volontaria, un muscolo sensibile che si attiva da qualche parte e innesca il meccanismo di camuffamento. In realtà, è il loro umore a determinare le variazioni di pigmentazione. Il camaleonte, in sostanza, cambia colore della pelle non per confondersi nell’ambiente: muta la propria livrea a seconda delle emozioni che prova, delle sensazioni che di volta in volta affiorano. Il suo sfuggire alla vista è dunque una reazione emotiva, un contraccolpo umorale. La ragazza più fortunata del mondo non dovrebbe subire il fascino del mimetismo, non ne avrebbe bisogno. Ani FaNelli ha fatto invece di questa capacità un mezzo di sussistenza, il congegno intellettivo destinato alla propria salvaguardia, lo strumento indispensabile per sopravvivere in un ambiente ostile.

La ragazza più fortunata del mondo (640x360)
La ragazza più fortunata del mondo (640×360)

La ragazza più fortunata del mondo è il nuovo film drammatico targato Netflix, tra le novità di ottobre.

Si tratta dell’adattamento televisivo del romanzo di esordio della scrittrice Jessica Knoll, Luckiest Girl Alive, pubblicato negli Stati Uniti nel 2015 e inserito dal New York Times nella lista dei bestseller di quell’anno. Già ai tempi della pubblicazione, ne vennero acquisiti i diritti per farne una trasposizione televisiva, progetto che ha trovato la sua concretizzazione solo sei anni più tardi, quando sono finalmente iniziate le riprese del film. La regia di La ragazza più fortunata del mondo è stata affidata a Mike Barker, che aveva già lavorato a una serie di successo come The Handmaid’s Tale. A vestire i panni della protagonista è invece l’attrice Mila Kunis, mentre per la sua versione giovanile è stata scelta Chiara Aurelia. Nel cast anche Finn Wittrock, Scoot McNairy, Connie Britton, Carson MacCormac, Thomas Barbusca e Jennifer Beals. Il film è una sorta di mistery drama, un thriller la cui trama viene sbrogliata su un doppio binario che confonde continuamente passato e presente. Ad introdurci nel cuore della vicenda è la voce della protagonista, una Mila Kunis cinica e sarcastica che scopre poco alla volta le proprie debolezze. È tutta apparenza quella che ci abbaglia nei minuti iniziali de La ragazza più fortunata del mondo. Un luccichio accattivante, il fulgore del successo. TifAni FaNelli è una donna in carriera della New York più in vista. Scrive per un magazine femminile e sta per sposare il giovane, bello e ricco Luke Harrison (Finn Wittrock). Si muove tra le stanze luminose della vita mondana newyorkese con padronanza e disinvoltura. Ha sempre la risposta pronta, sa accattivarsi le simpatie degli interlocutori, gioca con il loro bisogno di ostentazione e affida alla caducità del momento le sue doti di affabile intrattenitrice. Recita un ruolo e sa interpretarlo piuttosto bene.

Ma c’è qualcosa, al di sotto della maschera, che ne fa vacillare le certezze?

La ragazza più fortunata del mondo (640x360)
La ragazza più fortunata del mondo (640×360)

Sin dalle prime immagini de La ragazza più fortunata del mondo avvertiamoun senso di profondo disagio. Un’inquietudine che proviene da lontano, esaltata dalla regia disordinata e movimentata di Mike Barker, abile a centellinare le rivelazioni, a scoprire poco alla volta le carte. Dietro il successo di TifAni si nasconde un passato tormentato, i cui tentacoli arrivano ad avvinghiarla ancora adesso, dopo anni passati ad archiviare e ricominciare. Un giovane regista che piomba nel suo ufficio tra le scartoffie del lavoro e i preparativi del matrimonio, fa riemergere ricordi ormai inabissati. Il ragazzo sta lavorando a un documentario su una sparatoria avvenuta tanti anni prima nella prestigiosa Bradley School, la scuola frequentata da Ani. Le persone vogliono sapere se sei stata un’eroina oppure no. TifAni è rimasta profondamente segnata da quel tragico evento del suo passato, soprattutto per una serie di ombre e segreti che non ha mai avuto il coraggio e la forza di rivelare. Così riaffiorano in superficie ricordi e dolori mai interiorizzati. Dissotterrare dal passato epifanie infelici è un processo logorante e drammatico, che costringe a riaprire cassetti sigillati con fatica e a rivivere lo strazio di una doppia tragedia: quella di una vittima di stupro ansiosa di vendetta che, per una tragica eterogenesi dei fini, si è ritrovata nel bel mezzo di una sparatoria, costretta a veder sanguinare e morire le persone che le volevano bene e quelle che le avevano causato invece tanto dolore.

La ragazza più fortunata del mondo è concepita come un complesso percorso psichico che mette in competizione stati d’animo differenti: senso di colpa e ansia di rivalsa, paura e sfrontatezza, fragilità e sarcasmo, cinismo e vulnerabilità.

La ragazza più fortunata del mondo (640×360)

Dietro la maschera di Mila Kunis – e della sua versione giovane interpretata da Chiara Aurelia – si intravedono tutte le stangate del passato. Tutto il supplizio, le tribolazioni e l’incapacità di elaborarle seguendo un percorso di razionalità. L’incomodo di un passato che riaffiora fin troppo facilmente è reso bene dalla regia di Barker, che contamina la linea narrativa principale – luminosa e fascinosa – con i colori smorti dei flashback, sempre movimentati e instabili, quasi fossero il riflesso materiale degli stati d’animo della protagonista. Il film Netflix smette poco alla volta di essere una storia sulle donne e la loro capacità di affermarsi nel mondo e diventa quasi inaspettatamente un’occasione di denuncia, un grido di contestazione e ribellione che trova forza nel coraggio delle scelte del personaggio interpretato da Mila Kunis. La ragazza più fortunata del mondo parte dalla prospettiva ristretta della visuale della sua protagonista per allargarsi a poco a poco, staccandosi dal caso particolare e incontrando invece la prospettiva generale. Il coraggio delle scelte, al di là delle apparenze, al di là dell’esteriorità e della pochezza dei giudizi della società che conta, è la vera molla in grado di avvicinare se stesse alla donna che la ragazzina che siamo state ammirerebbe. Perché l’onestà approssimativa non è all’altezza dei nostri slanci vitali, della nostra capacità di rivalsa.

La ragazza più fortunata del mondo è quella in grado di calare da sola la maschera, guardando in faccia il buio dei suoi ricordi più tristi e dimostrandosi capace di rinunciare alle fortune accumulate negli anni. Quelle fortune maturate non come conquiste da offrire in dote alla propria felicità, ma come temporanea consolazione, caselle da riempire per dimostrare al mondo di poter contare pur partendo da una condizione di inferiorità. La pervicacia con cui Ani FaNelli si era adattata all’humus circostante mascherava un conto col passato che non era riuscita ancora a chiudere. Era esattamente una di quelle bambole a molla per le quali basta girare una chiave e ti dicono proprio ciò che vuoi sentirti dire. Una finzione cortese, un modo come un altro per annullarsi nel caotico fluire della menzogna mondana, per mimetizzarsi. Il viaggio nel passato è invece servito alla protagonista – un’asciutta e autentica Mila Kunis – per colmare il gap tra la se stessa costruita in serie e la persona che sperava di diventare quando era ragazzina. Ani FaNelli ha smesso di essere un camaleonte: come abbia fatto è meglio scoprirlo guardando questo film che ha tutto il potenziale per ambire alla Top10 dei più visti del mese di Netflix.