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Il film della settimana: Lo sciacallo – Nightcrawler

Lo sciacallo - Nightcrawler
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Tutti abbiamo vissuto quella spiacevole situazione raccontata brillantemente da Zerocalcare in Strappare lungo i bordi: chi non è mai stato ore a scorrere i film sulle piatteforme streaming e non trovare niente da vedere pur avendo a disposizione “tutto l’audiovisivo del mondo” e pensando “è possibile che son tutti film de m*rda”? Certo, la roba bella magari l’abbiamo già vista, altra siamo in ritardo e altra ancora la teniamo per il momento giusto – se arriverà. Vogliamo evitare, però, di finire nella fantascienza polacca del ‘900 in lingua originale, andare a letto frustrati con la nostra coscienza sottoforma di Armadillo che ci costringe a interrogarci su noi stessi dicendo: “Dai su, se su ottomila film non te ne va bene manco uno, forse sei te che non vai bene”. Proprio per questo nasce la seguente rubrica settimanale, in onda ogni lunedì e rivolta sia a chi la pellicola in questione non l’ha mai vista, sia a chi l’ha già visionata e vuole saperne di più: infatti, nella prima breve parte vi consigliamo un film; nella seconda invece ve lo recensiamo, analizziamo o ci concentreremo su un aspetto particolare. E questa settimana abbiamo scelto Lo sciacallo – Nightcrawler.

PRIMA PARTE: Perché, dunque, vedere Lo sciacallo – Nightcrawler? Ecco la risposta senza spoiler.

Disponibile su Sky e Now (a noleggio su Prime Video e Apple Tv), Lo sciacallo – Nightcrawler si concentra su Lou Bloom, trentenne disoccupato di Los Angeles, che si guadagna da vivere con piccoli furti. Una notte assiste casualmente a un incidente stradale, dove accorrono vari videoreporter d’assalto, alla ricerca della prossima storia di cronaca nera le cui immagini più scioccanti verranno vendute ai network televisivi. Convinto di avere la abilità necessarie, decide di entrare in quel campo e di diventarne il migliore. Così compra una telecamera e uno scanner per le trasmissioni della polizia, imparandone anche i codici, assume un aiutante di nome Rick e vende i suoi filmati alla cinica producer Nina. Mentre il successo non tarda ad arrivare, Lou comincia a spingersi troppo oltre, innescando una serie di eventi tragici solo perché: “Il sangue porta soldi”.

È un debutto impressionante quello di Dan Gilroy. Unendo i lavori di Scorsese come Taxi Driver allo stile visivo del Drive di Refn e con un pizzico del Norman Bates hitchocockiano, il regista crea un’opera profonda e riflessiva in ogni sua minima componente tecnica e narrativa. Ci offre una prospettiva diversa sul self-made man, collocandolo in un mondo crudele, competitivo, solitario e che lo porta a diventare un predatore se vuole sopravvivere. Gilroy non ha nessuno scrupolo nel mostrare l’universo dei media, fatto spesso di sotterfugi e inganni, senza mai esprimere un giudizio sulla moralità perché, come disse lui stesso:

“Non sottolineiamo mai nessun giudizio morale. Auspicabilmente il film comunicherà cose diverse a diverse persone. Lo scopo è che gli spettatori vedano delle parti di sé in Lou e nel modo in cui si muove”.

Lo fa ne Lo sciacallo – Nightcrawler non nascondendo niente e, soprattutto, imbrigliandoci nella rete di Lou, cinico come la realtà in cui vive e per questo mai irreale, magistralmente interpretato da un sensazionale Jake Gyllenhaal che ha dato anima, corpo e sangue (si è pure ferito in una scena) per questo personaggio. Ed è proprio su Lou che ci concentreremo nella seconda parte, analizzandolo sotto ogni punto di vista.

SECONDA PARTE: L’analisi (con spoiler) di Lou Bloom ne Lo sciacallo – Nightcrawler

Lo sciacallo - Nightcrawler

“È costantemente alla ricerca e fruga dovunque sperando di trovare qualsiasi cosa. È sempre affamato e pronto a distruggere chiunque gli ostacoli il cammino. Riuscirà nella sua impresa a qualsiasi costo”.

Così Jake Gyllenhaal descrive il suo Lou Bloom, paragonandolo a un coyote. È evidente in una delle immagini più suggestive de Lo sciacallo – Nightcrawler, quando si sporge verso la TV con gli occhi affamati e la telecamera così vicina che i bordi dello schermo oltrepassano la cornice, indicando che il mondo della cronaca nera ormai è diventato la sua realtà. Ma lo capiamo già da prima che si metta in azione per le strade di Los Angeles: basta osservare i suoi movimenti silenziosi, viscidi ma sicuri; il fatto che riesca ad azzeccare sempre l’abito adatto per l’occasione; la capacità del suo sguardo attento e curioso di posarsi su chiunque; infine, il suo linguaggio costruito ad hoc. Soprattutto, calcolando meticolosamente ogni mossa, ha la capacità di scegliere la maschera giusta al momento giusto, che gli permette di entrare nell’industria dei media, di conquistarsi la fiducia di tutti, spesso abusandone, e di manipolare i suoi colleghi.

Non a caso, se dovessimo scegliere una parola per descriverlo psicologicamente, opteremmo per sociopatico.

Lou non ha empatia, è disposto a qualsiasi cosa per raggiungere i suoi obiettivi ed è ambizioso al punto da non tenere conto delle leggi e delle norme sociali. Già le prime scene del film su Sky e Now, quando cerca di rivendere alcune parti metalliche rubate, stabiliscono la sua mancanza di etica. Infatti, quasi come fosse lui il vero regista de Lo sciacallo – Nightcrawler, trasforma la Città degli Angeli nel suo set personale, dove muove i personaggi per arrivare al suo finale perfetto, anche a costo del sangue. La sua sete ossessiva travolge pure Rick, in contrasto con lui data l’ingenuità e la disperazione, tale da non comprendere che la follia del suo capo non ha limiti, da accettare ogni ordine nella speranza di mantenere il lavoro ma rendendosi così complice delle sue azioni illecite.

Del resto, Lo sciacallo – Nightcrawler non vuole raccontare il viaggio catartico in cui Lou perde la bussola morale per poi ritrovarla e cambiare, ma esplora come una persona del genere prosperi in un’industria fondata spesso sulla distorsione delle informazioni.

Del resto, tutto quello che Lou cercava era un luogo in cui far fruttare i suoi metodi sbagliati e nel mondo del giornalismo televisivo ha trovato pane per i suoi denti. Inoltre, dimostrando che siamo noi gli artefici del proprio destino, il personaggio di Jake Gyllenhaal incarna il classico sogno americano. Però, il film su Sky e Now lo racconta in modo originale, dicendoci che se da un lato qualcuno è in grado di raggiungerlo e dare così una svolta alla sua esistenza, dall’altro c’è chi paga il prezzo di quel successo, nato sulle disgrazie altrui. Perché, come dice Nina:

Pensa al nostro programma come a una donna urlante che corre per strada con la gola tagliata”

Non solo c’è una sorta di istituzionalizzazione della psicopatia, premiata dal sistema in cui lavora Lou e che trasforma l’abuso e la prevaricazione sull’altro in armi vincenti, ma il protagonista, descritto come moderno uomo d’affari di successo, diviene la metafora del capitalismo. Lui ha appreso il linguaggio economico da libri e corsi online e non lo usa mai in maniera enfatica alla The Wolf of the Wall Street, ma sempre in modo concreto ed equilibrato, costruendo il proprio io sui dettami dell’economia. Ed è così, secondo la legge della domanda e dell’offerta, che gestisce ogni sua relazione, pubblica o privata che sia: lo vediamo ad esempio nel modo in cui cui giustifica lo stipendio da fame di Rick o il motivo per cui vuole fare sesso con Nina. Certo, la sua assenza di empatia lo aiuta ad entrare in un mondo dominato dall’amoralità e che estremizza il concetto di American Dream, ma è lo stesso sistema, di cui ha perfettamente compreso le regole, a incoraggiarlo, come dimostra il successo che conquista nel finale.

Lo sciacallo - Nightcrawler
Lo sciacallo – Nightcrawler è disponibile su Sky e Now

Attraverso il personaggio di Jake Gyllenhaal, Lo sciacallo – Nightcrawler satireggia nei confronti di quel giornalismo che, per alzare lo share, distorce la realtà senza pensarci due volte. Lo stesso Lou, infatti, altera la scena del crimine per renderla più drammatica, spostandone persino il cadavere dove c’è la luce migliore, e comprende che alcune vittime fruttano più di altre. Senza contare Nina che decide di non inserire il movente di un triplice omicidio perché tanto a nessuno interessa delle classi povere che rubano droga alle classi criminali più ricche.

È la spettacolarizzazione della tragedia, che rende i fatti molto più appetibili a un pubblico desideroso di storie raccapriccianti.

Non importa se le notizie siano sostanzialmente vere, non basta più il fatto in sé; la cosa fondamentale è raccontare la storia giusta, ovvero quella che catturi l’interesse del pubblico, attraverso uno storytelling che permetta alla rete di fare audience. Vendere una narrazione che colpisca e affascini diventa più importante di cercare la verità che si nasconde dietro quel determinato crimine. Non tenendo conto che, di fronte al dolore e alla tragedia, talvolta sarebbe meglio che lo spettacolo si fermasse. E allora viene da chiedersi il perché siamo così affascinati dal macabro. Forse la società è assetata di sangue quanto Lou? Perché senza questa che cerca morbosamente la cronaca nera, lui non sarebbe libero di agire come un animale nel film su Sky e Now.

Eppure, nonostante Lou sia ossessivo, arrivista, inaffidabile e inquietante, non possiamo fare a meno di seguirne ogni sua mossa ne Lo sciacallo – Nightcrawler. Di lui sappiamo pochissimo, se non quelle informazioni che otteniamo quando interagisce con personaggi che lo disprezzano, e questo suo essere misterioso affascina. A tratti riusciamo pure a comprenderlo e a vedere una parvenza di umanità, seppur ci metta a disagio con la sua artificiosità. Perché ha uno spessore psicologico tale che è difficile descriverlo a parole. E Il merito va a uno straordinario Jake Gyllenhaal che, in un’incredibile prova trasformistica, costruisce un personaggio angosciante e terrificante, ma tremendamente magnetico. Ed è un peccato che l’Academy non abbia riconosciuto, nemmeno con una nomination, una performance straordinaria di un personaggio dai mille significati, complesso da interpretare sia fisicamente che mentalmente, come disse lo stesso Gyllenhaal:

 “Il risultato fisico l’hanno notato tutti, ma per me, mentalmente, penso che sia stato un viaggio ancora più affascinante, è diventata una vera e propria lotta“.

Il film della scorsa settimana: Crimson Peak