Tutti abbiamo vissuto quella spiacevole situazione raccontata brillantemente da Zerocalcare in Strappare lungo i bordi: chi non è mai stato ore a scorrere i film sulle piattaforme streaming e non trovare niente da vedere pur avendo a disposizione “tutto l’audiovisivo del mondo” e pensando “è possibile che son tutti film de m*rda”? Certo, la roba bella magari l’abbiamo già vista, altra siamo in ritardo e altra ancora la teniamo per il momento giusto – se arriverà. Vogliamo evitare, però, di finire nella fantascienza polacca del ‘900 in lingua originale, andare a letto frustrati con la nostra coscienza sottoforma di Armadillo che ci costringe a interrogarci su noi stessi dicendo: “Dai su, se su ottomila film non te ne va bene manco uno, forse sei te che non vai bene”. Proprio per questo nasce la seguente rubrica settimanale, in onda ogni lunedì e rivolta sia a chi la pellicola in questione non l’ha mai vista, sia a chi l’ha già visionata e vuole saperne di più: infatti, nella prima breve parte vi consigliamo un film; nella seconda invece ve lo recensiamo, analizziamo o ci concentreremo su un aspetto particolare. E questa settimana abbiamo scelto Mamma Mia!
PRIMA PARTE: Perché, dunque, vedere Mamma Mia!? Ecco la risposta senza spoiler.
Ok, siamo consapevoli che la maggior parte di voi ha già visto questo film disponibile su Sky e Now Tv (a noleggio su Amazon Prima Video, Apple Tv e Timvision). Ma, parliamoci chiaro, cosa c’è di meglio in questo periodo di un musical che urla estate da tutti i pori? E se non siete amati di questo genere, Mamma Mia! vi farà ricredere con i suoi spumeggianti balletti e le magiche canzoni degli ABBA. La pellicola vi porterà nella soleggiata isola greca di Kalokairi, dove Sophie è stata cresciuta dalla madre Donna (che lì gestisce un piccolo albergo) ed intende sposarsi con il suo fidanzato Sky. Non sa niente di suo padre ma, dal diario della madre, capisce che i candidati possibili sono tre: Sam, Bill e Harry. Così, nella speranza di scoprirne l’identità ed essere accompagnata all’altare da lui, li invita tutti al matrimonio, all’insaputa di una scioccata Donna.
Sfavillante, divertente, nostalgico e vivace, questo musical trasforma una delicata situazione familiare nel perfetto escamotage per far scatenare un’intera isola, immersa in una fotografia luminosa che la riempie di un’allegria impossibile da scalfire. Nemmeno da quei tre. Brillano poi i nomi del cast, a cominciare dalla magnifica Meryl Streep nei panni di Donna, passando poi dalla dolce Amanda Seyfried con Sophie e dalle adorabili amiche della madre con i volti di Julie Walters e Christine Baranski. Anche gli uomini non sono da meno, con i tre papabili padri interpretati da Colin Firth, Stellan Skarsgard e Pierce Brosnan; quest’ultimo addirittura, pur di lavorare con Streep, firmò il contratto a scatola chiusa.
Mamma Mia! è il film che ha fatto tornare il musical a Hollywood, assolutamente da vedere fino alla fine (i titoli di coda sono indimenticabili), soprattutto se volete ritrovare il buon umore. E dopo vi aspetta la nostra recensione nella seconda parte dell’articolo.
SECONDA PARTE: La recensione (con spoiler) di Mamma Mia!
Non è facile trasporre un musical teatrale sul grande schermo, con l’adattamento che avrà successo solo se il primo viene effettivamente ripensato per il cinema, creando così un mix delle due arti senza che una prevalga sull’altra. Ed è ciò che succede splendidamente in Mamma Mia!; un film in cui Phyllida Lloyd riesce a trasportarci brillantemente in un elettrizzante mondo diverso dal nostro, quasi atemporale sebbene collocato nel 1999. Certo, la prima cosa che salta agli occhi è quel modo bizzarro che hanno i musical di rappresentare gli eventi. Però, non si ha mai la sensazione che i balli e le canzoni siano fuori luogo, anche perché vengono usati oggetti, luoghi e situazioni che fanno parte della nostra quotidianità.
Non danno nemmeno fastidio quegli adulti maturi che si comportano apparentemente come se fossero degli adolescenti, perché sono così coinvolgenti che vorremmo solo unirci alle loro danze. Diciamo apparentemente perché, in verità, Mamma Mia! racchiude in sé un inno all’energia dei cinquantenni, in quel mare dove tutto sembra rinascere. Anche e soprattutto i vecchi amori.
L’acqua, infatti, è il filtro attraverso il quale i protagonisti vedono il loro mondo e tramite cui l’amore raggiunge i loro cuori.
Il Mediterraneo è la porta che separa Sophie dall’ignoto, dal nuovo, da un universo da scoprire e un padre da trovare, dalla solitudine di un’esistenza che non è pienamente sicura di desiderare, mentre Donna vorrebbe egoisticamente e teneramente tenerla sempre in quell’isola circondata dal mare, al sicuro dall’estraneo e dal nemico (e dalla verità), dove ha tutto ciò che ha bisogno. O almeno così pensa. Perché è proprio quella malinconica insoddisfazione e quel vuoto da colmare dentro la giovane a dare il via agli eventi in Mamma Mia!.
Allora, su quell’isola greca fioriscono tantissime emozioni, espresse e sostenute dai travolgenti e impossibili da non cantare brani degli ABBA, che inseriscono un po’ di dance anni 70 in un luogo di pace e tranquillità.
Senza la colonna sonora della band svedese, Mamma Mia! non sarebbe così comunicativo, come dimostrano il lamento d’amore di The Winner Takes It All o la carica liberatoria di Dancing Queen (ripresa poi nei titoli di coda, in una sfavillante esplosione di lustrini, zeppe e colori). Le loro canzoni permettono lo svolgersi di una trama non particolarmente complicata (ma in un musical poco importa) e sostituiscono i dialoghi della commedia in modo naturale, senza appunto provocare quel fastidio dato dall’inadeguatezza dell’inserire dal nulla una scena ballata in un film. Del resto, i momenti in cui preferiamo che l’esposizione dei fatti sia affidata alle parole e non alla musica sono pochi e tutti collocati nel finale.
Così la pellicola usa ottimamente altri mezzi espressivi, oltre alla recitazione, i quali si alimentano a vicenda.
Anche le canzoni degli ABBA traggono beneficio da Mamma Mia!: non solo l’opera ha fatto conoscere o riscoprire questa band, ma, inserendole in determinate scene, cogliamo sfumature ironiche o malinconiche che in un ascolto casuale vanno perdute. E i vari brani– dalle schermaglie amorose di SOS agli equivoci degni di Shakespeare di Gimme! Gimme! Gimme! – esplodono in tutta la loro potenza anche grazie alla naturale bellezza del Mediterraneo, che salvaguardia la dimensione favolistica e la visualità della pellicola. Infatti, l’immagine prevale sulla parola in Mamma Mia!. Quest’ultima rappresenta la perdita, la nostalgia, ma anche la promessa e l’attesa; è un qualcosa affidato e confidato ad altro (come un diario o un ricordo) e le stesse canzoni iniziano al passato, trovando poi però il loro spazio nel presente.
L’accurata regia, la bellissima fotografia, i numeri sfarzosi e l’impegno produttivo nel mettere in scena questo spettacolo sarebbero stati vani senza un cast all’altezza.
E soprattutto se non ci fosse stata Meryl Streep, assoluta protagonista di Mamma Mia!.
L’attrice mostra ancora una volta il suo talento, la sua versatilità e creatività, mettendosi in gioco in un ruolo ben diverso da quelli interpretati precedentemente. Eppure dà l’idea di trovarsi perfettamente a suo agio persino in un musical che, per sua stessa ammissione, fu una faticaccia. Passa dall’essere impacciata nei primi minuti, all’acquistare sempre più sicurezza e convinzione, conquistandoci con la sua vitalità e le sue ansie. Donna è un personaggio cucito sulle sue spalle e Streep riesce a trasmettere tutto l’affetto che una madre prova per la figlia; tutta la forza di una donna single ma non sola, in grado di trarre energia dalla sua anima ribelle e dall’amore per la vita e per Sophie.
L’esempio più memorabile è quando Donna illustra a Sam che il passato ormai è tale e non si può tornare indietro. Lo fa attraverso The Winner Takes It All: lì Streep e Brosnan si trovano alle pendici di una collina, l’uno di fronte all’altra, senza scenografie spettacolari o oggetti particolari a supportarla, solo il mare e un drappo rosso. La camera in carrellata cerca di dare un po’ di movimento, ma la scena è rigida, statica e difficile da fare. C’è il rischio di cadere nel ridicolo, se non ti chiami Meryl Streep: recitando mentre canta, inserisce un tale sentimento in questa canzone che è impossibile non commuoversi, non unirsi alla sua sofferenza. Senza contare che il 90% di ciò che sentiamo è live, solo alcune parti sono mixate con la versione in studio ed è bastato un ciak per girare questa memorabile scena.
Passiamo agli altri. Amanda Seyfried è perfetta nel ruolo della dolce ventenne incerta sul futuro, dandoci un personaggio delizioso senza essere stucchevole. Assieme all’affascinante Dominic Cooper – interprete di Sky – i due danno vita a Lay All Your Love on Me (leggermente modificata per farla cantare a entrambi) in una scena coinvolgente e scenografica in cui emergono i sentimenti dei loro personaggi. Sempre nel cast maschile, buone le interpretazioni di Colin Firth, Stellan Skarsgård e Pierce Brosnan che trasformano i loro impacci – del resto non sono avvezzi ai musical – in divertenti e profonde connotazioni psicologiche. Il primo è quello più dentro al suo personaggio, dando l’impressione di essersi davvero divertito. Il secondo non ha molto minutaggio, ma riesce comunque a ritagliarsi il suo piccolo spazio. L’ultimo – e più importante perché interpreta il vero amore di Donna – è il più impostato e alle volte sparisce nella scena (come in The Winner Takes It All), ma è proprio così che Sam deve essere: colui che si sente a disagio più degli altri, ma che per amore si spinge oltre i suoi limiti.
Tuttavia, a prendersi la scena sono le donne. Oltre alla Streep e alla Seyfried, brillano Christine Baranski e Julie Walters nel ruolo delle migliori amiche di Donna, Tanya e Rosie. Sono due personaggi agli antipodi, eppure ugualmente iconici, che in molti casi rubano la scena agli stessi protagonisti. I loro sketch sono perfettamente bilanciati e per i loro momenti canori non potevano essere scelte due canzoni migliori: Does Your Mother Know per Baranski e Take Chance on Me per Walters.
Ed è bello quando gli attori di Hollywood si mettono in gioco (nessuno di loro è un cantate professionista) divertendosi, rallegrando noi e sé stessi, prendendosi anche un po’ in giro, in un film il cui messaggio principale è che l’amore è la cosa più importante. Infatti, alla fine i tre candidati si posizionano dietro a Sophie al matrimonio, accettando di essere padre per un terzo. Non è il sangue che definisce una famiglia, ma i sentimenti e il legame che uniscono le persone. Indipendentemente da tutto.