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Matteo Garrone va agli Oscar, ma l’Italia ce l’ha qualche speranza di vincere?

io capitano
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Ci siamo: l’edizione numero novantasei degli Academy Awards è ormai alle porte, e tra pochi giorni scopriremo tutti i vincitori. Ognuno di noi ha i suoi film preferiti e quelli che propio non sopporta, quello per cui tifa e quelli che vorrebbe solo poter dimenticare. Al netto di tutti i difetti della manifestazione, dopo tutti questi anni gli Oscar rimangono una grande festa, e un’occasione di più per celebrare il cinema. Noi italiani abbiamo più un motivo speciale per prestare attenzione a quanto accadrà la notte del 10 marzo in quel del Dobly Theatre di Los Angeles: Io capitano (disponibile qui sull’apposita pagina NOW), è in cinquina per il premio di miglior film internazionale. Un premio Oscar a Matteo Garrone è una bella prospettiva, no? A proposito, fatevi un favore: andate a vedere Io capitano.

Si tratta davvero di un film importante per il Bel Paese, un racconto delicato che esplora la tragedia umana dei migranti che partono dall’Africa per attraversare il Mediterraneo da una prospettiva nuova. Un tema importante dunque, affrontato da Garrone in piena continuità con la sua personalissima estetica cinematografica fatta di favola e di realtà che si mescolano tra l’onirico e il vero. Il film ha insomma diversi punti di forza, ma al Dolby Theatre dovrà scontrarsi con una competizione davvero spietata. La domanda è: l’Italia ce l’ha qualche speranza di vincere? Analizziamo i nostri avversari e cerchiamo di scoprirlo insieme. Se se siete fan di Garrone, potrebbe interessarvi questo approfondimento su Dogman.

La sala dei professori: film valido, ma lontano dalla statuetta

La sala dei professori, ostacolo tra il premio Oscar e Matteo Garrone (640x360)
La sala dei professori

Pariamo da quello che potrebbe essere il candidato più debole. Non il film peggiore, attenzione: semplicemente quello che con meno probabilità uscirà vincitore dalla notte degli Oscar. Stiamo parlando de La sala dei professori, film tedesco venuto fuori dal Festiva internazionale del cinema di Berlino e dal Toronto international film festival. Un pedigree importante insomma per l’ultimo film del giovane İlker Çatak il primo grande successo del regista al di fuori del suo paese (inutile dire che gliene auguriamo moltissimi altri).

Proprio l’inesperienza dell’autore potrebbe menomare le possibilità di vittoria del film, destinato forse a rimanere schiacciato tra certi nomi già cari a Hollywood. Gli Oscar, si sa, sono una questione di reputazione e di politica, e in tutto questo i meriti artistici vengono spesso tralasciati. La sala dei professori è però un dramma valido, ben calibrato, che consigliato a tutti di non sottovalutare. Non sarà il film a mettersi in mezzo tra l’Oscar e Matteo Garrone, ma storia di una serie di furti in un gymnasium tedesco racconta di noi più di quanto non possa sembrare in apparenza. Dategli una possibilità.

La società della neve: basterà il successo commerciale?

La società della neve, ostacolo tra il premio Oscar e Matteo Garrone (640x360)
La società della neve

Vero proprio fenomeno Netflix dell’ultima stagione (trovate qui il link per lo streaming), La società della nave racconta uno di quei fattacci realmente accaduti che all’Academy piacciono un sacco. Non è un caso che il regista, lo spagnolo Juan Antonio Bayona, avesse già ottenuto un discreto successo all’evento per il suo The Impossible, film sullo tsunami in Thailandia del 2004 che era valso una nomination per la categoria di miglior attrice protagonista a Naomi Watts.

Il soggetto è in questo caso il disastro aereo delle Ande, noto fatto di cronaca nera che scandalizzò l’opinione pubblica nella prima metà degli anni ’70. A riprova della risonanza mediatica della vicenda esistono già due adattamenti cinematografici che precedono la produzione Netflix. Si tratta in questo caso di una survival drama molto convenzionale, ben costruito, per molti versi in linea con i gusti e con lo stile di Hollywood. Tutto ciò ne spiega in parte il successo e la presenza tra i nominati, ma per quanto riguarda la categoria del miglior film internazionale è davvero molto raro che l’Academy premi questo tipo di cinema (cosa non vera invece, quando si parla il premio dei premi: il miglior film). La società della neve potrebbe mancare di quello status di film d’autore che spesso porta l’Academy ad assegnare la statuetta ai film non americani.

Perfect days: tra l’Oscar e Matteo Garrone c’è Wim Wenders?

Perfect Days, ostacolo tra il premio Oscar e Matteo Garrone (640x360)
Perfect Days, nel finale Hirayama fa cadere la maschera del sorriso e rivela il dolore

Come fa un film su un uomo di mezz’età che pulisce bagni in Giappone ad essere arrivato agli Oscar? Per due motivi: il primo è che è un gran bel film; il secondo, ricollegandoci a quello che abbiamo detto poco sopra, è che è un film d’autore. Non un autore qualsiasi: stiamo parlando di Wim Wenders (qui una classifica dei suoi 10 migliori film), un vero e proprio gigante del cinema, nonché un nome storicamente amatissimo dai giurati dell’Academy. E poi è in quattro terzi! Il secondo film in gara per la categoria a presentarsi con questo aspect ratio tra l’altro (fatto ininfluente ai fini della nomination, ma ci teniamo comunque a specificarlo per il semplice fatto che il quattro terzi è una cosa buona e giusta).

A discapito di un soggetto così semplice e di un ritmo narrativo a dir poco rilassato, il film è stato un grande successo commerciale. È questo fattore assolutamente non trascurabile, dato l’Academy presta molta attenzione alle vendite di un film. Ma il vero successo è stato di critica: Perfect days è stato accolto come uno dei migliori lavori di Wenders, e scusate se è poco. Con tutta questa carne al fuoco, ci sono le premesse perfette per creare il candidato all’Oscar ideale. Eppure, Perfect days non è il favorito, posizione che spetta al prossimo film della lista.

Il principale ostacolo tra il premio Oscar e Matteo Garrone: La zona d’interesse

La zona d'interesse, ostacolo tra il premio Oscar e Matteo Garrone (640x360)
La zona d’interesse

La zona d’interesse è il motivo per cui, con ogni probabilità, Io capitano non vincerà la statuetta. Gli sviluppi degli ultimi anni hanno fatto sì che quella per il miglior film internazionale si trasformasse nella categoria più scontata degli Oscar. L’Academy si è finalmente aperta di più alle produzioni straniere, nominandone ormai una all’anno anche nella categoria per di miglior film. Così il gioco diventa semplice: il film straniero nominato per il miglior film vincerà per forza nella categoria minore per miglior film internazionale. Semplice, no?

A prescindere da tutti questi discorsi, comunque, La zona d’interesse è a tutti gli effetti un film meritevole. Di film sull’olocausto ne abbiamo visti a centinaia, ma l’ultima fatica dell’inglese Jonathan Glazer adotta una prospettiva nuova e una messa in scena ricercata. La vita della famiglia di un ufficiale tedesco all’intero della “zona d’interesse” di Auschwitz è raccontata con una lucidità terrificante. La regia si sofferma su una quotidianità “normale” posizionata due passi da una tragedia senza precedenti nella storia dell’uomo. Dopo il sottovalutato Under the skin, Glazer riconferma il suo talento portando in sala una delle esperienze cinematografiche più potenti degli ultimi anni. Se dovesse in effetti portarsi a casa l’Oscar, sarebbe senza dubbio una vittoria meritata. E se sei un fan degli Academy Awards, ti lasciamo con 5 film da tenere d’occhio in vista degli Oscar.