Qual è il primo film del quale avete ricordi da bambini? Ovviamente non so quale sia, ma credo che la stragrande maggioranza di voi risponderebbe un film d’animazione. Il mio ad esempio è Fantasia 2000, ufficialmente il trentottesimo classico Disney, che mia madre mi portò a vedere al cinema alla tenera età di 4 anni. Ne ho pochissimi ricordi ma, insomma, in qualche modo mi è rimasto nel cuore, e questa è una delle principali capacità dei prodotti di questo genere. Spesso pensati per un pubblico composto anche o soprattutto da bambini, i film d’animazione popolano i nostri ricordi d’infanzia e anche quelli dell’età più adulta, con storie raccontate in modo generalmente semplice. Altrettanto semplice non è l’animazione, e ancora meno lo era prima che la tecnologia facesse i passi da gigante che ha compiuto negli ultimi due decenni. L’animazione ha reso alcuni di questi film dei veri e propri capolavori, per lo meno di stile. Eh già, perché non sempre alla facciata corrisponde anche la sostanza, e se alcuni piccoli gioielli dell’animazione potrebbero rientrare nella lista dei migliori film animati per quanto riguarda lo stile, non sempre si può dire che lo siano prendendo in considerazione anche il contenuto.
È proprio di questi film che parliamo oggi, quelli ai quali i disegnatori hanno dato tutto ma gli sceneggiatori forse un po’ meno. Insomma, quelli che sono belli ma non ballano.
10 – Raggedy Ann & Andy: A Musical Adventure
Se fino all’apertura di questo paragrafo non avevate mai sentito parlare di Raggedy Ann & Andy: A Musical Adventure potete stare tranquilli: siete in buona compagnia. Questo film animato del 1977 racconta la storia – appunto – di Raggedy Ann, la bambola preferita della piccola Marcella, e di suo fratello Andy. Le due bambole si impegnano per salvare Babette, la nuova bambola appena arrivata da Parigi come regalo di compleanno della bambina ma rapita dal capitano Contagious, che vive in una palla di neve di Marcella. Pur avendo impiegato numerosi e talentuosi disegnatori, che sono infatti sempre stati lodati per la loro opera, Raggedy Ann & Andy: A Musical Adventure è stato più volte criticato per la trama inutilmente complessa, per la mancanza di momenti salienti e addirittura per una scena teoricamente ironica ma considerata un po’ troppo spinta per il pubblico di riferimento del film. Insomma, bene ma non benissimo per questo prodotto che, a causa di queste pecche, non è assolutamente rimasto nella storia del suo genere.
9 – Il viaggio di Arlo
Facciamo un grande salto nell’epoca contemporanea passando dal 1977 al 2015 con Il viaggio di Arlo, un titolo che a differenza di quello precedente risulta oggi ben più conosciuto e che ha addirittura ricevuto una nomination tra i migliori film animati ai Golden Globe. In un contesto nel quale i dinosauri non si sono mai estinti, il giovane e perennemente spaventato apatosauro Arlo vive con la sua famiglia in una fattoria. Subito dopo aver perso suo padre, Arlo si ritrova trascinato da un fiume lontano da casa, dove cerca di fare ritorno insieme a un bambino cavernicolo ribattezzato Spot. Il viaggio di Arlo è stato molto apprezzato per la sua ambientazione, spesso molto più realistica dei personaggi che vi vivono, ma altrettanto non si può dire per la scrittura della storia e dei personaggi, considerati per la maggior parte privi di valore. La critica è comunque stata affiancata anche da recensioni positive, che considerano il film non all’altezza degli altri capolavori Pixar ma comunque non privo di senso. Insomma, bene ma non benissimo.
8 – Strange Magic tra i migliori film animati tutto stile e poca sostanza
All’ottava posizione nella classifica dei migliori film animati per stile ma non per sostanza ritroviamo Strange Magic, che sempre nel 2015 non è riuscito a posizionarsi tra i prodotti animati meglio realizzati. La storia, infatti, è stata ritenuta a gran voce piena zeppa di cliché e poco significativa, poco importa che il soggetto fosse del pluripremiato George Lucas. Marianne, principessa del Regno delle Fate e follemente innamorata di Roland, l’uomo che sta per sposare, scopre il tradimento di lui rendendosi conto di quanto il suo futuro marito non sia poi una gran bella persona. Per tutta risposta – indovinate un po’ – Marianne smette di credere nell’amore, che comincia a considerare una debolezza. Una lunga serie di peripezie la aspettano, compresa la possibilità di ingerire un potente filtro d’amore che la faccia nuovamente innamorare del suo ex, ma – ancora una volta indovinate un po’ – sarà proprio l’amore (stavolta quello vero) a trionfare. Ecco, questo finale rappresenta solo alcuni dei cliché di cui parlavo. Con una trama carente ma con disegni fatti in maniera divina, Strange Magic non è riuscito a prendere spazio nel cuore del pubblico, incassando poco e venendo considerato un vero e proprio flop. Pare dunque che l’amore non trionfi sempre, almeno al botteghino.
7 – La spada magica – Alla ricerca di Camelot
Torniamo indietro al 1998 con un film che vista la sua ambientazione – la Camelot del magico mondo di Re Artù – aveva tutte le carte in regola per essere davvero tra i migliori film animati, ma che purtroppo non è riuscito in questo intento. La spada magica – Alla ricerca di Camelot è infatti considerato un prodotto abbastanza mediocre, definito un “flop costoso” per aver incassato meno di quanto sia servito per la sua realizzazione. La storia è incentrata sulla giovane Kayley, figlia del defunto cavaliere della Tavola Rotonda Sir Lionel e più che decisa a seguire le orme di suo padre. La ragazza affronta una serie di peripezie insieme all’eremita cieco Garret, alla ricerca della spada Excalibur che è stata rubata. Va da sé come dunque la trama di La spada magica – Alla ricerca di Camelot sia ben diversa da quella de La spada nella roccia, dando a Re Artù un ruolo di poco rilievo ma contemporaneamente non caratterizzando abbastanza i nuovi protagonisti, che finiscono dunque dritti nel dimenticatoio. Una menzione positiva però in tutto ciò c’è: la colonna sonora, con la canzone The Prayer che si è aggiudicata un Golden Globe ed è addirittura stata nominata ai Premi Oscar.
6 – Home – A casa
Ammetto che mi dispiace dover inserire Home – A casa in questa classifica perché per me qualunque cosa Rihanna faccia è praticamente legge. Eppure, purtroppo, mi tocca farlo, dato che la storia di questo prodotto non si può certo annoverare tra quelle dei migliori film animati della Dreamworks. La trama racconta di una specie aliena che invade la Terra per scappare dal Gorg, un nemico che distrugge il loro pianeta. Di questa specie fa parte anche Oh, il più timoroso, introverso ed escluso che senza volerlo invita praticamente chiunque alla festa di inaugurazione della sua nuova casa, incluso il Gorg. Allontanato dai suoi simili, Oh comincia un’avventura insieme a Tip Tucci, una ragazzina che durante l’invasione aliena si è separata da sua madre e vuole ritrovarla. Le tematiche della famiglia, del significato della parola casa e della similitudine nella diversità sono affrontate in maniera visivamente ben fatta ma carente dal punto di vista della storia, debole e non sviluppata al massimo delle sue potenzialità. E se aggiungiamo la critica da più parti ricevuta relativamente al doppiaggio – scusa di nuovo, Rihanna – capiamo benissimo perché questa pellicola si trovi qui.
5 – Le avventure di Stanley
È il 1994 quando viene distribuito negli Stati Uniti Le avventure di Stanley, con il suo esplicativo titolo inglese A Troll in Central Park. Il film racconta la storia del troll Stanley che, a differenza dei suoi simili che trasformano ciò che toccano in pietra, riesce a dare vita a meravigliosi fiori e piante vive e vegete. A causa di questo suo dono Stanley, molto più gentile e affabile di tutti gli altri troll in circolazione, viene praticamente esiliato a New York, insediandosi a Central Park. Ed è proprio lì che incontra Gus e Rosie, due bambini con i quali vivrà le sue magiche avventure nella Grande Mela. Le avventure di Stanley è considerato uno dei peggiori flop al botteghino di sempre avendo incassato poco più di 70000 dollari, pari a circa lo 0,3% del totale speso per la sua realizzazione. Pare che nemmeno la Warner Bros credesse molto nel progetto, così come buona parte della critica che lo ha praticamente asfaltato, considerandolo troppo sdolcinato e destinato a un pubblico eccessivamente piccolo. Tutto ciò di certo non gli permette di essere annoverato tra i migliori film d’animazione a tema natura, anche se la vegetazione non manca. Povero Stanley, dolce com’è ci sarà rimasto male.
4 – Ralph spacca Internet è tra i film d’animazione tutto stile e poca sostanza
Una situazione molto diversa rispetto alla precedente è quella di Ralph spacca Internet, film animato Disney del 2018. Per questa pellicola, infatti, le recensioni positive non sono mancate, così come gli incassi al botteghino, eppure non si può dire nemmeno che la sua storia sia davvero all’altezza di quella raccontata nel film che lo aveva preceduto nel 2012, Ralph Spaccatutto. Questa volta a Ralph, il protagonista, tocca letteralmente entrare nell’Internet per recuperare un prodotto su eBay, e sarà proprio in questo contesto che vivrà insieme a Vanellope le sue avventure. La colonna sonora spacca ben più di quanto faccia Ralph in questo film, con Zero degli Imagine Dragons a farla da padrone, ma resta il fatto che da Ralph spacca Internet ci si aspettava davvero parecchio in più. Con alcuni validi personaggi del film precedente non più pervenuti e l’eccessivo ricorso a un’ironia spesso considerata banale, si posiziona tra quei film che non sono né carne né pesce ed è un vero peccato, soprattutto considerando quanto l’animazione sia invece ben fatta.
3 – Otto notti di follie
Entriamo nella top three dei film d’animazione belli per stile ma non per storia con Otto notti di follie, pellicola nella quale Adam Sandler dà la voce praticamente a chiunque, e ovviamente anche al protagonista. Davey è un uomo problematico con diversi reati alle spalle e un alcolismo che influenza le sue scelte di vita. Dopo essere andato via da un ristorante cinese senza pagare rischia seriamente dieci anni di prigione, che non sconta grazie all’intervento di Whitey Duval, ex allenatore di Davey convinto di poterlo aiutare a cambiare. Il punto però è che non sarà così facile: i comportamenti di Davey, infatti, tendono fin troppo spesso a far pensare che un miglioramento in lui non possa esserci, arrivando quasi a sperare che alla fine il protagonista sia costretto a scontare la sua pena. È quasi ovvio: così non sarà. Ma intanto un problema dopo l’altro, una battuta stereotipata dopo l’altra e un Adam Sandler dopo l’altro, Otto notti di follie finisce per non convincere. E la nomination ai Razzie Awards ricevuta non fa che confermare questo giudizio.
2 – Il ladro e il ciabattino
Salto indietro nel tempo con Il ladro e il ciabattino, titolo italiano non ufficiale di The Thief and the Cobbler. Dare una data di uscita a questo film in realtà non è facile: la sua produzione infatti è durata circa tre decenni dal 1964 al 1995 e ne ha passate di tutti i colori, portando la pellicola a essere distribuita in diverse versioni nessuna delle quali, però, ha davvero convinto. La storia è incentrata sulle vicende di Tacco, un umile ciabattino che viene arrestato e dovrebbe essere giustiziato a causa di un suo chiodo finito sotto al piede di Zigzag il Gran Visir durante una colluttazione con un ladro entrato nella sua bottega. Lungi però dal farlo decapitare, la principessa Yum-Yum fa in modo da allungargli la vita, mentre (chi se lo sarebbe mai aspettato?) il sentimento tra loro cresce sempre di più. La storia, come vedete, non è certamente tra le più avvincenti – e ci sono davvero tanti, tantissimi personaggi e plot twist strani -, eppure lo stile è sempre stato considerato un gran bell’esempio di animazione. Peccato che però stile e storia non siano andati a braccetto.
1 – Emoji – Accendi le emozioni
Dulcis in fundo torniamo all’era contemporanea con un film la cui storia non può proprio essere considerata tra quelle dei migliori film animati, ma il cui stile ha invece conquistato pubblico e critica. Il protagonista di Emoji – Accendi le emozioni, un assurdo film che poteva sembrare l’idea geniale del millennio ma invece è risultato solo cringe, è un’emoji di nome Gene che vive in un telefono. Gene è figlio di due emoji Bah, ma in realtà è capace di assumere numerose espressioni; il problema però si pone nel momento in cui, scelto dal proprietario del telefono Alex per un messaggio alla ragazza che gli piace, Gene va nel panico facendo la faccia sbagliata. Un disguido, questo, che gli provoca non poche difficoltà, prima tra tutte la volontà di eliminarlo. Emoji – Accendi le emozioni è il classico tentativo finito male di seguire la contemporaneità, realizzato da chi forse non l’ha capita pienamente. Durante il viaggio del protagonista c’è tutto, da Twitter a Candy Crush, da Dropbox a Just Dance, ma nulla forse è trattato a dovere. La storia è piatta tanto quanto l’umorismo portato avanti, e l’impressione è fin troppo spesso quella di un’accozzaglia di cose unite in maniera piuttosto casuale. Il risultato? Un generale no, e anche in questo caso i Razzie (stavolta vinti) non sono mancati: emoji triste per questo film.