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10 grandi film in cui quasi non esistono i dialoghi

5) Playtime (1967)

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Playtime di Jaques Tati

Playtime, diretto da Jacques Tati, è un altro capolavoro del cinema comico e una critica sofisticata alla modernità e al conformismo. Il film segue le disavventure di Monsieur Hulot, il personaggio iconico di Tati, interpretato dallo stesso regista, mentre naviga attraverso un mondo ultramoderno fatto di grattacieli di vetro e acciaio, uffici impersonali e una società ossessionata dalla tecnologia e dall’efficienza. La trama di Playtime è volutamente minimale e frammentata, riflettendo la natura caotica e impersonale della vita urbana moderna. Tati adotta un approccio quasi documentaristico, osservando le interazioni umane con un distacco ironico e una precisione meticolosa. Il film è noto per le sue inquadrature ampie e profondamente composte, che spesso catturano più azioni simultanee, invitando lo spettatore a esplorare l’immagine e a scoprire gag visive nascoste.

Se si trova in questa lista è perché uno degli aspetti più interessanti di Playtime è l’uso minimalista dei dialoghi. Gran parte della comunicazione avviene attraverso il linguaggio del corpo, i suoni ambientali e le espressioni facciali. Questa scelta stilistica sottolinea l’alienazione e l’anonimato della vita moderna, dove le parole diventano quasi superflue rispetto alle azioni e ai gesti. La scenografia di Playtime, inoltre, è a dir poco straordinaria, con set costruiti appositamente per il film, spesso chiamati “Tativille”. Questi ambienti, caratterizzati da architetture uniformi e interni spogli, esemplificano l’uniformità e la funzionalità esasperata della società moderna (qui trovi i classici della storia del cinema da recuperare).

6) Drive (2011)

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Drive con Ryan Gosling

Torniamo negli anni ‘2000 con Drive, diretto da Nicolas Winding Refn. Si tratta di un’opera diventata distintiva nel panorama del cinema contemporaneo, caratterizzata anche in questo caso da una narrazione minimalista e un uso scarso dei dialoghi. Il film segue le vicende di un enigmatico pilota senza nome, interpretato da Ryan Gosling, che di giorno lavora come stuntman cinematografico e meccanico, mentre di notte serve come autista per rapine. La sua vita solitaria e metodica viene sconvolta quando si innamora della sua vicina, Irene, interpretata da Carey Mulligan, e si trova coinvolto in un pericoloso giro criminale.

Uno degli elementi che distingue Drive è la sua atmosfera stilizzata e il suo ritmo lento e deliberato. La regia di Refn è caratterizzata da un uso intensivo della luce e delle ombre, con un’estetica che ricorda i neon e la pioggia dei film noir classici. Il protagonista, conosciuto semplicemente come Driver, è un uomo di poche parole. La sua comunicazione è prevalentemente non verbale, espressa attraverso sguardi, gesti e azioni, che rivelano più delle sue parole. Ryan Gosling offre una performance magnetica, incarnando un personaggio taciturno ma carismatico, la cui presenza silenziosa contrasta con esplosioni di violenza improvvisa e brutale (qui trovi le morti più confusionarie della storia del cinema).

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