Si sa: gli Oscar, come tutte le premiazioni in ambito artistico, sono di parte. Ogni premio assegnato fa parte di un’agenda politica, economica ed estetica, e in fondo va bene così. È parte del gioco, e aspettarsi che non sia così vuol dire peccare d’ingenuità. Ciò non vuol dire che la manifestazione non sia criticabile, anzi: molto spesso gli standard dell’Academy sono così stringenti da tagliare fuori diversi generi di film, se non anche e nel peggiore dei casi intere categorie di cineasti. Questo articolo intende occuparsi della prima casistica, che per quanto non grave ai livelli della seconda rimane comunque una mancanza problematica. Oggi si parla di alcuni tra i migliori film horror di sempre, e di tutte quelle esclusioni dalla cerimonia degli Oscar che ci hanno fatto soffrire. (Ah, e se fossi più un tipo da serie sei ovviamente nel posto giusto: ecco i 5 personaggi più profondi delle serie horror).
Un premessa prima d’incominciare: la lista che presenteremo conta dieci titoli, ed è per forza di cose una cosa parziale. Non si parlerà dunque dei dieci film che meritavano di più, quanto piuttosto dei dieci che a noi personalmente hanno provato i più tetri dispiaceri. In quest’ottica, abbiamo deciso di proporre una selezione composta da dieci culti e da dieci classici contemporanei. L’obbiettivo è evidenziare come, nonostante i timidi passi in avanti, la problematica persista ancora oggi.
Premessa finta: per una verta esperienza da brivido, spegnete le luci e leggete da soli (fan del genere? Ecco i film horror che abbiamo amato nonostante non ci abbiano fatto paura per niente).
1. Psycho, il cult dei cult
Partiamo con un cult senza tempo, uno dei migliori film horror e uno di quei titoli che hanno ridefinito il genere e il cinema intero. Parliamo di Psycho di Alfred Hitchcock, e scusate se è poco: il soprannome del regista è letteralmente “il maestro del brivido”. Stiamo in effetti chiamando in causa un film davvero terrificate, e la scena del bagno (con quella musica…) è forse il grado massimo di vicinanza che un prodotto cinemetagrafico abbia raggiunto rispetto alla psicosi collettiva: Psycho è il motivo per cui, quando ci facciamo la doccia, la facciamo rivolti verso la porta.
Incredibile pensare come un capolavoro del genere non abbia vinto un Oscar, ma la situazione in realtà anche peggiore. Lo stesso Alfred Hitchcock è mai riuscito a portarsi a casa la statuetta. E parliamo dell’uomo responsabile per La finestra sul cortile, Intrigo internazionale, Nodo alla gola, Gli uccelli… insomma, un delitto più spaventoso di quelli dei suoi film.
2. The Witch, la grande sorpresa dell’horror contemporaneo
Robert Eggers è uno degli assoluti protagonisti della scena horror contemporaneo, e The Witch rappresenta una sella sue creazioni più terrificanti. La cosa più impressionate è che si tratti del suo esordio alla regia: non a caso il film è piccolo, indipendente, fatto di pochi personaggi e poche ambientazioni. Tutti elementi utili alla messa in scena in racconto claustrofobico, quasi asfissiante. Eggers ambienta la sua sua storia nel 1630, in una New England puritana, dove le credenze nelle superstizioni e nelle streghe sono così forti di diventare una cose vera. Tutto ciò che vediamo a schermo potrebbe essere un parto malato dell’immaginazione dei protagonisti, eppure le ripercussioni sul mondo reale sono tangibili, pericolose, terrificanti. Ci sono almeno tre scene in questo film che è impossibile scrollarsi di dosso: molto più di quanto la maggior parte dei film non di genere riescano a regalare.
3. Shining, uno dei migliori film horror di tutti i tempi
È molto facile oggi ricordare Shining come un capolavoro assoluto, ma non è sempre stato così: ai tempi della sua uscita il film fu accolto con freddezza dai giornalisti, e si guadagnò anche un’indegna sfilza di Razzie Awards. Si tratta forse della singola più grande cantonata della storia della critica cinematografica. A distanza di anni Shining è diventato un film horror imprescindibile, di quelli capaci di rompere i confini del genere per diventare dei cult assoluti e conosciuti da tutti. Tutto di questa pellicola avrebbe meritato una nomination: dalla sceneggiatura alla fotografia, passando ovviamente per la regia di Stanley Kubrick e l’interpretazione di Jack Nicholson. C’è tra questi due giganti qualcosa di magico, un’alchimia che scorre tra gli spettrali movimenti di camera del primo e la follia incontenibile del secondo e che ha dell’irripetibile. E infatti, dal 1980 ad oggi non abbiano più visto niente di simile.
4. Midsommar, l’orrore sotto la luce del sole
Un horror… colorato? Questa la narrativa principale che ruota intorno a Midsommar, ma in realtà il film è molto più di questo. Certo, la sovversione delle aspettative gioca un ruolo fondamentale, e l’idea di un’immagine che più si illumina di colori e più diventa disturbante e orrorifica è sicuramente vincente. Eppure c’è di più. Midsommar parla di depressione, di lutto, della paura di non essere amati davvero, del bisogno di appartenere a un gruppo e di come tutto questo possa produrre dei mostri nascosti sotto la luce del sole. Quella suscitata da questo film è una paura strana e ipnotizzante, seducente e respingente al tempo stesso. Un horror d’artista, firmato da uno dei grandi nomi del genere in relazione alla contemporaneità: Ari Aster.
5. Suspira (1977)
Parlavamo di horror e colore, e allora è impossibile non tirare in ballo un visionario come Dario Argento, responsabile di alcuni tra i migliori film horror della storia. Il regista romano ha davvero rivoluzionato il genere, imponendosi sul panorama italiano ed internazionale all’inizio degli anni ’70 col suo sguardo violento e psichedelico. Colonne sonore martellanti, inquadrature estreme, scenografia e fotografia espressionista: questi i marchi di fabbrica di uno dei registi più influenti della storia del cinema.
L’eco della sua estetica di trova in molti dei più celebrati autori di oggi, basti pensare a nomi altisonanti come Nicola Winding Refn e Wes Anderson. Eppure, niente statuetta nemmeno per lui. Nello specifico, Suspiria è il suo film iconico, e alla cerimonia degli Academy Awards non ci è arrivato nemmeno in forma di nomination. Non che per Dario Argento sia un problema: stiamo parlando di un artista che ha fatto dell’essere in opposizione al gusto comune un vero e proprio marchio di fabbrica.
6. A Quiet Place, un horror muto (o quasi)
Una delle sorprese più memorabili degli anni 2010, A quiet place (che puoi trovare qui in streaming su NOW) è un horror atipico quanto creativo. Il pretesto di una razza aliena dotata di un udito potentissimo dà la possibilità a John Krasinki di mettere in scena un’universo filmico in cui a farla da padrone è il suono. Siamo a una distanza minima dal film muto, ma soltanto nel senso che non si parla: la colonna sonora è a tutti gli effetti il personaggio principale del film.
La sceneggiatura in questo senso è davvero brillante, e riesce perfettamente a portare avanti l’azione e la caratterizzazione dei personaggi facendo un uso minimo dei dialoghi. In tutto questo, il film non è mai noioso. Anzi: è un’esperienza a dir poco adrenalinica. Ciliegina sulla torta, uno degli urli più iconici della storia del cinema. Come si fa a privare un film del genere di una statuetta?
7. Alien, il miglior film horror e di fantascienza
Da un silenzio e un altro. E anche qui si parla di alieni. Alien non è soltanto un gran film horror e di fantascienza, ma anche uno dei più intensi racconti della solitudine che la settima arte abbia mai prodotto. Lo scontro tra Ripley e l’Alieno, tra la preda e il cacciatore, riassume alla perfezione tutto quel senso di terrore per l’ignoto che sta alle fondamenta stesse del cinema horror. Per questo Alien è terrificate: seguiamo una donna sola, persa nello spazio profondo e alle prese con una creatura superiore e senza rimorso, mossa soltanto dall’istinto animale di toglierle la vita. Una situazione impossibile, una minaccia così grande da rendere la Ellen Ripley di Sigourney Weaver una delle eroine più grandi della storia del cinema. La mancanza di una statuetta o anche solo di una nomination per la sua performance rimane un delitto imperdonabile.
8. The Lighthouse, la solitudine come incubo e disperazione
La solitudine è un argomento portante dell’arte e del cinema, e così anche del cinema horror. The lighthouse rappresenta quasi una sublimazione del tema: attraverso due uomini costretti a vivere insieme in un faro, distanti centinaia di chilometri di mare dalla civilizzazione, il film racconta come la mente umana possa metamorfizzarsi in un mostro. Il regista lo abbiamo già citato ed è Robert Eggers, e anche in questo suo secondo lavoro torna a mettere in scena personaggi governati da credenze così forti da diventare fatti reali. Il bianco e nero, i contrasti della fotografia, la pellicola, l’aspect ratio atipico… tutto contribuisce a plasmare un’estetica della desolazione, della paura, della morte. C’è molto di Becket in The lighthouse: una testimonianza di quanto il cinema horror appartenga a pieno diretto alle più alte categorie dell’arte.
9. La spina del diavolo, il film di Del Toro che ancora non conosci
Esiste un prima e un dopo La spiana del diavolo: dall’ingesso inscena di Guillermo Del Toro sul panorama internazionale non si torna più indietro. Stiamo parlando di un discreto successo al botteghino, ma di un film che rimane perlopiù dimenticato nel contesto della filmografia del regista messicano. Eppure si tratta di uno dei suoi lavori migliori. Quello de La spina del diavolo è un orrore diverso, in qualche modo più accessibile, ma non per questo meno potente. Anzi: Del Toro usa il genere per avvicinare il cinema alla Storia, raccontando la guerra civile spagnola in un modo inedito e oscuro. Ricorda qualcosa? Esatto: è lo stesso principio che utilizzerà pochi anni più tardi per Il labirinto del Fauno. Nonostante rimanga un titolo di nicchia, La spina del diavolo è uno dei migliori film horror della storia del cinema. Un lavoro pregno di idee e che meriterebbe molte più attenzioni. Guardatelo!
10. Split, uno dei migliori film horror contemporanei
Di attori che avrebbero meritato l’Oscar nei film citati fin qui ce ne sono già parecchi: da Jack Nicholson a Sigourney Weaver, passando per Willem Dafoe e Florence Pugh. Eppure, anche considerando nomi di questo spessore, forse la singola performance più spettacolare tra quelle presenti in questa lista appartiene a James McAvoy.
Nel film di M. Night Shyamalan l’attore scozzese interpreta un personaggio complessissimo, dotato di ben 23 personalità: tutta la tensione del film passa da lui e dal suo rapporto con la protagonista interpretata da Anya Tylor Johnson, una giovane attrice che è già diventata una vera e propria icona del cinema horror. Il lavoro attoriale di McAvoy va in questo caso ben oltre il virtuosismo, ed è il motivo principale per cui Split merita una visione a prescindere. E nemmeno una nomination agli Oscar? Che orrore! E se ancora aveste fame di puro orrore, ecco la classifica dei 10 migliori film horror secondo Hall of Series – Comunità di Recupero.