8) Cloverfield (2008)
Chi conosce Matt Reeves sa già che la sua regia è sinonimo di qualità, e questo film è forse tra i migliori film horror del sottogenere in questione. La storia inizia con una festa d’addio a New York, ripresa da una telecamera amatoriale. Durante i festeggiamenti, un terribile boato scuote la città, e presto si scopre che un gigantesco mostro sta distruggendo Manhattan. La storia segue un gruppo di amici che tentano disperatamente di sopravvivere e salvare la loro amica Beth, intrappolata in un grattacielo crollato (qui trovi i mockumentary più spaventosi di sempre).
Una delle caratteristiche distintive di Cloverfield è la sua capacità di immergere lo spettatore nel caos e nel terrore attraverso l’uso del found footage. La telecamera amatoriale, gestita principalmente dal personaggio Hud, cattura l’azione in modo crudo e immediato, trasmettendo una sensazione di realismo che rende le scene di distruzione ancora più angoscianti. L’uso di questo stile narrativo permette al film di costruire una tensione costante, mentre i personaggi si muovono tra le macerie, fuggendo dal mostro e dalle sue letali creature parassite. Un altro elemento chiave di Cloverfield è il suo marketing virale, che ha creato un’attesa febbrile e un alone di mistero intorno al film prima della sua uscita.
7) Lake Mungo (2008)
Tra i migliori film horror found footage troviamo Lake Mungo. Si tratta di un horror australiano diretto da Joel Anderson, che ha conquistato l’attenzione degli appassionati del genere per il suo approccio unico e inquietante al formato found footage. Il film è strutturato come un falso documentario e segue la famiglia Palmer che affronta la morte improvvisa e misteriosa della giovane Alice, annegata in un lago vicino alla loro casa. Mentre i Palmer cercano di elaborare il lutto, eventi strani e inspiegabili cominciano a manifestarsi nella loro casa, portandoli a credere che lo spirito di Alice non abbia trovato pace. Il punto di forza di Lake Mungo risiede nella sua capacità di combinare elementi di horror sovrannaturale con un profondo dramma umano.
Attraverso interviste, filmati casalinghi e fotografie, il film costruisce una narrazione stratificata che esplora il dolore, il senso di perdita e i segreti nascosti. Le performance degli attori, in particolare di Rosie Traynor e David Pledger nei panni dei genitori di Alice, sono straordinariamente autentiche, e ciò conferisce un realismo crudo e toccante alla storia. La regia di Anderson è sottile e precisa, e crea un’atmosfera di crescente inquietudine senza ricorrere a effetti speciali vistosi o a jump scares. Al contrario, Lake Mungo sfrutta l’idea del terrore psicologico, lasciando che il vero orrore emerga gradualmente dalle rivelazioni sul passato di Alice e dalle inquietanti apparizioni che sembrano perseguitare la famiglia. Il film esplora anche temi come l’ambiguità della memoria e la natura illusoria delle immagini, suggerendo che ciò che vediamo potrebbe non essere sempre la verità.