Alfred Hitchcock diceva che il cinema è il “come”, non il “cosa”. Ora, non è nostra intenzione metterci ad analizzare cosa intendesse esattamente il maestro, ma è indubbio che la cinematografia contenga una tale stratificazione di significati quasi impossibile da analizzare. Non è magico e bellissimo solo ciò che si vede sullo schermo, ma tutto quello che lo circonda; Il profumo dei popcorn, il vociare degli spettatori, le sedie di velluto rosse, le luci soffuse che pian piano si spengono: recarsi fisicamente al cinema è un’esperienza a trecentosessanta gradi, un viaggio che può essere spiegato solo attraverso quell’emozione unica che si prova quando si esce da una sala. Stordimento, adrenalina e la sensazione di essere diventati, almeno per qualche ora, una persona completamente diversa. Per più di due anni il Covid ci ha strappato questa libertà, e ora che le sale sono riaperte e al massimo della loro attività possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo. Soprattutto, ripartire a pieno regime con i nostri consigli: stavolta tocca ai 7 migliori film usciti al cinema negli ultimi due mesi. Correte, ora che potete farlo.
1) Beau Is Afraid
Si è parlato tanto di Beau Is Afraid, ancora prima della sua uscita. Non è una sorpresa: le pellicole di Ari Aster, forse proprio grazie al loro essere perfettamente imperfette, hanno la capacità di far nascere uno straordinario interesse anche quando le informazioni sono ben poche. Le aspettative erano altissime, il rischio di sbagliare ancora di più: eppure Beau Is Afraid ce l’ha fatta, eccome se ce l’ha fatta. Soprattutto, Aster ha nuovamente dimostrato che per fare horror non è necessaria la paura; a volte, basta l’aspettativa della stessa. Beau (interpretato da un magistrale Joaquin Phoenix) è un uomo solo, piegato da una vita vuota e silenziosa vissuta ai margini da una città che pullula di criminalità, morte e distruzione. Beau è terrorizzato, da se stesso e dal mondo che lo circonda, e si rifiuta di lasciare le mura di casa sua e ha un morboso rapporto con la madre Mona. Beau ha paura, ed è proprio dal terrore ancestrale dell’uomo che prende vita forse il più strano film del regista di Midsommar e per certi versi il più riuscito. Andate a vederlo: scoprirete di poter provare terrore anche davanti al nulla.
2) Air – la storia del grande salto
A volte un grande cast non fa un grande film. Altre volte (contro tutti i pronostici) sono proprio degli attori magistrali a dare la spinta a una pellicola che, all’apparenza, poteva passare alla storia come banale e dimenticabile. E’ proprio questo che viene fuori da Air – la storia del grande salto, film diretto da Ben Affleck al suo quinto lavoro come regista di una grossa produzione: interpretato da uomini e donne del calibro di Matt Damon, Viola Davis, Jason Bateman e lo stesso Affleck, Air – la storia del grande salto racconta la storia della celebre multinazionale Nike, e della sua brillante idea di unire la figura di Michael Jordan (allora semisconosciuto) alle calzature sportive per dare vita al marchio Air Jordan. Con un’inquadratura tipicamente americana (ma mai esagerata) Ben Affleck racconta una vicenda coinvolgente, interessante e piena di spunti di riflessione; un film che sicuramente non rivaleggia con altri capolavori del regista (come quel gioiellino di Argo) ma che riesce a staccarsi dalla mediocrità dei biografici raccontandoci molto bene come, dietro a una brillante idea, ci sia sempre una mente ancor più brillante.
3) Stranizza d’amuri
Di Stranizza d’amuri si è parlato ancora troppo poco, ed è un vero peccato. Perché è bello, perchè è semplicemente ben riuscito e perché compie un passo in avanti all’interno di una guerra che ancora non ha fine (per quanto vorremmo che non fosse così). Diretto da Giuseppe Fiorello al suo esordio alla regia, Stranizza d’amuri è ispirato a un vergognoso caso di cronaca italiana, il delitto di Giarre: nella Sicilia degli anni ottanta due ragazzi lontani per età e interessi si conoscono, si trovano, si amano. Una spontanea e semplicissima storia d’amore tra due giovani uomini sullo sfondo di un Italia che l’omosessualità la evita, la condanna e la mette a tacere. La pellicola di Fiorello, che poteva fare della tragedia e dell’esaltazione di essa il suo punto di forza, sceglie invece un’altra strada e porta sullo schermo una poesia dolce e un po’ malinconica, che nonostante tutto lascia al termine della visione un leggero senso di speranza. Dedicato a Giorgio e Antonio, “uccisi perché si amavano“, Stranizza d’amuri finisce per essere uno dei più sferzanti e veritieri prodotti italiani degli ultimi anni. Una denuncia che non rumoreggia troppo, ma non per questo è meno riuscita.
4) Missing (il più insospettabile tra i migliori film recenti)
Alla doverosa domanda “cosa ci fa un thriller di serie b tra i migliori film usciti al cinema di recente?” noi rispondiamo con Missing, pellicola scritta e diretta da Nick Johnson e Will Merrick e stand-alone sequel del film del 2018 Searching, uscita a marzo nei cinema italiani. Il genere horror e quello thriller ci avevano già provato, in passato, ad accalappiare lo spettatore con la tecnica del costruire un film totalmente dalla prospettiva dello schermo di un computer (o di uno smartphone). Ne è testimone Unfriended, horror del 2014 molto poco aspettato e ancora meno riuscito; e se al contrario Missing tocca tutti i tasti giusti è solo per un motivo: una scrittura (quasi) perfetta. L’adolescente June deve confrontarsi con la sparizione apparentemente inspiegabile della madre durante un viaggio: da questa premessa prende vita una narrazione al cardiopalma, piena di punti ciechi e svolte improvvise dove diventa veramente difficile distinguere i buoni dai cattivi e, ancora di più, la verità dalla menzogna. Fidatevi: quando crederete di aver capito Missing, questo vi stupirà ancora una volta. Tenete il giudizio in sospeso, fin proprio all’ultimissima scena.
5) Ritorno a Seoul
Quanto potere abbiamo sulla persona che siamo, e quanto può costarci prendere in mano la nostra storia e decidere di scriverla come vogliamo noi? Ritorno a Seoul, nato da un importante coproduzione tra Francia, Germania e Belgio, segue le vicende di Freddie, ragazza sudcoreana adottata da due genitori francesi la quale si ritrova per sbaglio a Seoul dopo un volo cancellato. Da queste premesse si inizia a capire perchè Ritorno a Seoul, scritto e diretto da Davy Chou, è uno dei migliori film recenti che trattano quel complicato tema che è la continua scoperta di noi stessi. Freddie, come tanti di noi, è persa, divisa tra culture e mondi troppo lontani per convivere tra loro ma ai quali comunque sente inevitabilmente di appartenere. Da questa profonda divisione interiore inizia un viaggio, una ricerca di qualcosa di introvabile e che si riduce in nient’altro che una semplice (ma non per questo meno dolorosa) conclusione: la totale mancanza di controllo che sentiamo di avere sulla nostra condizione di essere umano. Un must assoluto.
6) Women Talking (tra i migliori film al femminile)
Vincitore della miglior sceneggiatura non originale agli Oscar 2023, Women Talking è un film sulle donne, scritto da donne e che alle donne parla. Scritto e diretto da Sarah Polley (figura ancora troppo snobbata nel mondo di Hollywood), la pellicola è l’adattamento cinematografico del romanzo Donne che parlano di Miriam Towes (a sua volta liberamente tratto da fatti realmente accaduti nella colonia di Manitoba in Bolivia nel 2011). Women Talking racconta una storia barbarica e allo stesso tempo elegantemente intelligente, dove per l’ennesima volta sono le donne a dover fare i conti con le barbarie apparentemente insanabili degli uomini; messe davanti a un bivio, viene chiesto loro di scegliere: chiudere gli occhi come per anni sono state costrette a fare o finalmente agire? Grazie a un cast d’eccezione composto da stelle quali Rooney Mara, Frances McDormand e Claire Foy (che per prima ha dato uno sguardo femminile a una delle figure più importanti del nostro secolo), veniamo trasportati in una storia che ha del biblico e che, senza troppi fronzoli, apre a un’interpretazione brutale e perfettamente riuscita di che cosa voglia dire essere donna.
7) Alice, Darling
L’amore tossico in tutte le sue sfaccettature è un tema che è stato analizzato più e più volte in ambito cinematografico e televisivo. Eppure mai, ma mai davvero, come in Alice, Darling: la pellicola dove la violenza di un sentimento sbagliato diventa il pretesto per raccontare qualcosa di diametralmente opposto. Alice (interpretata da Anna Kendrick) è una donna apparentemente serena e realizzata che nasconde una relazione tossica e perversa con il fidanzato Simon, un male che sente come impossibile da estirpare e che pian piano la sta distruggendo da dentro. Alice, Darling, sebbene non scelga di trattare un tema particolarmente originale, lo fa con un’inventiva e uno sguardo diverso, dove lo stereotipo della vittima debole davanti al carnefice scompare e viene sostituito da un’analisi forte e puntuale di che cosa voglia dire sentirsi impotenti davanti a noi stessi.