9) Greta Gerwig – “Lady Bird”
Per il suo debutto alla regia, Greta Gerwig sceglie di raccontare una storia intima e personale, vagamente ispirata alla sua stessa vita. Conosciuta principalmente come attrice e musa di Noah Baumbach, nel 2021 la protagonista di Frances Ha decide di mettersi dietro la macchina da presa. Con risultati da 30 e lode.
Ambientato a Sacramento, Lady Bird prende il titolo dall’appellattivo che la protagonista Christine McPherson ha deciso di darsi. Christine sta per diplomarsi e non vede l’ora di lasciare la scuola cattolica e la piccola cittadina che ritiene da sempre troppo stretta. Come se non bastasse, il rapporto con la madre è particolarmente difficile e complicato Christine non si sente per niente capita e sogna di scappare lontano, sulla costa orientale. Interpretata brillantemente da Saoirse Ronan, “Lady Bird” è una protagonista complessa e tridimensionale, in viaggio per scoprire se stessa e conoscersi davvero. Molte parti del film si basano sulla esperienza personale della Gerwig, anche se lei stessa ha dichiarato che non si tratta di un’autobiografia.
I toni del film mescolano umorismo e pathos, ricalcando la fluidità stessa della vita di tutti i giorni. Ci sono momenti di estasi che si alterano ad alcuni di profonda tristezza. Si passa dal riso al pianto, dalla rabbia all’euforia in maniera assolutamente naturale. Altre due importanti influenze le hanno giocate i registi Mike Leigh e Eric Rohmer, evidenti nel suo approccio realistico e nell’attenzione ai personaggi.
Nello stile della Gerwig riverbera l’influenza del regista e compagno Baumbach, con quella particolare attenzione ai dettagli della vita quotidiana e l’uso efficace del dialogo per sviluppare i personaggi.
Al suo debutto registico, la Gerwig ha dimostrato di possedere una visione artistica chiara e una voce unica nel panorama cinematografico. Perché anche se influenzata da altri maestri del suo campo, rimane indubbio ed evidente lo stile assolutamente personale della sua regia. La sceneggiatura cattura magistralmente le tensioni quotidiane e i momenti di tenerezza che definiscono il rapporto tra le due figure femminili, offrendo un ritratto sfumato e realistico della maternità e dell’adolescenza.
10) Jordan Peele – “Get Out”
Probabilmente nessuno ma proprio nessuno avrebbe mai pensato che il comico Jordan Peele avrebbe salvato il genere horror. Sicuramente buona parte del credito per aver risollevato il genere dal limbo in cui si trovava la dobbiamo dare a lui, l’altra parte al buon Jason Blum. Fatto sta che nel 2021, l’attore e comico debutta come regista e sceneggiatore con uno degli horror migliori del secolo. Chris Washington è un giovane afroamericano che ha la malaugurata idea di andare in visita ala famiglia della sua fidanzata bianca, Rose. Accolto con abbracci e moine, ben presto Chris inizia a percepire che c’è qualcosa di inquietante nella famiglia di Rose. E che le altre persone afroamericane come lui si comportano in maniera piuttosto strana. Chris scopre così che dietro al facciata perbenista, la famiglia Armitage ha intenzioni decisamente oscure e contorte.
Get Out è stato un fulmine a ciel sereno. Un film in grado di elevare l’horror al meglio delle sue possibilità , dimostrando come il genere si presti benissimo alle critiche e alle analisi sociali più crude. Peele parla di razzismo e appropriazione culturale in modo unico e incisivo, affrontando le micro-aggressioni e l’ipocrisia del liberalismo bianco. Mostrando, inoltre, come il razzismo possa essere insidioso e presente anche in contesti apparentemente progressisti.
Peele utilizza così l’horror come mezzo ideale per portare in scena il disagio e le paure che ancora oggi attanagliano una fetta della società .
Politica e horror si incontrano e scontrano in Get Out, aprendo la strada a una nuova ondata di film che affrontano temi sociali attraverso l’orrore. In fin dei conti, da sempre uno dei compiti di questo genere è quello di trasporre cinematograficamente le paure dell’essere umano. Grande successo di pubblico e critica, Get Out ha ricevuto numerosi premi e nomination, tra cui quattro candidature agli Oscar. La statuetta come “miglior sceneggiatura originale” ha segnato un momento rendendo Peele il primo afroamericano a vincere l’Oscar nella categoria.