5) Dune, il film che è riuscito a far infuriare David Lynch
Ora parliamo di un altro caso piuttosto noto ma comunque sorprendente. Dune, celebre film di fantascienza di uno dei migliori registi del cinema di sempre, David Lynch, non è stato particolarmente amato dal regista. Dune, del 1984, è basato sull’omonimo romanzo di Frank Herbert, che ebbe un successo tale da generare un incredibile hype attorno alla pellicola. Tuttavia, la versione di Lynch è stata accolta con pareri molto contrastanti, ed è ancora oggi uno dei progetti più controversi della storia del cinema. Il film è comunque un caposaldo del genere sci-fi, ambientato in un futuro distopico, in un universo governato da un impero feudale interstellare. Il protagonista è Paul Atreides, giovane erede della nobile Casa Atreides che controlla il pianeta desertico Arrakis, noto anche come Dune. Arrakis è l’unica fonte della spezia melange, sostanza preziosa che estende la vita, espande la coscienza e rende possibile i viaggi spaziali.
Veniamo ora alle controversie. È giusto sottolineare che si è trattato di un progetto molto ambizioso fin dal principio e, dopo diversi tentativi falliti di altri registi, il produttore Dino De Laurentiis ingaggiò David Lynch, uno dei migliori registi del cinema di quegli anni. Dal canto suo, Lynch è noto per il suo stile surreale, ma accettò il progetto nonostante la complessità del materiale di partenza e le sue incertezze riguardo alla fantascienza. Il problema principale, anche in questo caso, furono le continue interferenze della casa di produzione, la Universal Pictures, e dello stesso De Laurentiis. Entrambe le parti imposero numerose restrizioni, riducendo il film ad appena due ore totali e limitando tantissimo la creatività di Lynch.
Questi dovette accettare le restrizioni e scendere a compromessi che fecero inevitabilmente fallire l’intero progetto. Per quanto Dune sia stato un successo commerciale, pubblico e critica si aspettavano un progetto molto più completo e, per forza di cose, molto più lungo.
Per un film del genere e soprattutto con dei limiti di questo tipo, David Lynch non era sicuramente la persona adatta su cui puntare
David Lynch dichiarò pubblicamente più volte tutto il suo disappunto nei confronti del risultato finale. Si disse insoddisfatto e ripudiò il film, sostenendo che quella di Dune fu l’esperienza in assoluto più frustrante della sua decennale carriera.
6) American History X, il capolavoro di Tony Kaye ripudiato dallo stesso regista
American History X è un film del 1998 diretto da Tony Kaye e scritto da David McKenna. Si tratta di un cult drammatico che tratta in modo molto crudo l’ideologia del razzismo e la successiva redenzione. Il protagonista è Edward Norton, la cui interpretazione è diventata leggenda, interprete di Derek Vinyard. Derek è un ex neonazista che, in seguito a una condanna molto grave, cerca di impedire che il fratello minore Danny segua la sua stessa strada. American History X è un manifesto moderno della piaga sociale del razzismo: il film racconta una storia di redenzione e di come anche i più irrecuperabili riescono a comprendere l’assurdità di tali ideologie. Tuttavia, la pellicola è nota anche per il ripudio pubblico del suo regista, Tony Kaye. E indovinate un po’? Anche in questo caso la responsabilità principale è da attribuire alla casa di produzione.
La New Line Cinema, come nei casi precedentemente elencati, calcò troppo la mano dal punto di vista creativo. Tony Kaye dovette fronteggiare più volte gli interventi a gamba tesa della New Line, sia durante le riprese che nella post produzione, vedendo ridotto di parecchio il risultato che lui aveva in mente. Ma i contrasti di Kaye non furono soltanto nei confronti della produzione. Tra i responsabili delle modifiche ci fu anche lo stesso Norton, che supervisionò in prima persona il montaggio finale. Il regista sostenne pubblicamente che il film non rispecchiava minimamente la sua visione artistica. Il fatto che di mezzo ci fosse anche il protagonista lo portò a sentirsi totalmente messo da parte. Tutto ciò scatenò l’ira di Kaye, che per “vendicarsi”, tra le altre cose, acquistò pagine di annunci sui giornali di Hollywood per criticare la New line e il montaggio finale del film. Nessun rancore, insomma.