3) Mi chiamo Massimo Decimo Meridio (Il Gladiatore)
Ok, forse posso essere banale ma andiamo, quando è epico questo momento? Una delle migliori scene dei film; emozionante, imprevedibile e coinvolgente come poche altre, che arriva dritta allo stomaco con una potenza stratosferica? Prima c’è quella rilassatezza che non è tale, poiché sappiamo quello che vuole fare Massimo e cosa comporterebbe. Del resto, non è facile stare dalla parte dei deboli; non è facile sfidare il più forte che per essere tale si circonda di vigliacchi come lui. A fermarlo c’è solo quel bambino che, inconsapevolmente, fa da scudo a Commodo. Quest’ultimo gli chiede di rivelarsi, lo costringe a farlo. Ciò vuol dire solo una cosa per Massimo e lo sentiamo dentro di noi quando esita, sospira e si toglie l’elmo: la morte.
Allora, se deve essere, lo fa in grande stile. E quel discorso, così magnificamente recitato da Russell Crowe e reso leggendario dal doppiaggio di Luca Ward, è capace di farci provare un milione di emozioni diverse che nemmeno noi sappiamo spiegare, con quella chiusura che farebbe gelare il sangue nelle vene a chiunque, non solo a Commodo (grazie Joaquin Phoenix per averlo interpretato così bene):
“Avrò la mia vendetta, in questa vita o in un’altra”.
Mentre attendiamo il verdetto su Massimo, pur consci che può essere solo uno, il pubblico dell’arena lo grazia. E così il generale, che divenne schiavo e poi gladiatore, sconfisse l’impero.
4) Il processo a Karkaroff (Harry Potter e il calice di fuoco)
Ci sono moltissime scene della saga di Harry Potter che nel corso degli anni sono andata a riguardarmi. Forse quelle che ho visto più volte sono il duello tra Silente e Voldemort nel quinto capitolo e, soprattutto, il processo a Karkaroff. E che vi devo dire, pur non essendo fedelissima al libro, ho adorato ogni singolo istante di questa scena, a cominciare dall’indimenticabile espressione scocciata che Barty Crouch rivolge a Silente quando difende Piton, come a voler dire che è la milionesima volta che dice che lui non è più un Mangiamorte.
Karkaroff è alle strette e, per evitare di finire ad Azkaban di nuovo, prepara il terreno a una delle rivelazioni più adrenaliniche ed entusiasmanti della saga. Il momento, poi, è costruito magnificamente: Crouch, che vuole disperatamente sapere quel maledetto nome, si alterna al figlio che si alza e che si ferma quando Karkaroff urla “Barty Crouch”. C’è quella pausa semplicemente perfetta, dove sentiamo Rita Skeeter sorprendersi, prima che l’ex Mangiamorte finisca la frase con “Junior”. E già qui, brividi di gioia.
E la felicità aumenta poco dopo grazie alla stupenda interpretazione di David Tennant, il cui muovere la lingua come un serpente fa risaltare ancor di più l’instabilità mentale di Barty. Ma del resto, che ci stupiamo a fare con lui?