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Miyazaki, Takahata e la guerra: come i padri dello Studio Ghibli raccontano la tragedia

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Quando pensiamo ai film dello Studio Ghibli, ciò che ci viene in mente sono i mondi fantastici popolati dalle creature più strane e immaginifiche. Volendo andare oltre questo primo impatto, si scopre però una produzione vasta e variegata, capace di riflettere su temi e situazioni attinenti il mondo reale. Tra gli elementi che più definiscono il lavoro dell’importante studio d’animazione c’è un sentimento di assoluto e incrollabile rifiuto della guerra. Questo articolo vuole essere una disamina di come due tra le figure più importanti dell’animazione giapponese, Hayao Miyazaki e Isao Takahata, raccontano il conflitto armato. Ma soprattutto di come lo facciano confrontandosi con la storia e con la tragedia, come solo i grandi autori possono permettersi di fare.

In particolare, abbiamo scelto di affrontare il discorso a partire da due film. Uno per ciascuno: Il ragazzo e l’airone e Una tomba per le lucciole. L’obbiettivo? Dimostrate una volta per tutte come l’animazione sia un linguaggio adulto, capace di confrontarsi con le tematiche più oscure e terribili.

Il ragazzo e l’airone: Miyazaki e la fuga

Il ragazzo e l'airone di Miyazaki (640x360)
Miyazaki

De Il Ragazzo e l’airone abbiamo già parlato (trovi qui la recensione). Un film che, a distanzia di più di un mese dalla sua uscita italiana, continua a generare discussioni. Anche al di fuori dei circoli di appassionati. Una parte del pubblico ha risentito molto della cripticità del film. In effetti, l’ultima fatica di Miyazaki sa confondere e depistare, e la sua avanzata narrativa procede spesso con una libertà imprevedibile.

È un sintomo del metodo del regista. Per Miyazaki l’istintività è padrona e una sceneggiatura vera e propria non esiste nemmeno. Ma la forza del sua approccio creativo sta proprio nella coerenza in cui i temi cardine della sua poetica emergono di volta in volta con naturalezza. Tra questi, ce n’è uno che permea tutto il film: il conflitto tra la ragione e l’individuo, tra la morte e la vita. Più semplicemente, la risposta di un bambino alla guerra.

Non a caso il film comincia con un incendio. Tokyo è infiammata dalle esplosioni e dalle bombe, e in una notte di tragedia il piccolo Mahito perde la sua mamma. Si trasferisce in seguito in una casa di campagna con la famiglia, allontanandosi dagli orrori della guerra. La sua avventura è però solamente all’inizio. Dopo lo strano incontro con un airone cenerino parlante, infatti, scoprirà nel giardino di casa l’ingresso nascosto per un mondo fantastico e governato dalle leggi della magia.

Il ragazzo e l'airone di Miyazaki (640x360)
Miyazaki

Per Miyazaki la fantasia è uno strumento per rielaborare ed affrontare la tragedia.

Così, per ritrovare se stesso e il suo posto nel mondo, Mahito fugge in uno spazio che non esiste. Ci viaggia dentro e capisce l’importanza di un ritorno alla vita reale, per quanto paurosa e violenta questa possa essere. A ben guardare, il racconto della guerra fa parte della filmografia di Miyazaki da già ben prima del suo ultimo lavoro. È infatti presente in Si alza il vento e ne Il castello errante di Owl, in Principessa Mononoke e in Porco Rosso. Eppure, Il ragazzo e l’airone è tra le sue storie quella che più riesce a definire la necessità umana di andare avanti. Di non congelare le nostre vite davanti alla tragedia. Forse con gli sforzi della fantasia è possibile costruire un mondo perfetto, ma ha davvero senso perdersi dentro a una cosa finta? (per i più curiosi, ecco un approfondimento su Il ragazzo e l’airone)

Una tomba per le lucciole: la fine dell’innocenza

Uno tomba per le lucciole è un film speciale, di quelli così importanti da rappresentare delle esperienze di vita uniche e inimitabili. Non si tratta soltanto di cinema che parla di guerra, ma uno di quei rari esempi di narrazioni capaci di inquadrarne la natura senza mai fare spettacolo o mancare di sensibilità. È un’opera importante, a livello civico oltre che estetico. Sono 93 minuti di pura umanità di cui ogni persona dovrebbe concedersi di esperire almeno una volta nella vita.

Una tomba per le lucciole (640x360)
Una tomba per le lucciole

La storia è quella di due bambini, due fratelli: Seita, il maggiore, e Setsuko, la minore. Si tratta di due sopravvissuti all’orrore dei bombardamenti di Kobe, che si ritrovano a dover sopravvivere in un Giappone martoriato della seconda guerra mondiale. Il loro è un viaggio all’inferno fatto di fame e di sofferenza. Un resoconto straziante di un periodo storico oscuro, malvagio, dove l’innocenza di due bambini è chiamata a confrontarsi con il più grande fallimento della storia umana: l’indifferenza nei confronti dei bisognosi.

Takahata, a differenza del collega Miyazaki, è un convinto realista. Un’identità che si riflette nelle storie che sceglie come nella forma che utilizza per raccontarle.

La capacità di costruzione di un’immagine perfetta che appartiene alla Studio Ghibli viene qui messa a disposizione di un film che non intende risparmiare ai suoi spettatori nessun dettaglio. Il risultato è una messa a fuoco assoluta, in cui gli elementi del primo piano vengono restituiti con la setta dignità di quelli sullo sfondo. Nel linguaggio delle immagini, la tragedia particolare di Seita e Setsuko viene messa costantemente in relazione con il dramma collettivo di una nazione piegata dalla fame e dalle bombe.

Takahata mette in mano ai bambini la responsabilità di far comprendere agli adulti le conseguenze più atroci di una razionalità burocratica, in cui le vite dei civili sono sacrificabili sull’altare degli alti interessi delle nazioni. L’innocenza, in Takahata come in Miyazaki, è sempre maestra.

Volete saperne si più sullo Studio Ghibli? Trovate qui un approfondimento sul cinema dei Miyazaki

Ancora non basta? Allora ecco una lista di 10 film consigliati dal regista stesso