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Il Barbienheimer è finito. Ma voi continuate ad andare al cinema

Oppenheimer
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C’è una cosa che distingue Barbie e Oppenheimer da molti film arrivati al cinema: nessuno era lì per caso. Chi sedeva su quelle poltrone non era lì perché non sapeva cosa fare quella sera, non era lì perché – uscendo dal centro commerciale – ha deciso di fare un salto al cinema per mero intrattenimento. Chi era dentro quella sala voleva guardare davvero quei film, era sinceramente coinvolta e curiosa. A prescindere da qualsiasi tipo di valutazione a posteriori, ognuno di noi è arrivato in quella piccola o grande sala con diverse aspettative e l’unica sola voglia di essere lì in quel momento. Non era una coincidenza. Ne parlavamo tutti quanti. Queste due pellicole erano le più attese e, per tale ragione, hanno portato i telespettatori a iniziare un countdown che il 20 luglio, e il 23 agosto qui in Italia, giungeva a termine. Da amante del cinema, non avrei mai potuto aspettare per andare a vederli. Eppure, stavolta è successo qualcosa che mi ha fatto amare le due pellicole a prescindere dalla loro riuscita o meno. Insomma, io ero felice già quando, scendendo dalla macchina, ho visto e sentito quel rumore. Un rumore che non ho sempre sentito, e che mi mancava particolarmente. Erano tutti fuori dal cinema. C’era chi era vestito di rosa, e chi invece aveva un cappello a cilindro. Erano lì per Nolan e Murphy, o per la curiosità che la bambola più famosa nel mondo aveva destato in loro.

Insomma, Barbie e Oppenheimer – a prescindere dal giudizio dato alla fine – mi avevano già dato tanto. Avevano portato la gente al cinema per volontà, e ci avevano riuniti tutti. In quei giorni, finalmente, il cinema aveva trionfato su qualsiasi cosa

Barbie (640x360)
Barbie (640×360)

Quando sono andata a vedere Barbie immaginavo già che la pellicola non potesse fare per me a tutti gli effetti, ma non mi importava. Era uno dei film più attesi dell’anno e, soprattutto, era una delle ragioni per cui finalmente chiunque – bambini, giovani o anziani – si recava al cinema con almeno la metà dell’entusiasmo che ci mettevo io ogni volta. Era una felicità condivisa, una sana curiosità e un desiderio sfrenato di meraviglia. E a me importava questo. Non mi interessava sapere se effettivamente quello sarebbe potuto essere il mio film, era in ogni caso già perdonato grazie alla grande magia che aveva creato. Ed effettivamente è così che è andata. A posteriori, su Barbie avevo avuto ragione: non era un film per me. Ma a prescindere da tutto questo, quella rimarrà una delle sere più belle mai passate al cinema.

Ma a essere meravigliosa, rimane anche quella parte che aveva preceduto l’arrivo di Barbie e Oppenheimer. Il mondo fuori non faceva altro che parlare di cinema. L’evento più atteso dell’estate, finalmente, aveva a che fare con questo meraviglioso mondo che il Barbienheimer era riusciuto a mettere in piedi dopo un periodo estremamente complesso. Quando sono andata a vedere Oppenheimer ero felice come una bambina. Sapevo che quello fosse un film per me, mi fidavo di Nolan, e così è andata. Ma c’era una cosa che, già quella sera, mi dava una sensazione di malinconia: il Barbienheimer era finito. A causa degli scioperi degli sceneggiatori e del distacco che si è creato tra il cinema e le persone anche per via dell’introduzione delle piattaforme streaming, rivivere quella sensazione sarebbe stato complesso. So che riaccadrà, ma non so quando. Se dipendesse da me, accadrebbe ciclicamente, ma so che non sarà così. E questo è un pensiero che, da amante del cinema, non posso allontanare.

Il Barbienheimer ha restituito finalmente anche a chi non si considera amante del cinema una vera ragione per andarci, e la mia speranza è che questo possa essere l’inizio di una nuova, grande storia d’amore tra noi e il cinema. Insomma, una parte di me spera che dopo questa esperienza tutti possano decidere di andare al cinema un po’ di più, e di aiutarlo dunque in tal senso a non sprofondare. Sono diverse le sale cinematografiche che vengono chiusi ogni giorno, e questo per me equivale un po’ alla chiusura di un aeroporto che non potrà permettere alle persone di viaggiare. Alla fine, questi due luoghi condividono più di quanto crediamo. Se il Barbienheimer riuscirà a evitare che questo accada, allora questo 2023 diventerà una data che nessuno potrà dimenticare. Che io, seduta in quella sedia rossa, non potrò mai dimenticare.

Oppenheimer
Oppenheimer (640×360)

In qualsiasi modo vada, è stato bello. So che probabilmente non andrà come nel mio scenario immaginario, ma davvero, è stato bello. E grazie. Grazie perché chi ama il cinema ha potuto finalmente vivere, anche se solo per il tempo di un’estate, quello che spera sempre di vedere quando va al cinema. E non perché la sala vuota mi dia fastidio. Io da sola sto bene ovunque. Va bene così. Non lo dico mica per me. Lo dico per il cinema, per questa meravigliosa macchina che per funzionare non ha bisogno soltanto di me seduta su quella sedia, ma di tutti.

Con l’arrivo anche in Italia di Oppenheimer, il Barbienheimer è ufficialmente giunto al termine. Da adesso in poi si apre una nuova parentesi fatta di grandi film che arriveranno dal mese di settembre con Lanthimos e Wes Anderson al mese di novembre con Ridley Scott. Se avete amato questo periodo, continuate ad andare al cinema. Per chi lo ama e gli dedica del tempo il Barbienheimer è ogni giorno. Alcune pellicole non hanno la stessa promozione di Barbie Oppenheimer, sono più silenziose, ma questo non implica che non siano forti nello stesso modo. Andate al cinema, celebrate ogni giorno il Barbienheimer. Lo so che dalla Tv di casa tutto è più comodo, ma credetemi: non è la stessa cosa. E non soltanto per i Pop Corn. Lì, finalmente, sei costretto a rimanere in silenzio per 120 minuti, e sei costretto ad ascoltare. Non posso garantirvi che tutto quel che ascolterete vi piacerà, è impossibile, ma vi servirà sia fuori che dentro quella sala.

Fidatevi, e non di me. Fidatevi di un momento a rallentatore, di ciò che una macchina da presa riesce a catturare, dei personaggi e delle loro storie. Provate a crederci. E da quel momento, ve lo garantisco, il Barbienheimer sarà eterno.

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