ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Ozi – La voce della foresta!!
Le farfalle sono un ottimo bio-indicatore per capire se l’ambiente circostante è salubre o meno. Più farfalle volano in aria, più vuol dire che il tasso di salubrità di quel luogo è alto. In Ozi – La voce della foresta quella della farfalle è una presenza quasi impercettibile, che si nota a malapena tra la vivacità del cromatismo del film, popolato da animali scalpitanti e rumorosi. Le farfalle sono uno dei ricordi più nitidi di Ozi, l’orangotango femmina protagonista della pellicola. Sono registrate nella sua memoria di cucciolo, quando viveva spensierata nella foresta insieme ai suoi genitori, inconsapevole di quanto il mondo potesse essere brutto e crudele. Quelle stesse farfalle spariscono però nella parte centrale del film, un particolare che magari non si nota a primo impatto ma su cui la pellicola torna più avanti proprio per comunicarci qualcosa.
Le farfalle parlano principalmente ad un pubblico di bambini, sempre meno abituati alla loro presenza. Potrebbe apparire banale, ma la loro esistenza come “guardiane della natura” ha una forte valenza simbolica.
Ozi – La voce della foresta è un film appena arrivato nelle sale italiane (questi i più attesi dell’anno). È diretto da Tim Harper ed è stato presentato alla 54ª edizione del Giffoni Film Festival nella sezione Premiere fuori concorso. Tra i suoi produttori, figura quel Leonardo DiCaprio (qui tutti i suoi film disponibili in streaming) sempre molto attento alle tematiche ambientali e alla sensibilizzazione del pubblico attraverso il mezzo cinematografico. Da poco approdato al cinema, Ozi – La voce della foresta è un film animato che si rivolge principalmente al pubblico dei più piccoli. Ma l’attualità – e la complessità – delle tematiche trattate ne fa un prodotto adatto anche agli spettatori più adulti.
La storia è quella di una giovane orangotango salvata dalla distruzione della foresta da un équipe di volontari e cresciuta all’interno di una riserva, con tutti i comfort e le attenzioni del caso (a proposito, ecco 10 film animati per chi ama la natura). Ozi viene allevata da una coppia di umani, distante dai pericoli della foresta e supportata da mezzi tecnologici che i suoi simili non hanno la possibilità di maneggiare. Vive in un mondo protetto, le viene dato un apparecchio con cui comunicare con gli umani e diventa un’influencer, con tanto di profilo Instagram da cui lanciare i suoi video virali. Un bel giorno però, in un impeto di ribellione adolescenziale, decide di scappare dal rifugio per mettersi sulle tracce dei suoi genitori naturali.
È qui che la piccola accende i motori.
L’innocente Ozi entra in contatto con il mondo vero, quello disseminato di pericoli, ma anche pieno di meraviglie e risorse inimmaginabili per chi ne ha vissuto sempre a distanza. Accompagnata da due nuovi amici della foresta, la protagonista si incammina in un’avventura frizzante e colorata. Ozi – La voce della foresta non si discosta poi tanto dai canoni tradizionali dei film d’animazione degli ultimi decenni. I personaggi principali si mettono in marcia per un viaggio che è anche un percorso di maturazione personale. Giunta nei pressi della sua vecchia casa, Ozi trova il luogo che ricordava da bambina completamente devastato. La deforestazione e i cambiamenti climatici hanno sconvolto l’ecosistema circostante, lasciando un’agghiacciante distesa di fumo e sabbia dove una volta c’era una vegetazione rigogliosa.
Il messaggio che il film vuole lanciare è chiaro: l’intervento dell’uomo ha completamente stravolto l’ambiente, costringendo le specie animali a soccombere o ad emigrare in ambienti più vivibili (che però sono sempre di meno). Malgrado tutto, la nostra protagonista riesce a ritrovare i propri genitori, scampati all’incendio e trapiantati in una sorta di riserva artificiale che è solo una pallida imitazione della loro vecchia casa. Ozi – La voce della foresta sembra insistere molto su quel falso ambientalismo di tante multinazionali che abbracciano solo all’apparenza le politiche green, per poi procedere alla devastazione sistematica dell’ambiente (i film animati più filosofici della storia del cinema si interrogano anche su tematiche simili).
Da questo punto di vista, la pellicola prodotta da Leonardo DiCaprio ricorda Lorax – Il guardiano della foresta, un altro film d’animazione di qualche anno fa che pure sottolineava l’inganno con il quale le grandi aziende che sfruttano l’ambiente provano a convincerci del contrario.
Nel film del 2012 i protagonisti vivevano all’interno di una città artificiale, tenuta sotto stretta osservazione dai capi di una potente multinazionale. In Ozi vediamo più o meno la stessa cosa: la riserva nella quale sono rinchiusi i genitori della protagonista sembra, ad un primo sguardo superficiale, un luogo incantevole, che ricostruisce in tutto e per tutto l’habitat della foresta pluviale. Il problema è proprio che si tratta di una “ricostruzione”. I bacini idrici sono artificiali, la pioggia viene prodotta da autoclavi sempre in funzione, i rumori della natura vengono riprodotti da un computer. La riserva spacciata per “luogo sicuro” per gli animali, altro non è che una gigantesca bolla costruita in mezzo al deserto.
I genitori di Ozi, così come gli altri animali che vi sono imprigionati, conoscono benissimo l’inganno, ma preferiscono far finta di nulla e ignorarlo. È più semplice rassegnarsi alla realtà dei fatti e vivere una vita sicura che ribellarsi alla devastazione della propria casa e smascherare l’inganno che è sotto gli occhi di tutti. Ozi – La voce della foresta vuole dirci che, appena un centimetro sotto la superficie patinata di una realtà “perfetta“, si nasconde una verità dolorosa. Che, per quanto possa far male, non può essere ignorata.
Il grande tema del film è dunque quello ambientale.
Ma Ozi – La voce della foresta si sofferma anche sull’uso dei moderni strumenti tecnologici e sulle potenzialità dei social, che, se usati per veicolare messaggi importanti, possono essere il mezzo più efficace a nostra disposizione e alla portata di chiunque. Essendo un film per bambini, grande spazio è riservato anche a tutto il percorso di maturazione della protagonista, che diventa inevitabilmente un personaggio dinamico, soggetto a una graduale trasformazione che lo porterà ad acquisire maggiore consapevolezza e a vedere le cose in maniera più chiara. In ogni arco narrativo di crescita personale, gli scontri generazionali giocano un ruolo chiave.
In Ozi – La voce della foresta, le differenze di vedute tra adulti e giovani sono il motore dell’azione. La protagonista, con la sua foga giovanile, rappresenta l’innocenza e l’ingenuità delle nuove generazioni che si vedono strappar via il futuro da sotto agli occhi e non riescono a essere indifferenti. Dall’altra parte, i suoi genitori naturali – così come pure gli umani che l’hanno cresciuta – sono invece la rappresentazione di una generazione di adulti che ha fallito nel proprio compito, mollando la presa e rassegnandosi alla realtà dei fatti.
Ozi è una voce che si alza contro la rassegnazione.
Nel film c’è anche un tocco di ironia dissacrante, che vorrebbe mettere a nudo le ipocrisie dei tempi moderni, a partire dal ruolo del giornalismo e da ciò che oggi fa notizia, per finire alle pubblicità ingannevoli e alle loro tecniche di persuasione. Ozi – La voce della foresta è un’avventura per bambini, ma i primi a porsi delle domande dopo aver visto il film dovrebbero essere gli adulti. Non si tratta di un’opera chissà quanto impattante: di prodotti simili ce ne sono diversi in giro. Ma qualsiasi film voglia soffermarsi sull’argomento, cercando di sensibilizzare il pubblico e spingerlo a una maggiore consapevolezza, non è mai tempo perso.