Il catalogo di Netflix si arricchisce, da oggi, di un nuovo film: Red Notice.
Il film, previsto inizialmente per le sale cinematografiche e prodotto dalla Paramount, ha visto i suoi costi crescere in maniera esagerata a causa del COVID-19 tanto da rischiare di non vedere la luce. I diritti sono poi stati acquistati da Netflix che ha speso qualcosa come 200 milioni di dollari stabilendo così il record del film più costoso finora mai prodotto dal colosso dell’ on demand (il precedente tetto era detenuto da The Irishman con poco più di centocinquanta milioni di dollari).
Di questi duecento milioni ben sessanta vanno al trio di attori protagonisti: Gal Gadot, Ryan Reynolds e Dwayne Johnson, meglio conosciuto come The Rock. Il resto è stato speso per realizzare le riprese in giro per il mondo: Italia (Roma e Sardegna), Spagna, Francia, Germania e Russia (e sostenere la troupe durante la sosta dovuta alla pandemia di COVID-19).
La sensazione che si ha nel vedere Red Notice è quella di una costosissima invenzione da laboratorio, una sorta di esperimento, molto social, che pesca a mani basse in giro per il catalogo infinito di film prendendo tutti quegli elementi che garantisco successo per poi mischiarli in stile Frankenstein. L’effetto finale è indubbiamente piacevole e fa passare quasi due ore in totale relax ma i segni delle cuciture, soprattutto in certe situazioni, sono decisamente troppo evidenti. Scritto e diretto da Rawson Marshall Thurber, Red Notice è uno di quei film d’azione con abbondanti dosi di ironia, molto di moda di questi tempi, che lo rendono leggero e non troppo impegnativo. Fin dalle prime battute lo spettatore viene immerso all’interno della storia riuscendo a individuare bene il lietmotiv che lo accompagnerà per quasi due ore.
John Hartley (Dwayne Johnson), profiler dell’FBI, è alla caccia del secondo più importante ladro di opere d’arte al mondo, Nolan Booth (Ryan Reynolds). Il primo, conosciuto come l’Alfiere (Gal Gadot) fornisce all’agente speciale del Bureau tutte le informazioni necessarie affinché questi possa mettere dietro le sbarre il personaggio di Reynolds. I due protagonisti maschili finiscono poi per fare fronte comune contro la bellissima attrice israeliana e in un susseguirsi di colpi di scena fino alla fine del film, il trio accompagna lo spettatore in giro per il mondo tra musei e città storiche, fredde prigioni della Siberia, feste sgargianti in Spagna e giungle selvagge dell’Argentina, a caccia di un tesoro di valore inestimabile.
La sceneggiatura di Thurber (che con il precedente film, Skyscraper, con protagonista sempre Dwayne Johnson, aveva alzato non di poco il livello degli l’action-movie) ammicca moltissimo l’occhio ai film degli anni Novanta. Il regista americano è ben capace di offrire una incredibile avventura, strizzando l’occhio alla storia di Antonio e Cleopatra e il tesoro dei nazisti, farcita di combattimenti ben coreografati, inseguimenti e acrobazie non da poco. Red Notice gira attorno ai tre protagonisti mettendo in disparte, anche in maniera piuttosto brusca, i comprimari che appaiono e scompaiono senza farsi troppi problemi. Il film funziona come una specie di gioco delle tre carte dove alleanze e tradimenti cambiano in maniera repentina spiazzando lo spettatore.
I riferimenti ad altri film in Red Notice sono tanti, forse persino troppi, e tutti molto palesi. Si va da Jurassic Park di Steven Spielberg citato apertamente dai protagonisti dentro una Plaza de Toros che dalle inquadrature e colori ricorda molto Il Gladiatore di Ridley Scott. Dal “tesssoro” de Il Signore degli Anelli alle situazioni ironiche e paradossali alla James Bond, quello di Roger Moore o Pierce Brosnan. Dalle maschere di Eyes wide shut al ballo seducente di True Lies. Dalle saghe di Jason Bourne e Missione: Impossible a quella di National Treasure. Per non parlare, poi, del MacGuffin di Alfred Hitchcock, ossia un espediente narrativo che avvia la storia ma che poi, piano piano sembra perdere importanza fino a scomparire del tutto. I riferimenti più ovvi, più ampi e più palesi sono poi quelli dedicati a Indiana Jones, in particolar modo I predatori dell’Arca perduta e L’ultima crociata.
Tutti questi chiari omaggi a un cinema molto pop rendono Red Notice una sorta di divertissement che lascia, però, un senso di malinconico déjà-vu. In effetti non c’è nulla di nuovo, nulla di particolarmente sorprendente, niente che valga la pena di essere ricordato e raccontato. Certe situazioni sono addirittura prevedibili. Ciononostante, il film regge anche con certi buchi di sceneggiatura piuttosto evidenti e inspiegabili. Regge perché ha conoscenza dei propri mezzi ma soprattutto dei propri limiti e non pretende di essere diverso da un semplice, quanto valido, passatempo.
Red Notice è un film fatto in maniera intelligente che probabilmente avrebbe richiesto più tempo di lavorazione e una maggiore cura ma che alla fine si guarda volentieri se non si hanno grandi aspettative. I tre protagonisti, del resto, sono quello che ti aspetti che siano. Ryan Reynolds, che anche qui come in altri film assomiglia tanto (forse troppo) a Deadpool, è un ladro dalla parlantina sciolta, la battuta pronta, l’ironia superficiale e continua e il desiderio di avere sempre l’ultima parola che bullizza spesso e volentieri Dwayne Johnson, colossale agente federale che non indossa mai i panni del maschio Alpha preferendo quelli del gigante buono, capace di dare tante mazzate ma di provare molti sentimenti. In mezzo a loro la splendida ma un po’ ingessata Gal Gadot che interpreta, purtroppo, la scontata femme fatale, infallibile, invincibile e che nelle movenze ricorda tanto la sua Wonder Woman (e citazioni, del film nel film ce ne sono parecchie!). Mentre la coppia maschile è ben assortita sia nella fisicità che nei comportamenti risultando decisamente più simpatica e alla mano con la classica dinamica nemici-amici, la protagonista femminile sembra troppo perfetta nel suo ruolo di cattiva. Probabilmente qualche difettuccio in più l’avrebbero resa più vera, più originale e decisamente meno cliché.
Red Notice non sono le bellissime Louboutin di Gal Gadot né il suo meraviglioso abito indossato durante la festa nella villa di un trafficante di armi (interpretato da Chris Diamantopoulos). Red Notice è l’allerta massima sotto la quale vengono posti i ricercati internazionali dall’Interpool (qui rappresentata dalla poliziotta interpretata da Ritu Ayara il cui personaggio sembra un po’ un mix tra Zenigata, di Lupin III e l’Ispettore Clouseau de La pantera rosa senza la loro comicità, purtroppo, ma tutta la loro maldestria).
Red Notice è anche un cocktail con ingredienti potenzialmente esplosivi che però risulta un po’ annacquato. Mescola fascino, eleganza, bellezza, ironia, avventura e azione ma lo fa in maniera un po’ blanda. Una sorta di Martini mescolato anziché semplicemente shakerato dove i sapori rischiano di assomigliarsi l’uno all’altro annullandosi a vicenda. Un film adatto a tutti, senza scene di morti violente né spargimenti di sangue che si guarda volentieri ma che non si riguarda una seconda volta. Che diverte e si fa apprezzare anche parecchio ma del quale è facile perdere le tracce nella nostra memoria cinematografica.
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