Parlimoci chiaro, Robert Eggers è uno dei registi più innovativi del cinema contemporaneo. Con uno stile definito, ha saputo fondere il genere horror con una profonda ricerca storica, creando film dal forte impatto visivo e narrativo. Le sue opere sono immediatamente riconoscibili grazie ad atmosfere cupe, un linguaggio visivo meticoloso e un’attenzione quasi maniacale ai dettagli. Fin dai suoi esordi con i cortometraggi, Eggers ha dimostrato una predilezione per il folklore, le superstizioni e il terrore psicologico. La sua capacità di ricostruire epoche passate e di immergere lo spettatore in mondi lontani, ma incredibilmente realistici, lo ha reso uno dei registi più interessanti degli ultimi anni.
Con il successo di The Witch ha rafforzato il concetto di horror storico, mentre con The Lighthouse ha mostrato tutta la follia e l’isolamento attraverso un’estetica suggestiva. The Northman (lo puoi guardare qui) ha invece mostrato la sua abilità nel realizzare epiche storiche cariche di violenza e vendetta. Insomma, con questa classifica vogliamo ripercorrere il suo percorso artistico, dai primi esperimenti ai film più acclamati, analizzando il suo stile e il suo impatto sul cinema contemporaneo. Partiamo quindi dal meno riuscito, fino ad arrivare al capolavoro che meglio rappresenta la sua visione cinematografica.
La classifica dei film di Robert Eggers, più il suo cortometraggio più spaventoso
5) Hansel and Gretel (2007) – Il cortometraggio di Robert Eggers
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Fin dai suoi esordi, Robert Eggers ha mostrato una particolare affinità con il folklore e le atmosfere gotiche. Hansel and Gretel, uno dei suoi primi cortometraggi, è una rilettura oscura della celebre fiaba dei fratelli Grimm. Girato in bianco e nero, il corto enfatizza il terrore e l’inquietudine attraverso un’estetica minimale e una fotografia ispirata al cinema espressionista tedesco. La regia di Eggers si concentra sulle ombre, sulle inquadrature angoscianti e su un sonoro disturbante, creando un’atmosfera claustrofobica e spaventosa. La storia, pur rimanendo fedele alla trama originale, è raccontata con un approccio più cupo e realistico. La casa di marzapane non è accogliente e colorata, ma appare come una trappola inquietante, in linea con la visione gotica del regista. La strega, anziché essere una caricatura malvagia, è ritratta con un realismo spaventoso, incarnando il lato più oscuro delle fiabe tradizionali.
Pur essendo un progetto minore rispetto ai suoi lungometraggi, Hansel and Gretel rappresenta un interessante banco di prova per lo stile che Eggers svilupperà nei film successivi. Qui emergono già i temi ricorrenti della sua filmografia: il confine tra superstizione e realtà, il terrore legato al folklore e la costruzione di un’ambientazione storicamente credibile. Questo corto è quindi un’importante tappa nella carriera del regista, una piccola gemma che anticipa il suo talento per il racconto del terrore (qui trovi i 10 film non horror che meriterebbero un azzeccatissimo remake horror).
4) Nosferatu (2024): il vampiro secondo Robert Eggers
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Il mito di Nosferatu torna in vita con la visione inquietante di Robert Eggers. Dopo essersi cimentato con l’orrore in The Witch e con il terrore psicologico in The Lighthouse, il regista affronta un’icona del cinema espressionista, portando sullo schermo un’interpretazione personale e suggestiva del leggendario vampiro. Con Bill Skarsgård nei panni del conte Orlok e Lily-Rose Depp in quelli di Ellen Hutter, il film omaggia l’opera originale di Murnau senza limitarsi a una semplice riproposizione. Eggers mantiene l’estetica gotica e il senso di oppressione che caratterizzavano l’originale del 1922, ma arricchisce la narrazione con la sua consueta attenzione al realismo storico e alla costruzione atmosferica. La sua opera più recente, ma potenzialmente già una pellicola da ricordare. Un omaggio di pregevole fattura.
3) The Northman (2022): vendetta e brutalità
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Con The Northman, Robert Eggers dà il meglio di sé e si cimenta con l’epica nordica, realizzando un film di vendetta crudo e viscerale. Ispirato alla leggenda di Amleto, il film segue il principe vichingo Amleth (Alexander Skarsgård) nella sua ossessiva ricerca di vendetta contro lo zio Fjölnir, responsabile dell’omicidio del padre. Eggers costruisce un mondo spietato e immersivo, ricostruendo con precisione la cultura e i rituali dell’epoca. La fotografia ipnotica e le inquadrature potenti rendono ogni scena un quadro vivente, mentre il sonoro amplifica la sensazione di un viaggio mistico e brutale. Eggers non si limita a mostrare battaglie sanguinose, ma esplora la psicologia del protagonista, evidenziandone il conflitto interiore tra destino e libero arbitrio. La componente soprannaturale, già presente nei suoi film precedenti, si mescola qui con la realtà storica, creando un’atmosfera sospesa tra mito e verità.
Il cast, che include anche Nicole Kidman, Anya Taylor-Joy e Willem Dafoe, regala interpretazioni intense, contribuendo a rendere The Northman un’esperienza cinematografica potente. Sebbene sia il film più commerciale di Eggers, la sua impronta autoriale rimane evidente in ogni dettaglio. Con questa pellicola, il regista dimostra di saper coniugare spettacolarità e ricerca storica, offrendo al pubblico un’epopea vichinga unica nel suo genere. The Northman è una storia di sangue, onore e destino, che conferma Eggers come un cineasta capace di reinventare il passato con una visione cruda e autentica (guida alla sopravvivenza: il genere horror).
2) The Lighthouse (2019): follia e isolamento
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The Lighthouse è forse il film più sperimentale di Robert Eggers, un’opera claustrofobica che mescola horror psicologico e suggestioni lovecraftiane. La storia segue due guardiani del faro, interpretati magistralmente da Willem Dafoe e Robert Pattinson, costretti a condividere uno spazio angusto su un’isola remota. L’isolamento e le condizioni estreme portano entrambi alla paranoia e alla follia, in un crescendo di tensione e allucinazioni. Girato in un evocativo bianco e nero e in formato 4:3, il film richiama il cinema espressionista e le prime pellicole del Novecento. La fotografia cupa e granulosa, unita a un sonoro ossessivo e opprimente, immerge lo spettatore in un’atmosfera alienante. Il mare, il vento e il suono della sirena del faro diventano elementi di un incubo senza via d’uscita, mentre la narrazione lascia volutamente spazio all’interpretazione.
Eggers gioca con il simbolismo e il mito, suggerendo che il faro possa rappresentare la conoscenza proibita o un potere oscuro. La sceneggiatura è ricca di dialoghi ispirati alla letteratura marinara dell’epoca, con toni arcaici che accrescono il senso di estraneità. The Lighthouse è un viaggio nella psiche umana, un film affascinante e disturbante che sfida le convenzioni narrative e dimostra il talento visionario del regista. Un’opera d’arte ipnotica che lascia lo spettatore intrappolato nella sua inquietante ambiguità (qui trovi 12 stranissimi film non horror che non ti faranno dormire la notte).
1) The Witch (2015): il capolavoro di Robert Eggers
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Con The Witch, Robert Eggers firma uno degli horror più suggestivi e inquietanti degli ultimi anni. Ambientato nel New England del XVII secolo, il film segue una famiglia puritana esiliata dalla propria comunità e costretta a vivere ai margini di un’inquietante foresta. Quando il neonato della famiglia scompare misteriosamente, la paura e la paranoia iniziano a dilaniare i protagonisti, portandoli a sospettare che la primogenita Thomasin (Anya Taylor-Joy) possa essere una strega. Eggers costruisce un’ambientazione storicamente accurata, grazie a dialoghi basati su documenti dell’epoca e a una fotografia naturale che amplifica il senso di realismo. Il terrore non deriva da jump scare o effetti speciali eccessivi, ma da un’atmosfera soffocante, in cui il soprannaturale si insinua lentamente nella quotidianità. Il regista esplora il fanatismo religioso e la fragilità della mente umana, mostrando come il sospetto e la superstizione possano distruggere una famiglia dall’interno.
Il film si distingue per la sua estetica minimalista e per un utilizzo magistrale della luce e dell’ombra. Il caprone Black Phillip, divenuto un’icona del film, incarna il male in una forma ambigua e seducente, lasciando spazio a molteplici interpretazioni. The Witch è un’opera che ridefinisce il genere horror, proponendo una narrazione raffinata e psicologicamente disturbante. Con questo esordio straordinario, Eggers si afferma come un autore unico, capace di trasformare il folklore in puro terrore cinematografico (qui trovi un’ode ad Anya Taylor-Joy).