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5 film remake che sono considerati più belli del film originale

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Il concetto di remake è sicuramente molto ambiguo nel panorama cinematografico, c’è chi ama l’idea e chi invece è contrario perché magari affezionato all’originale, un po’ come la disputa tra Barney Stinson e Ted Mosby sul nuovo/vecchio è sempre meglio, diciamo. Ma poi dipende sempre tutto dal risultato, ci sono remake impietosi che restano all’ombra della prima copia o che addirittura finiscono per rovinarne la magia, e poi ci sono quei remake che piacciono, magari rivisitazioni in chiave moderna o semplici rifacimenti, o addirittura allievi in grado di superare il maestro. In questo articolo vi proponiamo alcuni esempi di remake di enorme successo che sono stati in grado di superare il proprio film d’origine in termini di popolarità. Sia chiaro che non si tratta di una classifica (anche se Scarface, per esempio, ci dovrebbe entrare di diritto), ci sono tanti altri esempi simili, ma di certo questi sono tra quelli più famosi e in grado di mettere d’accordo il pubblico.

1) Scarface

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Partiamo proprio da Scarface, entrato nell’immaginario comune come uno dei più rappresentativi film gangster di ogni epoca, con un indimenticabile Al Pacino nei panni di Tony Montana, tormentato boss e narcotrafficante. Scarface è il remake diretto da Brian De Palma nel 1983 dell’originale di Howard Hawks del 1932. Il film di Hawks vede Paul Muni nei panni di un altro Tony, che di cognome fa Camonte e che ha in comune con il personaggio di Al Pacino le grandi ambizioni e una personalità molto forte e determinata. Le due storie hanno molti punti in comune, a partire dalle frasi celebri come “the world is yours”, fino ad arrivare al senso di protezione per la propria sorella e in generale all’attaccamento alla famiglia dei due protagonisti. Ovviamente la differenza sostanziale sta nell’ambientazione: il primo racconta dell’epoca del proibizionismo e del contrabbando e segue le vicende di un protagonista di origine italiana, mentre il secondo è ambientato in quel di Miami ai tempi del boom della cocaina e narra di un boss di origine cubana. In generale, lo Scarface di Al Pacino gode di un periodo storico in cui il genere gangster era al vertice della cultura pop americana, soprattutto dopo il successo de Il padrino. Si tratta di due film comunque connessi tra loro, ma si può dire che l’incredibile popolarità dello Scarface di De Palma abbia prevalso sulla pellicola di Hawks, che comunque resta un punto fisso per gli amanti del genere.

2) The Departed

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Restiamo sulla scia del gangster con The Departed di Martin Scorsese, uno dei più grandi capolavori del regista statunitense. Tale film è un remake di un’opera made in Hong Kong dal titolo Internal Affairs, diretta da Andrew Lau e Alan Mak. Al di là del differente peso degli interpreti, basti pensare al binomio DiCaprio-Nicholson contornato dai vari Matt Damon, Mark Wahlberg e Alec Baldwin, giusto per citarne alcuni, si tratta di due film molto simili schematicamente: entrambi raccontano di un poliziotto infiltrato nella malavita per stanare il boss che a sua volta infiltra uno dei suoi tra le file dei buoni. Il film di Scorsese vince questa battaglia per ovvie ragioni di visibilità e vistosità degli attori protagonisti, ma anche perché riesce ad essere più crudo e severo con i propri personaggi, non distaccandosi mai dall’idea di un mondo estremamente corrotto in cui non esiste un vincitore tra il buono ed il cattivo, rispetto all’originale in cui si registra una certa crudezza più in termini di messinscena. No spoiler se non avete recuperato Internal Affairs, fatto sta che si tratta di due grandi film che andrebbero visti almeno una volta nella vita (anche se magari non nella stessa serata, ecco).

3) La cosa

La cosa è uno dei film cult per eccellenza del grande John Carpenter, maestro dell’horror, ed è il remake di un film del 1951 diretto, ancora una volta, da Howard Hawks (l’uomo più copiato di sempre), dal titolo La cosa da un altro mondo. La sostanziale differenza tra i due film sta nella resa data alla sceneggiatura originale di John Campbell da Carpenter, che è in grado di aumentare di parecchio il pathos mettendo i protagonisti gli uni contro gli altri, in modo tale da duplicare il nemico comune: da una parte il terribile mostro, dall’altra la paranoia generale che rende il clima decisamente ansioso e coinvolgente. Anche in questo caso a fare la differenza è il momento dell’uscita: il film di Carpenter è del 1982, periodo storico in cui era molto di tendenza rivisitare i grandi classici del passato, colpendo da una parte gli intenditori romantici e catturando l’attenzione del nuovo pubblico dell’era dei Blockbuster, ritagliandosi così uno spazio importante tra i cult popolari di un periodo d’oro del cinema, viaggiando verso una certa immortalità che altri film di quegli anni, come appunto Scarface, hanno guadagnato di diritto.

4) La mosca

Tratto dal racconto omonimo di George Langelaan, La mosca è un film horror di fantascienza del 1986 diventato a tutti gli effetti un cult, elogiato soprattutto per gli effetti speciali e per l’interpretazione di Jeff Goldblum. Il film diretto da David Cronenberg è il remake de L’esperimento del dottor K., uscito nelle sale nel 1958, un solo anno dopo il rilascio del racconto originale e diretto da Kurt Neaumann. Entrambi i film hanno avuto capitoli successivi, e la particolarità della trama e della messinscena grottesca ed inquietante hanno dato vita a un vero e proprio culto popolare. Certo, sarà ripetitivo, ma ancora una volta il grosso del lavoro lo fa la carta d’identità: per un film in cui gli effetti speciali hanno un ruolo così centrale, venire alla luce negli anni ’80 era sicuramente un plus non da poco, in quanto si sperimentavano nuove tecniche molto spettacolari che, per un pubblico non abituato, valevano da sole il prezzo del biglietto.

5) Il grande Gatsby

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Chiudiamo con un caso più particolare, quello de Il grande Gatsby. Si tratta di uno dei più grandi ed importanti romanzi di sempre, oltre che uno di quelli con più adattamenti cinematografici (in totale 4). Quelli più di spicco sono senz’altro la versione del 1974 diretta da Jack Clayton e con protagonista Robert Redford, e quello del 2013 di Baz Luhrmann con il solito Leonardo DiCaprio. Si tratta di un caso un po’ più divisivo rispetto agli altri, principalmente perché il primo è vantato per la sua fedeltà al romanzo ma viene “incolpato” di una certa freddezza in termini di esposizione delle tematiche principali, rispetto al film con DiCaprio in cui la fedeltà lascia più spazio alla magia cinematografica, rendendo il prodotto appunto più filmico e distaccandosi quanto basta dall’appartenenza letteraria. Ovviamente anche Leo fa la differenza, la sua interpretazione è stata vantata dalla critica e non ha certo bisogno di presentazioni, un plauso a Redford va comunque fatto, ma quando c’è di mezzo DiCaprio non è mai facile reggere il confronto.

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