Inutile ribadire la fama che da sempre accompagna questo capolavoro horror di Kubrick, prodotto da Warner Bros e tratto da un romanzo del King assoluto del genere! Shining ha dato avvio ad un vero e proprio fenomeno culturale nell’universo cinematografico, facendo da spola tra diverse generazioni con lo stesso hype del principio. Merito sicuramente della spettacolare interpretazione di Jack Nicholson e del suo carico e ineguagliabile cipiglio, la pellicola è diventata maestra dei principali racconti dell’orrore successivi. Non è un caso infatti che Shining è stato eletto al 2º posto tra i migliori film horror della storia del cinema dopo L’esorcista, in una classifica stilata dalla rivista Time Out. Mentre nel 2008 Empire lo inserì al 52º posto nella lista dei 500 migliori film della storia.
Kubrick con il suo cult movie ha segnato un punto cruciale del suo percorso professionale di irriverente rinnovamento dei generi cinematografici. E seppur abbia creato qualche malcontento in King per le libertà che si è preso nella scrittura di Shining, noi non possiamo che celebrare ora e sempre la forte magia emanata dallo show. Siamo, infatti, di fronte a una storia all’apparenza basilare, lineare, dal ritmo lento e incalzata in toto da esigui colpi di scena. Tuttavia, è proprio questa purezza narrativa a fare la differenza nel film. Già la luccicanza di Danny da sola, realizza infatti metà del lavoro. Questa diventa, non a caso, un espediente a cui nessuno aveva mai pensato prima o si è azzardato troppo a replicare.
Ed è proprio attraverso Danny che entriamo a contatto con l’aspetto più mistery dell’Overlook Hotel
Lo facciamo attraverso le connessioni psichiche del piccolo con Dick Hallorann, le visioni premonitrici come le gemelle in corridoio, la scritta Redrum per la madre o la cascata di sangue che viene fuori dall’ascensore. Queste e altre sono le manifestazione extrasensoriali del luogo che Danny inconsapevolmente ha risvegliato attraverso i suoi poteri, divenendo così l’innocente-colpevole causa dell’idiosincrasia del padre. Tuttavia, sapevamo già che Jack avesse non pochi problemi relativi alla gestione della rabbia e degli impulsi violenti, dettati principalmente dal suo precedente problema di alcolismo.
Adesso che non è riuscito nel suo intento di staccare dallo routine abnegandosi alla scrittura del suo romanzo, il suo nuovo ruolo da custode invernale comincia a diventare ambiguo. Notiamo subito infatti come un hotel quasi del tutto vuoto e vacuo sia già d’effetto nell’estetica delle scene rappresentate. Ma se a questo aggiungiamo quanto i personaggi che si interfacciano ai protagonisti sembrino provenire da un’altra dimensione, tutto inizia a prendere una piega piuttosto strana. Indelebile è il momento in cui Jack si mostra incontrollabilmente ricaduto nel morbo dell’alcol al bancone del bar dell’hotel. Qui la figura del maggiordomo Lloyd, direttamente dagli anni Venti, comincia a confonderci le idee quando esordisce dicendo a Jack di essere stato sempre lui il custode dell’hotel.
Con lui Jack sentirà il bisogno di giustificarsi per qualcosa
Egli asserirà infatti di non essere un uomo cattivo né tanto meno solito alla violenza, soprattutto con le persone a lui care. Pertanto, non può che essere questo il preciso istante in cui iniziamo a farci le fatidiche ed enigmatiche domande su Shining. Non sarà mica tutto irreale? È pertinente al presente la storia dell’omicidio-suicidio di Charles Grady? Non dimentichiamo però che l’uomo incontrato da Jack alla fantasmagorica festa in maschera si è presentato come Delbert Grady!
Quindi chi è davvero Jack Torrence!? Ecco che parte da qui una delirante valanga di domande per cui abbiamo alcune risposte anche attraverso qualche gentile dichiarazione dei creatori del prodotto. Prima di rispondere, però, facciamo un grande balzo in avanti verso il gran finale del film. Sempreverde è infatti il momento in cui Jack, in preda alla sua annebbiante crisi, insegue Wendy e Danny con una mazza da baseball per farli fuori! Così, dopo le urla agghiaccianti della moglie, l’ausilio di Hallorann, la scena da meme (qui trovate quelle di Boris, a proposito) del “lupo cattivo” e la fuga nel labirinto di Danny, arriviamo agli ultimi due nodi cruciali.
Il primo è rappresentato dalla testa esanime di Jack che inverosimilmente compare sepolto fino al collo da un enorme quantitativo di neve. Il secondo lo vede invece ricomparire, vivo, vegeto e sorridente, in una foto del 4 luglio 1921 appesa a una parete dell’hotel. Beh, direte voi, o nell’Oltretomba stanno dando un party oppure qualche astruso mistero è stato risolto! Facciamo però un passo indietro affermando che il romanzo di King ci racconta sul finale una storia più compiuta. Secondo il testo, dopo lo scontro con Jack, mamma e figlio vengono soccorsi in ospedale mentre lui rimane vittima di un incendio causato da una caldaia malfunzionante dell’hotel.
Nell’adattamento di Shining però possiamo basarci solo su pochi indizi
Questi ci vengono così forniti da tutti gli altri misteriosi eventi accumulati nel corso del film. Una delle spiegazioni più plausibili dunque è che Jack, una volta caduto nella trappola dell’Overlook risvegliato dal figlio, avesse perpetrato l’errore del precedente custode Charles! Questi infatti, in preda a una furia omicida, aveva distrutto lì la sua famiglia per poi togliersi la vita. E il Delbert incontrato da Jack a quella festa mascherata, aveva lo stesso volto di Charles nonché lo stesso cognome, proprio perché il secondo non aveva fatto altro che reincarnarsi nel primo. Jack pertanto, dopo la sua morte, era immediatamente diventato il terzo Delbert all’appello dell’Overlook vivendo lì per sempre.
Lo stesso albergo infatti era stato costruito su un cimitero di nativi americani distrutti dai colonizzatori! Dunque i demoni della violenza e dei soprusi non potevano che continuare a impossessarsi dei malcapitati che calpestavano quello stesso suolo. Non è infatti da escludere che il vero succube degli scatti d’ira di Jack non sia tanto Wendy, quanto più il figlioletto Danny. Parliamo del protagonista di Doctor Sleep, nonché principale attrattiva di Shining, che non sembra trasudare una bella infanzia da ciò che possiamo appurare da qualche taciuto dettaglio.
Tra questi notiamo una fugace scena tra i corridoi dell’hotel
Quest’ultima butta l’occhio all’interno di una stanza in cui si intravede un uomo travestito da orso che è chinato su un letto. Subito dopo, però, viene ripreso in volto con uno scatto di camera insieme a un uomo in smoking. Se torniamo al romanzo, però, è doveroso citare una strana relazione tra un ospite benestante dell’hotel e un uomo che all’annuale festa di luglio era mascherato da cane! Nel film però le intenzioni del regista sembrano ben diverse, in quanto l’uomo trasvestito si riconferma essere un orso!
Lo stesso animale che compare all’inizio sotto forma di cuscino su cui è appoggiato Danny in seduta dalla sua psichiatra. Taciturno e dallo sguardo teso ma rassegnato. Notiamo anche come qui la madre rimanesse sulla difensiva tenendo le braccia conserte. Intercetterà infatti la domanda della dottoressa su chi fosse Tony, per paura che il figlio possa rivelare qualche scottante segreto. Rimanendo in questi termini nulla ci vieta quindi di pensare, vista la strana attitudine quotidiana di Jack, che il piccolo abbia ricevuto degli abusi da parte del padre (qui i peggiori delle serie tv) senza mai rivelarlo ad alta voce. Wendy di questo era sicuramente a conoscenza, ma anche lei sottomessa al controllo del marito aveva preferito non denunciare mai l’accaduto ai danni del figlio.
Tony rappresenterebbe in Shining il suo strumento per esorcizzare questa terribile esperienza
Tony non è un semplice amico immaginario. Così come l’ascensore che rigetta sangue alternandosi al volto spaventato di Danny. È come se simboleggiassero lo sfogo di cui lui aveva bisogno. Ma c’entra qualcosa la putrefatta donna della stanza 237 in tutto questo? La storia narra di un incontro romantico da brivido tra lei e Jack, volto a sottolineare come questi sembrasse interessato a qualsiasi donna reale o fittizia dell’hotel piuttosto che alla moglie Wendy!
Questo la dice lunga sul rapporto tra i due e sulle decadenti basi di una famiglia disfunzionale dal principio, ma non solo. Il fatto stesso che quella donna, una volta che Jack la stringe a sé baciandola, inizia concretamente a desquamarsi, potrebbe indicare la sensazione provata da Danny dopo il sopruso del padre. Così come, su un piano più universale, potrebbe semplicemente descrivere cosa succedesse ogni volta che Jack metteva le sue subdole mani su qualcosa.
In conclusione, però, l’interpretazione più fantasiosa sul finale di Shining proviene addirittura dal mondo pagano
Alcuni, infatti, hanno visto nel suo raggiante volto in bianco e nero della fotografia incriminata un’analogia con un demone degli Inferi primordiali di nome Bafometto! E non è un caso visto che Torrence viene presentato sin dall’inizio come un uomo foriero maligna ventura. Nell’iconografia pagana, questa mostruosa creatura – che con il Cristianesimo avrebbe assunto l’identità di Satana – viene rappresentata con la mano destra tendente all’alto mentre la sinistra al basso. Non sarà forse quella un foto-messaggio dall’Inferno? Ebbene qui, navigando in acque oscure, è difficile dare con certezza una risposta. Tuttavia la teoria della reincarnazione non tanto dell’anima dei diversi custodi, quanto più dei loro crimini e delle atrocità, sembra a oggi quella più avvalorata.
Non ci resta dunque che organizzare un simposio noir per il prossimo 4 luglio! Con invito esclusivamente rivolto a commensali Shining addicted e agli special guests Kubrick e King (qui una sua opinione) in persona, seduti l’uno di fronte all’altro a capotavola. Ci saranno sicuramente accesi dibattiti, è ovvio. Nutriamo però la speranza che stoviglie e pietanze rimangano al loro posto. Così a fine serata, indubbiamente alticci e immersi nella travolgente atmosfera conviviale, non avranno troppi freni a rivelare qualche altra pruriginosa verità sulla loro opera. Intanto a noi non resta che stringere i denti per sopportare quest’attesa che sembrerà eterna.