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Silver and the Book of Dreams: la Recensione del film Prime Video tratto dalla trilogia

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Il mondo dei sogni diventa reale in Silver and the Book of Dreams, il nuovo film disponibile su Prime Video liberamente tratto dal romanzo di Kerstin Gier del 2016. L’autrice si era già fatta conoscere al pubblico con la sua trilogia di maggior successo Ruby Red e torna a far chiacchierare di sé con questo nuovo film tratto da un’altra sua trilogia che ha avuto una risonanza decisamente minore, soprattutto in Italia, per ragioni a noi sconosciute. Nonostante questo, i lettori della trilogia Silver attendevano questo film con trepidazione, curiosi di vedere come il mondo dei sogni di Liv venisse rappresentato sullo schermo, peccato però che la lunga attesa non sia stata pienamente soddisfatta, visti i risultati del film Silver and the Book of Dreams.

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Silver and the Book of Dreams

Da lettrice del libro conoscevo già la storia di Silver, ragazza che dalla Germania si trasferisce a Londra con la sorella per vivere con la madre e la sua nuova famiglia. Qui incontra un gruppo di ragazzi che le rivelano l’esistenza del mondo dei sogni – e degli incubi – e scopre di essere una sognatrice: può visitare e vivere i sogni degli altri. La realtà onirica ben presto inizia a mostrare i suoi difetti, mescola il reale con il fantastico, rendendo difficile capire cosa sia reale e cosa no e, come se non bastasse, Liv viene a conoscenza di una maledizione che potrebbe aver causato lei stessa: tutti i peggiori incubi si stanno avverando e lei l’unica che può fermarli.

Il trailer

Silver and the Book of Dreams doveva arrivare qualche anno prima

Non si può parlare di Silver and the Book of Dreams senza constatare che si tratta di un film che risente degli anni di uscita del libro originale: i cliché che andavano di moda nel 2016 sono la cornice portante del libro e per ovvie ragioni ora anche del film che, a modo suo, cerca di limitare i danni. Altra pecca è probabilmente la matrice stessa della storia Kerstin Gier, che già allora aveva dimostrato poca innovazione con questa nuova trilogia visti gli svariati parallelismi tra Silver e la trilogia Ruby Red che affrontava i viaggi nel tempo, invece che dei sogni. Insomma, Silver and the Book of Dreams non è un libro – e neanche un film – che brilla per eccelsa originalità e oggi il peso degli anni passati si sentono tutti: la protagonista, Silver, è ancora una volta una ragazza che si fa notare per intelligenza e il suo carisma, e alterna momenti di dolcezza a impeti scorbutici per proteggere sé stessa e – ovviamente – non sa di essere così carina da piacere a chiunque. A lei non interessano i ragazzi, lei è una con la testa sulle spalle che si improvvisa la perfetta eroina che tutti inconsapevolmente stavano aspettando. Scontato dire che la sua avventura nel mondo dei sogni le farà incontrare anche la “persona dei suoi sogni”.

Silver and the book of dreams
Silver and the Book of Dreams

Molto probabilmente se il film fosse uscito cinque anni fa non avrei risentito così tanto il ritorno del pessimo gusto a delle trovate narrative usate in abbondanza anni e anni fa, neanche si trattasse di un altro dei capolavori di Disney Channel. La sceneggiatura di Silver and the Book of Dreams è la stessa che sarebbe stata presentata – e approvata – nel 2018, a cui però è stata apportata qualche modifica giusto per ingannare lo spettatore di star vedendo una storia nuova e “attuale”. Neanche a dirlo le modifiche narrative attuate sono quelle che stanno diventando sempre più presenti nei nuovi prodotti televisivi e non solo: personaggi queer e afrodiscendenti che hanno un ruolo maggiore nel film, seppur sempre di contorno perché la protagonista assoluta può essere solo Silver.

Il resto delle trovate narrative utilizzate nel nuovo film prodotto da Prime Video sono quelle che abbiamo imparato a riconoscere negli anni, niente di originale e sorprendente, tanto che il film viene è vittima di una noiosa patina di “già visto” che lascia presagire e indovinare perfettamente la scena successiva.

Il mondo dei sogni: bello ma non ci vivrei

Il budget per questo film, della regista Helena Hufnagel, è stato speso per la maggior parte per la costruzione del corridoio dei sogni: bellissimo e terrificante allo stesso tempo. Un lungo e labirintico corridoio corredato da migliaia di porte, ognuna di queste corrispondente al sogno di qualcuno, che gode di una struttura incerta e magica. Il risultato visivo è ottimo, il corridoio intreccia perfettamente l’alone di mistero e la sensazione soporifera e al contempo rilassante tipica dei sogni in un complesso che avrebbe interessato anche l’architetto dei labirinti Piranesi.

Silver and the Book of Dreams
Silver and the Book of Dreams

L’ottima presenza scenica del corridoio dei sogni non è sufficiente però per rendere allettante lo stesso mondo dei sogni, perchè una buona archittettura non serve a niente se non viene data la mappa e l’annesso manuale di istruzioni del caso. Ed è qui che insorge il grande ed enorme difetto del film: il film di appena 93 minuti scorre alla velocità della luce, facendo accadere tutto in maniera frenetica e confusa, mancando completamente di spiegazioni e motivazioni. Spiegare i sogni non è argomento di laurea per tutti, non nasciamo tutti come Freud, e non pensavo neanche che un film fantasy per ragazzi potesse darmi le ragioni sul perché e sul come si realizzano i sogni, ma che almeno mostrasse come le dinamiche umane e interpersonali si sviluppano tra i suoi stessi personaggi.

L’arrivo di Silver a Londra è drammatico e veloce: stringe amicizie senza neanche rendersene conto e nel giro di 5 giorni – il tempo della durata degli eventi in Silver and the Book of Dreams – ha scoperto di essere una sognatrice – in che modo sia possibile ancora non ci è dato saperlo – e che deve mettere fine ad una maledizione da incubo. Non solo, ma ha avuto anche il tempo di fare amicizia, litigare con i suoi nuovi migliori amici per sempre e far svenire un ragazzo durante una lezione di chimica, ma nessuno se ne accorge. La mia personale spiegazione è che anche quello che succede nella realtà filmica faccia parte di un sogno, in qualche modo contorto, e quindi non è necessario farsi domande e trovare rispettive risposte.

Silver and the Book of Dreams

Il potenziale c’era tutto, ma non è stato abbastanza

L’inzio del film Silver and the Book of Dreams è accattivante, una bella dose di dramma familiare che piace sempre, ma l’attrazione scema in fretta con il passare del film che risulta essere noioso, ripetitivo, poco innovativo e purtroppo non aiuta neanche il cast, in particolar modo l’attrice protagonista Jana McKinnon che non si decide mai a cambiare espressione, imprimendo perpetuamente sul suo volto sempre un senso di vuoto e confusione. D’altro canto il senso di magia e mistero risulta via vai sempre più sconclusionato, come se neanche gli sceneggiatori sapessero dove andare a parare e la dimostrazione di ciò è evidente nella scena conclusiva del film che lascia presagire una fine nefasta per la protagonista, ma la certezza è manchevole anche questa volta.

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